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Una mattina in tribunale. La straordinaria battaglia di Luca Coscioni

Fausto Cerulli

di Fausto Cerulli

Ieri mattina al Tribunale le di Orvieto una udienza speciale. Il processo intentato da Luca Coscioni contro la sanit? pubblica. Per mancate prestazioni. Una battaglia che Luca combatte non solo e non tanto per se stesso quanto per chi soffre come lui e non ha la sua energia combattiva. Dicevo una udienza speciale. Perch? sul banco dei testimoni sedeva Antonietta, la moglie di Luca, la sua voce portavoce,
la sua compagna da anni in dure e sofferte battaglie umane e politiche. Di fronte a lei tre avvocati di tutto rispetto, decisi a difendere gli imputati , funzionari locali e provinciali della Asl, con tutte le armi a loro disposizione. E dunque legittimamente autorizzati a porre in difficolt? i testi contrari alle tesi difensive. Ed a rivolgere ad Antonietta domande anche dure, a mettere in dubbio la realt? tragica ed eroica del male di Luca, a sostenere che Luca ? una specie di malato immaginario, che passa il suo tempo tra convegni e dibattiti. Un?altra persona sarebbe caduta nella trappola, peraltro legittima, dio ne guardi. Antonietta non ha battuto ciglio. Ha risposto con freddezza, con sicurezza, con una sorta di rabbia contenuta. Ha spiegato lucidamente l?attuale situazione
fisica e psicologica di Luca, ha chiarito che Luca da almeno un anno si muove di casa soltanto per sottoporsi a terapie pesanti, offrendosi come cavia per una sperimentazione che non ? solo clinica, ma ? anche politica ed ? soprattutto un segnale di civilt?, una battaglia contro l?oscurantismo che vorrebbe negare la libert? di ricerca in nome del peggiore clericalismo.
Conosco Antonietta da anni, ho sempre ammirato il suo coinvolgimento nelle battaglie di Luca, ho sempre guardato con una punta di stupore alla sua capacit? di sorridere dall?interno di una tragedia. Ma vederla in quell?aula di Tribunale, a confronto con una difesa agguerrita, lei che ha dalla sua parte soltanto la sua coscienza sicura e la sua volont? che si ? formata in un dolore che non si crogiola in se stesso, aveva l?aria di una eroina della buona causa.
Mi ? capitato di essere sul banco dei testimoni e su quello degli imputati. E so che ti pare di trovarti sempre di fronte ad un muro ostile. Oggettivamente ostile: tale da farti sentire
sempre a disagio, anche se, come nel mio caso, l?esperienza professionale dovrebbe essermi di aiuto. Antonietta, magari, dentro soffriva, soffriva se non altro a ricordare il calvario di Luca. Ma all?esterno la sua sofferenza non trapelava. Rispondeva con sicurezza disarmante, smontava le insinuazioni, metteva a bersaglio fendenti con la durezza tranquilla di un avvocato brillante. Ero l? per caso, non sono il legale di Luca, sono soltanto un suo amico. Ma la testimonianza di Antonietta mi ha inchiodato su una sedia, come se stessi assistendo ad una lezione impensata di diritto umanizzato.
Alla fine dell?esame testimoniale ( gli esami, Antonietta, non finiscono mai?) Antonietta mi ha visto. Io ero commosso e l?ho abbracciata a lungo. E lei mi ha chiesto, come una studentessa dopo un esame universitario: ? Come sono andata, Fausto?? Avrei voluto dirle che aveva superato l?esame a pieni voti, ma avevo un groppo alla gola. E s? che non sono di commozione facile. Grazie, Antonietta, per la lezione di dignit? giuridica che hai dato a me ed ai giudici, ed anche agli avvocati della difesa che sei riuscita a disarmare. E che hanno capito che Luca pu? anche perdere la causa nell?aula del Tribunale. Ma l?ha vinta nella cultura progressista italiana e non solo. E l?ha vinta insieme ad Antonietta. L?hanno vinta, Luca ed Antonietta, per tutti noi.

Pubblicato il: 23/01/2004

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