Archivio Orvietosi Archivio anni 2002-2012: CORSIVI
NOTIZIE CORSIVI

Orvieto ? stata fatta fuori dal turismo umbro. Chi ci snobba? A chi diamo fastidio? Chi ci teme?

Silvio Manglaviti

Dalla damnatio memoriae al danneggiamento culturale

Il numero di febbraio 2011 di ?quiTOURING? ? organo ufficiale del Touring Club Italiano ?, ? dedicato alla ?crearchitettura? buzziana nell?omonimo convento francescano de La Scarzuola presso il castello di Montegiove in comune di Montegabbione; tanto di copertina prodromica al bell?articolo di Isabella Brega e belle foto di Marco Bulgarelli. Ma c?? qualcosa che non quadra.

Da quanto ? dato leggere nell?articolo vi si racconta una Scarzuola soltanto in funzione perugina, omettendone completamente la giurisdizione amministrativa ternana, la pertinenza geografica e storica all'Alto Orvietano e la prossimit? strategica allo scalo ferroviario e al casello A1 di Fabro.

Pur attento all?aforisma andreottiano sul non voler pensar male, tuttavia sono rimasto colpito da quello che ha tutta l?aria di un banale fine promozionale e di pseudomerchandising, connessi ad un'operazione di maldestro revisionismo geografico, storico e culturale ? come sottolineato nella nota di protesta inviata alla redazione di QT ed ai consoli Touring dell?Umbria, Rossetti e di Orvieto, Della Ciana e Cannistr?, portando a conoscenza il nostro Assessore al Turismo Sciarra (con allegato breve excursus su quel magnifico luogo immaginifico, annesso alla presente), quale ?Antenna turistica per Orvieto? nel TCI.

Non bisogna sottovalutare questa operazione pubblicistica ai nostri danni, tanto pi? in quanto perpetrata attraverso un importante organo in materia di turismo che va in tutto il mondo. Alla prossima BIT, per dirne una, il citato numero di febbraio di QT sar? certo in distribuzione presso lo stand TCI.

D? fastidio ed indigna constatare con quanta leggerezza e superficialit? si possa trattare Orvieto e di Orvieto. Perugia ci snobba e ci umilia, Terni ci ignora (o fa finta di non vedere e si gira dall?altra parte).

La ?faccenda? del Duomo-Santuario di certo risulta difficile da digerire per quelle citt?, non solo umbre, che da secoli hanno intrapreso la via del merchandising religioso: si pensi per esempio ad Assisi ed al ruolo ?economico? che giocano le spoglie del Santo patrono d?Italia. Orvieto e il suo santuario darebbero non poco fastidio. E chiss? che dietrologicamente parlando, qualcuno non stia provando a screditare a tal ragione proprio il maggior sostenitore e promotore del progetto, il nostro Vescovo Scanavino? Concordo appieno con Marco Marino e ribadisco, quanto gi? ripetutamente sostenuto e scritto, come il ruolo di Citt? del Sacro Orvieto lo erediti naturalmente e direttamente dal passato etrusco, da quando presso Velzna sorgeva il ?Santuario Celeste? del Fanum Voltumnae, oggi portato alla luce dalla task force archeologica di Simonetta Stopponi. Anche se gi? qui cominciano le questioni, gli scetticismi, le disconferme, le gelosie. Quanti possono vantare una cosa del genere?

Perch? in tutto il mondo cattolico si festeggia la pi? grande solennit? eucaristica ma non si fa mai cenno del luogo da dove fu promulgata, Orvieto?

Mi ripeto, ma ? la nostra storia a confermare le nostre potenzialit?; anche culturali; anche turistiche. Sono la nostra principale risorsa. E quanti hanno contrastato Orvieto hanno sempre dovuto fare i conti con la nostra storia e la nostra tradizione culturale.

Roma, che temeva la caput Etruriae, condann? oltraggiosamente Velzna a damnatio memoriae. Siena e Perugia, ora nostre alleate ora acerrime nemiche nel Medioevo per ragioni territoriali. La disconferma fiorentina sulla stirpe medicea: i Medici orvietani sono pi? vecchi di quelli del Mugello e il compianto Don Marcello si rammaricava di tale ?dimenticanza?. L?annessione con Perugia all?Umbria savoiarda centocinquant?anni fa e lo scippo plebiscitario della provincia da parte ternana nel Ventennio, sono solo la punta dell?iceberg di quanto Orvieto abbia dovuto subire nel contesto storico-culturale italico in tremila anni. Anche con Viterbo non sono state rose e fiori, tutt?altro. Ma con Viterbo si pu? ragionare (e si deve): non c?? prosopopea e alterigia nei viterbesi; men che meno in Tuscia.

Dalla damnatio memoriae ai continui moderni danneggiamenti morali: culturali. Dunque, danni materiali. Perch? essere fatti fuori, emarginati, tutt?al pi? sopportati, ? un enorme danno d?immagine. Anche se l?immagine d?Orvieto, tuttavia, non ne esce mai scalfita: poich? unica al mondo. Checch? si faccia o si dica.

Eppure, come si apprende dalla stampa, come volevasi dimostrare, non c?? traccia di Orvieto nella delibera 2037 della giunta regionale, in cui sono riportati i finanziamenti 2010 per il turismo, pari a pi? di 400.000 euro: laddove risultano spartiti, a Perugia 57.000 euro, a Terni 59.000 euro, a Foligno 43.500 euro, a Gualdo Tadino 13.000 euro, a Narni 12.000 euro, a Nocera Umbra 9.000 euro, a Todi 6.000 euro, cos? a Massa Martana.

?Orvieto ? l?unico centro che, pur vantando eventi e manifestazioni, non riceve finanziamenti.? Insomma, come al solito, ci han fatto fuori: altro che cercare sinergie col bacino del Trasimeno!!!

I tanti comitati che si battono per la salvaguardia e la valorizzazione di Orvieto e del suo territorio, dall?Alfina, al Chiani-Migliari, ai Calanchi (che non sono ?vallecole?!), sono piccoli Davide contro i Golia dello sbranamento del Paesaggio e dell?Ambiente, tanti Porsenna contro il Volt dell?interesse demagogico: efficace e puntuale la proposta di collaborazione avanzata in tal senso da Vittorio Fagioli alla presentazione del Club di Territorio ad Orvieto, del Touring Club Italiano. ?A patto che si abbia la voglia di sporcarsi le mani? per difendere i nostri interessi territoriali da portare in dote ai nostri figli.

L?Amministrazione comunale di Orvieto pu? davvero, oggi come mai prima d?ora, rompere col passato; far valere la propria Libert? dall?annosa oppressione amministrativa regionale. Oggi ha anche l?opportunit? di una ricca offerta di cittadini e comitati locali che amano Orvieto, cornucopia ambientale e culturale.

Ma prima di qualsiasi ragionamento e calcolo, deve venire la cultura; la consapevolezza della propria storia.

Il Distretto Culturale della Tuscia, un?Unione dei Comuni dell?Orvietano sono grandi opportunit? per tutti, un ritorno al futuro per decollare: nel senso del volo (pi? alla gabbiano Jonathan e a prescindere o meno dall?aeroporto) e nel senso ?giovannita?, di lasciar la testa del grifone l? dove gli piaccia stare.

Ch? mica ce l?ha ordinato il dottore di perseverare masochisticamente con quest?Umbria.

Silvio Manglaviti

 


LA SCARZUOLA: PROVINCIA DI TERNI, ALTO ORVIETANO.

Una precisazione di carattere geografico e storico, per completezza di informazione in merito al bellissimo ? ma incompleto (non c??, ad esempio, la consueta cartina turistica informativa) ? articolo su La Scarzuola in QuiTouring di febbraio 2011.

Questa affascinante emergenza culturale contemporanea ? infatti situata presso l?omonimo convento francescano che, tra l?altro, conserva la pi? antica rappresentazione iconografica di San Francesco che si conosca (Prof. Fratini, Universit? di Perugia). L?area fu concessa ai frati dal Vescovo di Orvieto nel XIII sec.: ?? Concessio facta episcopatui per guardianum fratrum minorum de Scazoilis in comitati Parrani ?? (Galli R., Archivio Vescovile Orvieto, Cod. B) e se ne trova traccia prima toponomastica nella Urbisveteris Antiquae Ditionis Descriptio del 1583 di Egnatio Danti (cosmografo del granduca Cosimo I e poi di papa Gregorio XIII, per cui realizz? la Galleria delle Carte Geografiche in Vaticano), la pi? antica carta del Territorio di Orvieto; carta geostorica che fa riferimento al Contado orvietano nel 1334 (Manglaviti, Bollettino Istituto Storico Artistico Orvietano 2002).

Il fitogeonimo ?scarzuola? fa riferimento alla ?scarcia? o ?scarza?, una cannuccia da cui si ricava la fibra vegetale con cui si realizzano le trame per le sedute delle sedie ed anche cesti. I frati, inoltre, introdussero in queste zone di alta collina tra il Montarale e il Monte Peglia la coltivazione della vite per la produzione vinicola (Manglaviti, ?Cultura della vite e del vino nelle nostre terre attraverso la lettura della cartografia antica?, conferenza al Castello di Montegiove in ?L?altro vino - Cantine Nascoste?  12-13 luglio 2008).

La posizione del convento ? strategica, tra i potenti castelli di Carnaiola, Parrano e Montegabbione, in prossimit? di quelli di Montegiove e Castel di Fiori, nei possedimenti dei Conti di Marsciano (importante casato radicato sia nel Perugino che in Orvieto, dov?era legato anche ai Monaldeschi) e verosimilmente influ? nella formazione e, successiva vocazione, di due belle figure di sante: la beata Vanna da Carnaiola (1264 - 1306) e la beata Angelina (Montegiove 1357/1360 - Foligno 1439), clarissa, fondatrice del Terz?Ordine francescano regolare femminile.

La Scarzuola ? turisticamente associata a Montegiove (TCI, Guida Rossa ?Umbria?) per il quale l?Enciclopedia Italiana Treccani riporta: ?castello di Monte Giove, presso Orvieto?!.

La Scarzuola, come le terre de la Montanea medievale, sono parte del territorio orvietano ab immemorabili, oggi Alto Orvietano. E la gravitazione di Orvieto era da qui verso la Marittima tirrenica, comprendente l?attuale Tuscia e le Terre Aldobrandesche oggi nel grossetano e basso senese.

Orvieto, da cui nel 1264 papa Urbano IV promulg? la solenne festivit? del Corpus et Sanguis Domini per toto mundo (con l?officio di San Tommaso, presente anch?egli sulla Rupe) ? una realt? regionale a s?; geostoricamente autonoma e peculiare (pur nello Stato Pontificio non fu mai nel Patrimonio), tra Tuscia, Umbria e Toscana, che va ben oltre talune limitanti spire amministrative, per proiettarsi, quale risorsa culturale, nel pi? vasto contesto turistico internazionale. Orvieto, e con essa Perugia, solo da un secolo e mezzo hanno a che fare con l?Umbria (da sempre polarizzata invece su Spoleto): tutto quanto al di qua del Tevere ? geostoricamente Etruria. E proprio in questo senso, infatti, procede la visione strategica dell?amministrazione locale orvietana nella definizione, di concerto con gli organismi provinciali viterbesi, di un Distretto Culturale della Tuscia riferito ai due geostorici poli territoriali di Viterbo ed Orvieto.

 S.M.

 

Pubblicato il: 04/02/2011

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