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NOTIZIE CORSIVI

A PROPOSITO DI CALANCHI

Marco Marino

Siamo tutti ambientalisti: chi per convinzione, chi per opportunismo, chi per paura. Oggi non esserlo ? come dichiararsi a favore dello stupro, dello stalking, della violenza tout court.
Per? lo si pu? essere in forma maniacale o ragionata e qui sta la vera differenza tra gli ambientalisti assolutisti e quelli relativisti. Io appartengo alla seconda specie, ovvero di coloro che pur essendo convinti della necessaria difesa dell'ambiente, pensano che lo si possa difendere anche intervenendo su di una parte di questo: basta farlo correttamente.
Quando mi affaccio  dalla rupe verso il lato che va da nord ovest a nord est, dalla gonfaloniera per capirsi meglio, vedo uno dei pi? gravi massacri ambientali che si siano mai fatti in una valle. A comprendere meglio l'entit? del massacro vengono a sostegno i ricordi dell'infanzia quando lasciavamo gli usuali giochi per precipitarsi all'affaccio per vedere passare l'unico elemento di contemporaneit? che era il Settebello: un treno. Questo treno sfrecciava in una valle dove la ferrovia era l'unico elemento di contaminazione: il fiume Paglia ancora tortuoso separava coltivazioni storicizzate, identiche da secoli, Sferracavallo un microscopico borgo vicino al ponte di Felicetto, lo scalo composto dalla stazione e tre case. Le strade erano ancora tutte bianche tranne quella che saliva ad Orvieto e di l? dal fiume si vedevano i cretoni, nome popolare dei calanchi, pi? su le boscaglie e pi? lontano i monti.
Oggi, come dicevo, se ci si affaccia dallo stesso punto vediamo solo lo sfascio organizzato da urbanisti ed amministratori che per essere buono voglio definire incompetenti. Ciconia e la Svolta sono cresciute in modo disordinato e confuso di l? da Paglia, mentre Sferracavallo altrettanto disordinatamente si ? espanso in tre direzioni, due delle quali ad abbracciare la rupe ed una verso quella zona industriale nata male e cresciuta peggio, con all'interno persino depositi di materiali di cava ed all'esterno altri fabbricati industriali non contigui, contribuendo cos? allo spezzettamento del territorio. L'autostrada e la direttissima poi hanno contribuito a spaccare in due la valle e tutti sappiamo come le grandi arterie siano certamente utili e fondamentali per lo sviluppo per quanto contemporaneamente siano devastanti per l'ambiente.
Ultima, ma solo per l'argomento che intendo trattare dopo questa ampia premessa, la discarica.
Insediatasi al di sopra di un sistema di calanchi, solo con minime e parziali lavorazioni del prodotto, ha iniziato a lavorare colmando un primo calanco e poi quasi completandone un secondo e, grazie alla solidariet? verso Napoli invasa dall'immondizia, accorciandone i tempi di colmata. Su quella solidariet?, pelosa come si dice dalle nostre parti, Orvieto ha tratto benefici economici, c'? ancora pi? di un milione di euro da riscuotere, che se avessero avuto un utilizzo virtuoso non ci troveremmo nella situazione economica ed ambientale cos? pesante. Invece no, sono andati nella direzione degli sprechi, del clientelismo, dello sviluppo d'immagine e non di sostanza, continuato anche quando questa risorsa si ? fermata e tutto in buona pace di noi ambientalisti che in quel momento forse dormivamo. Ed oggi, immersi in questo disastro ambientale descritto, siamo terrorizzati dall'ipotesi dell'apertura di un terzo calanco da colmare.
Comprendo la prudenza, ma qualcosa non mi convince.
Innanzitutto le previsioni di utilizzo e colmata del secondo ed eventuale terzo calanco. Questo argomento mi ricorda un dato statistico di previsione pubblicato su un giornale milanese del milleottocentonovanta. L'articolo rilevava che solo vent'anni prima le carrozze che circolavano per Milano erano un decimo di quelle attuali e che pertanto intorno al millenovecentotrenta la citt?, con quella progressione, avrebbe avuto un tale numero di carrozze e quindi di cavalli da rendere l'ambiente invivibile. Sappiamo tutti che poi a rendere invivibili le citt? sono stati i motori a scoppio non certo gli escrementi dei cavalli, ma in altri casi ed altre previsioni statistiche le successive e pi? moderne tecnologie hanno corretto positivamente i dati pi? catastrofici.
Per questo oggi battersi ragionevolmente o irragionevolmente contro l'utilizzo di un terzo calanco appare pi? come una battaglia di retroguardia che di difesa dell'ambiente. Inoltre attraverso un utilizzo virtuoso del terzo calanco si potrebbe procedere allo svuotamento del primo che, riempito con modalit? obsolete, costituisce oggi un deposito artificiale di risorse energetiche organiche ed inorganiche sfruttabili da nuove tecnologie con minor impatto ambientale.
Da non trascurare c'? pure il problema del bilancio del comune che trarrebbe inevitabili benefici di assestamento da un'operazione di questo tipo consentendo la non esecuzione dei tagli previsti, soprattutto quelli a carattere sociale, che personalmente mi preoccupano pi? di qualche tonnellata di immondizia.
Volutamente non mi avventuro in dettagli tecnologici perch? sono convinto che i danni che pu? fare un politico quando si traveste da tecnico sono solo inferiori a quelli che pu? fare un tecnico quando viene chiamato a risolvere problemi politici.
Perch? il problema ? solo ed esclusivamente politico quando si deve decidere se ? meglio privare di risorse fondamentali una citt?, oppure affamare tutti, ma salvare un calanco.



Pubblicato il: 17/02/2011

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