Archivio Orvietosi Archivio anni 2002-2012: CORSIVI
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Il duomo. Risorsa culturale per l?unit? degli orvietani (?Quel Bene detto Duomo?)

Silvio Manglaviti

M?interessa riflettere, con Pier Luigi Leoni, Marco Marino e quanti a vario titolo si siano espressi in merito, nel discorso sul Duomo Santuario, ripartendo dall?efficace titolo di un ?vecchio? studio dell?architetto Satolli (Bollettino ISAO, XXXIV, 1978).

Personalmente, come ho avuto gi? modo di dire, ritengo che il Duomo non possa essere considerato solo un monumento-museo e sono convinto che tanta storica disattenzione alle nostre risorse, anche turistiche, derivi proprio dal fatto di possedere un richiamo di tale caratura; a farne le spese furono proprio le attivit? promozionali e creative degne di questi nomi.

Che il Duomo Santuario possa essere o meno un affare economico o religioso, non ? differenza da poco. Anche se le questioni di fede per noi cattolici scivolano troppo spesso nella superstizione, humus fertlissimo per il mercimonio simoniaco.

Tralascio poi la questione dell??obolo? turistico istituito di recente dall?Opera, che ha gi? avviato la fase di sfruttamento-drenaggio del ?bene detto Duomo? a fini economico-finanziari-gestionali e non intendo rimarcare le mie precedenti asseverazioni sull?argomento.

Il fatto che il Duomo sia luogo di culto ? ineccepibile; al di l? della sua fondata sacralit?, non tanto per le reliquie di un o del miracolo, oppure di santi, che vi si custodiscono, quanto piuttosto per il ?Sancta Santorum? che ogni chiesa cattolica preserva nel tabernacolo, il Santissimo Sacramento: in proposito, nel Seicento, ad Orvieto fu istituita la Confraternita omonima di recente ricostituita. Per l?adorazione universale del Santissimo Sacramento fu istituito il Corpus Domini, da Orvieto, nel 1264 e reso operante dal 1311 nel concilio di Vienne, che formalizza l?atto di fede di noi credenti per cui il Santissimo Sacramento ? (e non: rappresenta) il Corpo ed il Sangue di Ges? il Cristo. Un frattale

Dunque questioni economiche e di fede a parte, cos?altro resta?

In questo senso, mi sia permesso di leggere nel progetto del nostro Vescovo anche una proposta rivolta alla nostra comunit? pi? che all?esterno. Credo che Sua Eccellenza Monsignor Scanavino abbia in cuore una visione, quasi utopica (ma assolutamente da provare a mettere in campo e sperimentare), quella di render consapevoli tutti noi orvietani, credenti e non, su cosa rappresenta il Duomo. Un elemento catalizzatore di consapevolezza dei propri valori.

Storici. Culturali. Prima ancora che di fede.

Il Duomo ? un segno ed un simbolo di civilt?; di una Civilt?, quella orvietana tardoduecentesca. Tutte le grandi potenze comunali dell?epoca, da noi e nel Nord Europa (ma qui gi? da molto tempo prima), potevano dimostrare la loro forza economica, sociale e politica attraverso la costruzione di una cattedrale, la pi? imponente (in taluni casi anche sontuosa) possibile.

Il Duomo di Orvieto ? stato edificato per volont? del Comune, tra i pi? potenti dell?Italia centrale nei secoli XII-XIII-XIV. Vi si custodiscono le reliquie del Miracolo di Bolsena.

All?epoca del miracolo ? secondo tradizione, nel 1263 ? il Duomo ancora non esisteva. Cos? come non esisteva con Urbano IV. E verosimilmente nemmeno l?idea della nuova cattedrale esisteva. Al suo posto sorgeva la chiesa dei canonici, San Costanzo, affiancata a Mezzogiorno da Santa Maria de episcopatu, la vecchia cattedrale, sulle cui fondazioni sorger? il palazzo Soliano. Tra le due, i palazzi vescovili e papali.

Al tempo del miracolo e della bolla pontificia il Duomo dunque non esisteva. Inoltre, il miracolo bolsenese e la traslazione delle reliquie in Orvieto sono precedenti alla promulgazione del Corpus Domini, essendo la Bolla Transiturus del 1264.

Infatti, le fonti storiche confermano non esserci nessi tra il miracolo e l?istituzione della solennit? cattolica eucaristica. Come non ve ne sarebbero tra questi e la costruzione della cattedrale.

Quindi abbiamo tre elementi filologicamente ben distinti tra di loro pur vincolati insieme nel tempo e nello spazio. Nel tempo. Tra Miracolo e Bolla corre circa un anno (ma il papa investito ? il medesimo) e ne occorreranno altri ventisei per il Duomo (1290). Nello spazio. Il Duomo sar? realizzato sul luogo in cui gi? sono custodite le reliquie e da cui fu emesso il documento istitutivo della solennit?.

La processione del Corpus Domini con esposizione del Santissimo ? istituzione trecentesca (dopo il 1317 ? l?applicazione della Bolla Transiturus, successivamente alle Constitutiones di Clemente V che la riportano) ed ? qui che si saldano gli elementi del miracolo con quelli della solennit? e questi, a loro volta, col Duomo in costruzione. Proprio negli anni tra il 1317 ed il 1338 (si ? all?epoca della Signoria ante litteram di Manno Monaldeschi della Cervara) si sviluppano alcune narrazioni locali, che arricchiscono la sollenne cirimonia con la persona di papa Urbano IV; questo, ricevute direttamente nelle proprie mani, dal vescovo presso Rio Chiaro, le reliquie segnate del Miraculo, in solenne processione le porta in Santa Maria Prisca. L?Officium ad opera dell?Aquinate doctor angelicus, ?a laude del miraculo in Orvieto? compare nel testo della sacra rappresentazione tra il 1348 ed il 1362.

Duomo, Miracolo e Santissimo sono una terna mirabile, di cui vorrei dire ancora tanto (ma, per chi ne avesse curiosit? e voglia rimando ad un mio intervento nel Bollettino ISAO, L-LVII, 1994-2001: Urbisveteris Antiquae Ditionis Descriptio): monumenti nel monumento, come li defin? padre Gazzani dei Servi di Maria (in Biblioteca Comunale di Orvieto, Elogio del SS.mo Corporale che si venera in Orvieto ?).

Per finire, val la pena ricordare qualcosa su Urbano IV e la questione templare.

Il futuro papa, figlio di un calzolaio di Troyes (dove venne al mondo circa il 1200), fu arcidiacono a Liegi e vescovo di Verdun, nominato da Innocenzo IV; poi, legato in Germania. Jacques Pantal?on, il suo nome secolare, nel 1255 era stato inviato da Alessandro IV in Terra Santa come Patriarca di Gerusalemme, ma il patriarcato per l?occupazione della Citt? Santa era stato spostato a San Giovanni d?Acri, fortificata ulteriormente nel 1251 da Luigi IX (la cui VI crociata alleata coi Mongoli era fallita) su spinta del Gran Maestro dei Templari, Renaud de Vichiers. Il Patriarca  Pantal?on, non reputando pi? sicura la sede, decide per il rientro; sbarcher? a Fos, presso Marsiglia, i primi dell?aprile 1261, sotto scorta dei Cavalieri Templari (quelli di San Giovanni e il ramo degli Ospitalieri rimarranno ad Acri fino al sanguinoso assedio mamelucco del 1291) e con un ?bagaglio speciale?, le casse del cosidetto ?tesoro?. Jacques Pantal?on il 20 agosto 1261 ? a Viterbo dove si tiene il conclave per il nuovo Papa che dovr? succedere ad Alessandro IV, morto sempre a Viterbo, nello stesso anno il 25 maggio. Il conclave durava da tre mesi, il Patriarca, che non era candidato al soglio, conferisce con i maggiori dignitari su questioni di Terra Santa. Il 29 agosto, inaspettatamente, ? consacrato papa a Viterbo con il nome di Urbano IV. Cosa indusse il conclave, dopo lunghe indecisioni, a decidere cos? rapidamente per qualcuno neanche in lizza, non ? dato sapere. Di sicuro per? c?entra la Terra Santa e, forse, i Templari (casse del tesoro comprese). Urbano IV, che mai and? a Roma, si stabil? in Orvieto da dove decise di istituire il Corpus et Sanguis Domini: reale e non simbolico corpo di un uomo chiamato Ges?. Questo accadeva mentre il papa attendeva con ansia l?intervento di Carlo d?Angi? e scampava un colpo di mano a proprio danno per opera di Manfredi. Neanche Orvieto era pi? sicura, che lascer? il 9 settembre 1264 per morire il 2 ottobre a Perugia, ove sar? sepolto nel duomo, come Innocenzo III.

Corpus Domini, Miracolo e Duomo costituiscono un trinomio di densit? storica, anche religiosa, per tutti noi orvietani. Un polo di riferimento. Un luogo della cultura cittadina presso cui incontrarsi e su cui confrontarsi.

Il luogo segno di continuit? dal Santuario Celeste nel Fanum Voltumnae. La continuit? del sacro in Orvieto.

Questo poi sar? ancor pi? vero se si riuscir? a recuperare sul piano dei rapporti civici e culturali con Bolsena, sorella nostra dai tempi delle genti etrusche, che li furono deportate da Velzna e da cui il vescovo paleocristiano volsiniese, transfuga dai Goti, far? ritorno sulla Rupe, definendo per sempre l?unit? diocesana delle due Volsinii.

L?asse Velzna-Volsinii, Orvieto-Bolsena, ? il legame con la Tuscia. Da non sottovalutare.

Ritrovare l?unit? nella nostra citt?, nel nome della storia comune ? monito di quanto siano antiche e radicate purtroppo le nostre divisioni ? ? un obbiettivo sociale e politico. E l?unit? degli intenti ? un vantaggio per la finanza e l?economia: in una piccola politica economica locale.

Il progetto del Duomo Santuario ? una buona strada ma non bisogna far confusione. Orvieto non ? mai stata papalina, mai fatto parte del Patrimonio (come invece Viterbo). ? stata sede papale ma mai propriet? della Chiesa, neanche dopo l?Albornoz e, prima, con Bonifacio VIII, che pure ci prov? invano.

Il Duomo non deve essere pi? considerato simbolo di divisione ma centro di polarizzazione di comuni intenti.

Il Duomo come Bene di una comunit? e simbolo della storia e della cultura di una citt? e del proprio territorio.

Pubblicato il: 06/02/2011

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