Archivio Orvietosi Archivio anni 2002-2012: CORSIVI
NOTIZIE CORSIVI

Io sono stato migrante

Giuliano Santelli

Nel 1961 io avevo 8 anni e con mio padre e mia madre partimmo per la lombardia. Un posto lontano che non sapevo neanche dove fosse. La prima cosa la nebbia e l?umidit? e poi una lingua strana. Soli con poche conoscenze e tutti gli amici ed i parenti qui, tra Porano e Orvieto. Quello che segue ? un racconto che descrive molto bene ci? che accadde non molti anni fa per tanti italiani. Forse vale la pena oggi di ricordarlo.

di CONCITA DE GREGORIO

Anche la pioggia

Provate a immaginare un vostro nonno. Non dico uno di quelli che sono partiti per l'America con un posto ponte sulla nave, biglietto di sola andata. Anche un nonno che lascia il paese in Calabria per andare a cercare lavoro a Torino. Immaginatelo ragazzo. A diciott'anni, diciamo. Che tutta la famiglia per anni ha messo da parte quel che gli sarebbe servito a partire, pochi soldi e due vestiti. Che saluta con la valigia in mano la madre il padre i fratelli, gli amici e la ragazza che ama. Che non ha mai visto nient'altro che i campi attorno a casa sua, che ha paura, che non sa cosa l'aspetta, che va in un posto lontanissimo di cui non conosce bene la lingua, l'italiano, e dove fa freddo e non ci sar? nessuno ad aspettarlo. Per? va perch? non c'? altro da fare, perch? i suoi genitori la sua famiglia tutto il suo mondo si aspettano questo da lui, che parta e trovi un lavoro e mandi a casa i soldi per campare, che sia la loro promessa di vita e la sua.

Secondo voi se vostro nonno, all'arrivo a Torino, alla stazione, alla fine di quel viaggio che sembra lungo giorni invece dura l?esistenza intera, se scendendo dal treno avesse trovato un funzionario con un foglio da firmare e cento lire in mano, uno che gli diceva ?ti do questi soldi se torni a casa tua? lui sarebbe tornato? Io di mio nonno penso di no. Forse mi sbaglio, perch? uno non sta mai davvero nella testa di un altro. Ma penso che gli avrebbe detto no, guardi, cento lire se le tenga non so cosa farmene: a me serve una vita. Lei ce l'ha una vita da darmi? Allora si sposti, scusi, che devo passare e cercarmela da solo. Con queste gambe e queste mani che son tutto quello che ho. Penso anche che uno che scende da una barca su cui ha attraversato il mare rischiando di morire e vedendo morire quelli attorno a s? sia anche meno propenso di mio nonno ad accettare 1500 euro in cambio della rinuncia alla vita che ha sperato. ? un?offerta insensata e umiliante persino per chi la fa.

Pubblicato il: 01/04/2011

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