Archivio Orvietosi Archivio anni 2002-2012: CORSIVI
NOTIZIE CORSIVI

Ecco perch? il comune di Orvieto non riesce a vendere e s?avvia al dissesto

Pier Luigi Leoni

Un aspetto pesante della crisi finanziaria del comune di Orvieto ? la mancata alienazione dei beni immobili (comprese le concessioni novantanovennali dei posti-auto al coperto) indispensabili per tappare le falle di vari bilanci degli anni passati. Va subito detto che, una volta che il consiglio comunale ha deliberato di vendere, il resto ? compito della dirigenza comunale. Sono i dirigenti che preparano e firmano i bandi delle aste e si occupano di tutto il resto fino alla  firma del contratto di vendita. Il sindaco e la giunta, ma anche il consiglio comunale, hanno il compito di vigilare sull?esecuzione delle azioni programmate, perch? sia tempestiva, regolare e tecnicamente ineccepibile. Viene quindi spontaneo imputare le mancate alienazioni all?inefficienza della dirigenza nell?eseguire le scelte programmate dal consiglio comunale e all?incapacit? degli organi politici di punire e sostituire i dirigenti incapaci. Ma non bisogna mai fidarsi della spontaneit? e, senza rinunciare a un sano realismo sulle insufficienze degli esseri umani,  non ci si deve abbandonare alla maligna soddisfazione di poter dare nomi, cognomi e volti ai colpevoli, siano essi singoli dirigenti, o singoli assessori, o altri.

Abbiamo il dovere politico, ma soprattutto morale, di ragionare. Allora consideriamo che, per un ente a rischio di dissesto, ? estremamente difficile trovare acquirenti. E ci? per due validi motivi, almeno dal punto di vista dei potenziali acquirenti.

Il primo motivo ? che chi ha denaro da investire cerca di comprare  al minor prezzo possibile. Chi ? costretto a vendere, se trova difficolt?,  non pu? che abbassare i prezzi. Non vi ? dubbio che il comune di Orvieto ? costretto a vendere e che quindi dovr? abbassare i prezzi. Lo ha praticamente gi? fatto elevando da 25 a 99 anni la concessione dei posti-auto al coperto, e ancora non ? bastato. ? quindi comprensibile che i potenziali acquirenti stiano aspettando che il comune sia costretto a svendere.

Il secondo motivo, valido almeno per la vendita dei grandi immobili,  ? che chi ha denaro da investire vuole che l?investimento sia buono. E la bont? dell?investimento dipende dal contesto non solo economico, ma anche  politico-amministrativo. Chi sborsa milioni di euro per acquistare un immobile, a meno che non si tratti di capitali d?origine malavitosa, vuole una situazione socio-economica florida e non una situazione di depressione nazionale  e locale, e vuole un?amministrazione comunale  stabile, in grado di garantire comportamenti coerenti e tempestivi. Infatti ogni immobile di consistente mole, per essere messo a reddito in modo ottimale, richiede ristrutturazioni, manutenzioni straordinarie, cambiamenti totali o parziali di destinazioni d?uso, a volte varianti agli strumenti urbanistici. Tutte cose che passano attraverso il comune.

Lo squilibrio del bilancio ? una disgrazia non dovuta al caso. Ma la vendita del patrimonio comunale non sarebbe in s? una disgrazia, perch? i comuni sono strutturalmente inadatti a gestire i beni da reddito; attivit? difficile anche per i privati, che non sono ricattati dall?elettorato. Peccato che Orvieto debba vendere non per investire in opere pubbliche, ma per ripianare pluriennali eccessi delle spese ordinarie. Peccato ancora peggiore ? che lo si debba fare in periodo di depressione economica.

Perci? credo che siamo vicini al dissesto del comune, che assomiglia all?amministrazione controllata delle aziende in crisi e che consente un risanamento graduale e la tenuta bada dei creditori. Se ci? ? vero, il consiglio comunale si trova di fronte all?alternativa di dichiarare il dissesto,  e rassegnarsi all?amministrazione controllata, o di sciogliersi, lasciando che il dissesto lo dichiari il commissario prefettizio.

Pubblicato il: 09/02/2011

Torna ai corsivi...