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Partito Democratico: orientarsi al confine

Massimo Morcella

Chi si trova a frequentare territori di confine sa riconoscere lo stato di incertezza e smarrimento che tale situazione pu? indurre.

Ci? a maggior ragione quando la linea di confine non sia cos? ben delineata e soprattutto quando il passaggio tra le due aree che il confine separa e allo stesso tempo unisce, non sia adeguatamente presidiato; qualora, dunque, il confine non offra alcun segno tangibile e riconoscibile del ?dove siamo?.

L?incertezza del luogo si estende cos? alla nostra esperienza. Scordiamo il motivo per il quale siamo giunti fin l? e accantoniamo (per timore, per incapacit?, per convenienza) il principale obbiettivo che ci eravamo proposti: il Passaggio.

La questione di natura improrogabile ? dunque: come orientarsi in questa sorta di terra di nessuno; come oltrepassare il limite.

Le riflessioni possono ora moltiplicarsi e la domanda pi? stringente diventa: cosa pu? significare organizzare il passaggio nell?ipotesi in cui si abbia una qualche cognizione del campo dal quale si proviene (ammesso che tale cognizione sia effettiva) e nessuna di quello verso cui si pretenderebbe di addentrarsi?

Il panorama politico locale e la sfavorevolissima congiuntura economica ci inducono a ritenere che oggi sia il tempo del bisogno o, per meglio dire, il tempo della riflessione che ci viene imposta da un profondo stato di necessit? e da un evidente quanto effettivo imbarazzo istituzionale.

Il discrimine tra il superamento del confine e il passo falso risiede dunque, al tempo presente, oltre che nella volont?, anche e soprattutto nella capacit? di riflessione, di studio, di progettazione, di programmazione. In una parola, la capacit? di orientamento che la attuale fase ci impone, deriva dalla nostra capacit? di giudizio.

Giudizio e orientamento. Giudizio come elemento necessario ad attualizzare il passaggio. Non prima, per?, di aver indagato a fondo la nuova regione verso la quale (almeno a parole) abbiamo deciso di spingerci.

Nel PD convivono diverse anime: coloro che nostalgicamente volgono lo sguardo al passato; quelli che giunti in prossimit? del punto di passaggio difettano della capacit? di giudizio e di orientamento necessaria per andare oltre e, infine, quelli che, seppure con qualche incertezza, sembrano aver rotto gli indugi e appaiono intenzionati ad esplorare nuovi ambiti e nuove modalit? di azione.

Gli ultimi sono la minoranza. Sono i meno esperti e finanche i pi? deboli. Ma sono gli unici ad essere nel giusto.

Ad essi dobbiamo affidarci.

Costoro dovranno per? dimostrare di voler intendere l?impegno civico quale pratica finalizzata all?indipendenza dell?individuo e, conseguentemente, dell?intera comunit?.

Indipendenza da intendersi ?per la politica? e ? dalla politica?.

Solo chi dar? prova di essere materialmente ed ideologicamente indipendente ?dalla politica? riuscir? ad oltrepassare il confine in prossimit? del quale, con tanto dispendio di energie, siamo giunti.

O si porta a compimento un tale mutamento culturale oppure sar? bene abbandonare velleit? di rinnovamento, continuando a pascolare nei vecchi territori, consapevoli pero? di essere condannati a certa estinzione.


Massimo Morcell

Pubblicato il: 17/03/2011

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