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DE LIBERTATE . Atto secondo: la centesima goccia

Mario e Chiara Tiberi

In quanto esseri umani civili e civilizzati, organizzati democraticamente in una societ?, siamo liberi di pensare, di esprimere le nostre opinioni, di scegliere e di agire. La facolt? della libera scelta, di pensiero e di azione, ci viene attribuita e riconosciuta come il diritto per eccellenza, indivisibile e inalienabile.

Ma codesta sentitissima esigenza di libert? che ognuno di noi reclama e afferma quotidianamente attraverso le proprie decisioni, di qualunque natura esse siano, e che istintivamente siamo portati a difendere e rivendicare ogniqualvolta la sentiamo minacciata, non dovrebbe essere un qualcosa di pi? di un semplice diritto conferitoci? Pi? che un qualcosa di estrinseco che ci viene consegnato, non ? forse un qualcosa di intrinseco, di primigenio e di profondamente connaturato all?umanit? in quanto essenza di sufflato dell?essere Uomo?.

La libert? non pu? essere identificata semplicemente in un diritto istituito socialmente e costituzionalmente, perch? ? s? anche questo, ma in esso non si esaurisce la sua pi? intima natura e il suo pi? verace significato.

La libert? non ? dunque solo un diritto, ma non ? nemmeno solo un valore: non va infatti considerata soltanto come un auspicabile ideale da perseguire perch? non ? un qualcosa di lontano a noi, che abbisogna di essere raggiunto e conquistato, ma ci coappartiene, ovvero ? parte integrante fin da sempre della nostra essenza e, quindi, della nostra stessa esistenza.

La libert? che si esplica attraverso le nostre idee, i nostri giudizi e deliberazioni e, infine, attraverso i nostri atti, in realt? viene prima di tutto ci?: la libert? ? pre-sociale, ? pre-morale, ? pre-istituzionale, nel senso che ? la nostra stessa volont?, autonoma e indipendente, e non un qualcosa che ci pu? essere dato come tolto.

I regimi oppressivi, i totalitarismi, le dittature sono certo nemici e ostacoli alla libert?; sono forme di coercizione istituzionalizzata che agiscono prima contro la libert? individuale e, poi, contro quella collettiva e sociale, non solo temporalmente, perch? la prima ? cooriginaria all?uomo e la seconda ne ? una diretta conseguenza e l?una non rappresenta il contrario dell?altra.

Anzi, detti regimi divengono ordinamenti, in virt? di prolungata assuefazione, il pi? delle volte percepiti, anche se pu? apparire una bestemmia, come sinonimi di spacciate libert? in forma, per?, distorta, mistificata e violenta tanto da non rispondere pi? alla libera volont?, ma alla schiavizzante sete di potere.

L?essere umano in quanto autocosciente, consapevole di se stesso, del proprio pensiero, della propria volont? e del proprio agire, ? connaturalmente libero e codesta condizione di congenita libert? non pu? essere solo possibilit? di scegliere tra una o pi? alternative affidate al caso, ma deve coincidere con la nostra natura e volont? di autodeterminazione e di autorealizzazione, nei limiti delle nostre facolt? e capacit?.

Ma se vi sono dei limiti, che libert? ?? E? la nostra libert? che fissa lei stessa quei limiti, i quali impediscono che essa sia cieca, arbitraria e casuale. E? il socratico ?Ghnoti seauton?, conosci te stesso e, quindi, conoscendoti conosci la tua libert? e, una volta conosciuta, si comprender? come il suo vero e reale contrario ? e sar? la non volont?, l?apatia, l?estraneazione e l?alienazione, il rifiuto di se stessi, della propria natura e della propria vita.

Tutto quanto precede, per dire che non ci dobbiamo far raggirare e manipolare perch? avvinghiati da strategie che giocano con le nostre insicurezze e vicissitudini e che ci portano a dimenticare ci? che siamo e vogliamo essere veramente. Che non possiamo accontentarci di scegliere tra opposte opzioni solamente perch? sono queste le due sole possibilit? che ci vengono offerte; se ci sentiamo, se vogliamo, se ci sembra pi? appropriata e giusta una terza soluzione, dobbiamo cercare in tutti i modi di darle spazio e vita.

Pubblicato il: 10/03/2011

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