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CHI VUOLE PER DAVVERO LA PACE ?

Mario e Chiara Tiberi

Il nostro animo ? turbato, inquieto e recalcitrante a fronte di uno scenario mondiale che offre desolanti immagini di violente contrapposizioni ideologiche, di brutali interessi economici, di mai sopiti spiriti di vendetta e di rivalsa che tengono, tutti, con il fiato sospeso tra pacifica convivenza e volont? distruttive.

Il grido, ?vogliamo la pace?, ? troppo umano, troppo splendido e troppo naturale, ma affatto sufficiente, per una umanit? da non molto tempo uscita da due spaventose guerre mondiali e minacciata dall?incubo sempre incombente di una terza guerra sterminatrice perch?, ad esso, non debbano far eco ed infondergli massimo vigore e impulso tutti gli uomini e le donne che non abbiano cuori e menti di belve feroci.

Ma, subito, all?intelletto dell?essere pi? razionale e raziocinante che esista al mondo, si presenta l?ovvia domanda: ?Come attuare il laico e, al tempo stesso, cristiano proposito del favorire, sempre e comunque, la pace e dell?aborrire, sempre e comunque, la guerra o, meglio, tutte le guerre??.

Non giova, dopo secoli di fallimentari sperimentazioni, appellarsi ad ideali nuovi o a trasformazioni religiose e sociali mentre, ci sembra pi? percorribile, che unica guida possano diventare l?esperienza storica e il ragionamento.

Questi ultimi ci insegnano che non pu? essere reputato strumento sicuro per impedire i conflitti armati quello che, pur esistendo, non li ha sinora impediti. Non ? un mezzo totalmente efficace una religione piuttosto che un?altra perch? un gran numero di guerre si sono accompagnate, e si accompagnano tuttora, alle religioni pi? disparate; del resto, neppure la religione cristiana proibisce di difendere se stessi contro le aggressioni ingiuste. E? sempre accaduto, in avversione ai Dieci Comandamenti, che taluni siano dediti al furto, all?ozio padre dei vizi, al vagabondaggio, all?omicidio e alle guerre tanto che, agli onesti e ai giusti, non resta che difendersi usando anche la forza contro i malvagi.

Non sono un mezzo sicuro nemmeno le trasformazioni sociali perch? si sono combattute aspre e cruente contese belliche in tutte le epoche, dalle tribali alle feudali, dalle imperiali a quelle che hanno visto sorgere e fiorire le societ? borghesi.

Se gli assunti sopra esposti hanno un qualche fondamento di verit? storica, la conclusione a cui pervenire ? una sola: tanto pi? agevole ? conservare la pace quanto pi? numerose siano le forze economiche in gara tra loro e indipendenti da uno Stato sovrano, che rappresenta la volont? collettiva, come tanto pi? facile ? scendere in guerra quanto pi? l?economia ? accentrata sotto la direzione di un?unica volont?.

E? ci? che si sta ripetendo in occasione delle recenti crisi che sono esplose ed hanno infiammato il mondo arabo e islamico e a cui ? seguita, in modo scomposto e confusionario, una alquanto indebita ingerenza delle potenze occidentali non ben coordinate e in ordine sparso tra di loro.

Non ? cos? che si salvaguarda e si garantisce la pace mondiale: come ogni singolo Stato attraverso gli organi di polizia, la magistratura e gli istituti di pena previene e reprime gli atti delittuosi di ladri e assassini, cos? ? necessario che una forza superiore ai singoli Stati, vale a dire una valida ed efficiente organizzazione supernazionale, assommi in s? la funzione morale e politica di prevenzione e repressione delle azioni pacicide di quegli Stati intenti ad aggredire, violentare e depredare gli altrui beni e ricchezze.

Quando dobbiamo distinguere gli amici dai nemici della pace, non possiamo fermarci alle professioni di fede o di intenti, tanto pi? mendaci e ingannevoli quanto pi? proclamate a voce risoluta ed altisonante. Ci dobbiamo invece chiedere se vogliamo conservare, oppure no, la piena sovranit? dello Stato nel quale viviamo; se s?, ci vestiremo di un abito mentale potenzialmente predisposto a sacrificare le ragioni della pace a quelle delle guerre di conquista e di dominio di un popolo su altri popoli.

Se, al contrario, siamo pi? propensi a fornire il nostro appoggio a coloro che, convintamente, sostengono la necessit? di trasferire parte della sovranit? nazionale ad organismi superiori ad essa, allora, ma allora soltanto, potremmo veramente annoverarci tra i leali e coerenti fautori della pace.

Il resto ? menzogna!.

Pubblicato il: 01/04/2011

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