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Orvieto ed il turismo: come farsi fuori da s

Massimo Luciani

Volevo fare un commento all'ultimo intervento di Silvio Manglaviti, apparso su alcuni giornali on -line orvietani, ma data la consistenza e l'importanza dell'argomento cui sento il dovere di esprimermi, ho creduto di darne una risposta pi? esaustiva, in continuit? e sulla stessa impronta della critica gi? espressa verso la politica, in parte economica e in parte culturale, che si sta portando avanti ad Orvieto.

L'esposizione dei fatti storici che hanno riguardato e segnato Orvieto, a partire dagli etruschi, fino ai giorni nostri, di cui parla Manglaviti mi viene in aiuto ed ? a dir poco illuminante, anche nel frangente che stiamo insieme vivendo, che sembra ancora una volta presentarsi contrario ad un destino pi? fausto e promettente. Orvieto, oggi ? scomoda, proprio come lo era per i romani, al tempo degli Etruschi, per Siena, Perugia e Viterbo durante le contese conquiste nel Medioevo e per le ?lite industriali e capitaliste durante il riordino e la riorganizzazione delle Province nel ventennio fascista..Ed ogni volta Orvieto ha sub?to, cercando soluzioni disperate o inappropriate, segnata dalle lotte intestine e fratricide, dalla soggezione e dalla incapacit? di reazione e proposizione.

Non condivido la soluzione, che ripeto richiede quanto meno un approfondimento; poich? da sola l'analisi storica non basta, bisogna capire e configurare chiaramente la situazione economica e sociale, non tanto politica, nella quale Orvieto si trova a lottare insieme a tutte le altre realt?, umbre, laziali, toscane che siano.

E se Orvieto vuole puntare sul turismo allora un dato ed un elemento certo lo si deve considerare: il turismo va in Umbria e in Toscana, non nel Lazio (fatta eccezione per gli olandesi e i tedeschi al Lago di Bolsena - chiaramente non considero Roma). I numeri stanno in quella direzione ed ? in quella direzione che dobbiamo muoverci se vogliamo seriamente competere. Pertanto ? giusto rivendicare il valore di un luogo come La Scarzuola in chiave orvietana, ma ? altrettanto giusto e necessario che le varie componenti politiche culturali ed economiche orvietane si diano una svegliata per comprendere quale sia il vero patrimonio di cui dispone a livello territoriale Orvieto e su come promuoverlo. Una domanda fatidica: quanti orvietani conoscono La Scarzuola? Pochissimi. In questo senso Siena, ma anche tutta la Toscana, sono un modello di riferimento: anche la pi? sgangherata delle abbazie toscane viaggia in cartolina ad ogni angolo del globo. Se si digita su google ?La Scarzuola?, sulla prima pagina non compare mai ?Orvieto?, mentre compare pi? volte la parola ?Umbria?. La stessa Perugia, capoluogo geografico dell'Umbria, se ? capace di mettere a sistema e promuovere efficacemente un territorio che ? almeno il doppio del suo naturale bacino, fino anche alle sue estremit?, rappresenta un esempio per noi e non un nemico al quale continuare a fare rivendicazioni e discorsi senza speranza.

E mentre stiamo qui a compiangerci o a digrignare i denti per il mancato riconoscimento delle nostre "vestigia", le meraviglie di cui disponiamo si deprimono e per evitarne il crollo ne deprediamo persino l'anima, svendendole e deturpandole irreversibilmente.

Orvieto deve conoscere se stessa, deve imprimere su di s? le poche energie di cui dispone, deve auto-promuoversi ed auto-eleggersi, deve scandire e definire bene il percorso e le priorit? interne e a quel punto cercare di costruire una continuit?, alla pari, con altri territori limitrofi. E si badi bene,  Orvieto non pu? rimanere a guardare, come sempre ha fatto, la sua magnificente Cattedrale, che da sola o sospinta da un turismo religioso, tradizionalmente poco redditizio e affannato dalla concorrenza di ben altri e pi? moderni miracoli e santificazioni, non pu? continuare ad esercitare il motore economico orvietano, deve individuare altre risorse a partire dalla sua culla che ? e rimane il territorio orvietano pi? o meno allargato, pi? o meno storico.  Anche per questo il Distretto culturale della Tuscia mi appare povero di significato e solo come un diversivo che forse, spiega l'incapacit? della politica orvietana nel dare ad Orvieto quel che merita per il suo valore.

Pubblicato il: 05/02/2011

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