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Forza, Italia

Fausto Cerulli

 di Fausto Cerulli

Forza, Italia. Io che sono stato uno dei primi ad applaudire la discesa in campo di Berlusconi, pensando che avesse deciso di costituirsi per scontare le pene in un campo, appunto, di lavoro. Io che sono un avanguardista della prima ora mi arrogo il diritto di mettere il naso nel piatto della lotta titanica degli orvietani forzaitalioti.

Ho letto la lettera aperta, ho apprezzato che in calce i ribelli abbiano apposto la firma, per dire ci siamo e chi siamo. All’inizio ero in dubbio sull’estensore della lettera aperta, essendo aperta ad ogni sorta di interpretazione. Poi, leggendo le firme in calce ho sentito lo stile che piace, per dire, al Dr. Tafuro. Uno stile curiale. L’incipit ? magistrale: i complimenti a Gribaudo, il riconoscimento dei suoi meriti democratici, e poi, zacchete, l’ira di Dio, del dio del politichese. Mi ? venuto alla mente l’elogio funebre di Ottaviano per Cesare, con quel martellante ed ironico “ ma Bruto ? un uomo d’onore.” Gribaudo ? un uomo d’onore, ma va fucilato, ha tradito la causa. Ora la storia di Forza Italia ad Orvieto ? una storia strana; pensate soltanto al club dedicato a Marcello Dell’Utri,( s?, proprio quello, inquisito per contiguit? con la mafia, e innocente fino a sentenza definitiva, o fino alla prescrizione, o fino a quando il Berlusca non decide di commissariare la poca giustizia che abbiamo, e di autonominarsi Presidente della Prima ed Ultima sezione di cassazione), dicevo del club Dell’Utri, dove gli ingegni di Orvieto si danno convegno per discettare dell’universo, per preparare l’Avvento, bevendo il vino della cantina di Rodolfo Grancini, un altro Forzaitaliota da  sempre e per sempre, un dell’utriano doc. Non so se a questi convegni partecipi anche Giancarlo Parretti; gli spetterebbe di pieno diritto, lui frequentava il Berlusca e Dell’Utri quando l’Italia ancora non sapeva nulla di quello che le riservava la Provvidenza.

E’ chiaro per tutti, a questo punto, che io sono il portaborse di Renato Gribaudo.

Confesso, mi ha promesso che se divento pi? alto mi fa fare il pivot della pallacanestro orvietana. Puttana miseria, questa s? che ? una seria promessa.

Ritorno alla lettera aperta: un vero e proprio programma politico, un Manifesto che Marx, a confronto, faceva i graffiti sui muri con viva la fica e Cecenia libera con la firma del gatto.

Leggo i nomi dei firmatari: il collega avvocato Turreni, una luce del foro orvietano, poi Manlio Morcella ( scommetto che ha in tasca la delega di Giancarlo Parretti), che illumina il foro ma brilla di luce propria. Poteva mancare Perali, dal chiodo allo sport di lusso, un negozio che sembra Cortina, Cortina da un pezzo?. Mi meraviglia la firma del collega Coruzzi: ma a Pier Luigi sarei disposto a perdonare di tutto, anche se decidesse di farsi prete. Gli altri nomi sono tutti nomi di chiara fama e di censo non miserando. La forza di Forza Italia, il sacrosanto diritto al profitto che guai chi me lo tocca.

Non leggo il nome di Barberani: non so se ? una caduta di gusto della lettera aperta, o una salita di gusto di Barberani.

A questo punto il lettore annoiato ha tutto il diritto di domandarsi il perch? di questo intervento. Sono un po’ comunista, un po’ anarchico, un po’ radicale: che me ne cale delle diatribe dei forzaitalioti di Orvieto?

Mi spiego. Innanzi tutto io sono sempre stato affascinato dalle contese dell’alta Politica, quella a cui preme la sorte del mondo. In secondo luogo mi piacciono le trame intricate, sono un giallista mancato. Per questo mi chiedo il motivo reale della diatriba che toglie il sonno alla Rupe e al contado. Scarto l’ipotesiche sia una questione di premierato; sarebbe come se Renato Bordino facesse diatribe con Lucio Trincia.

La posta ? pi? alta. Escludo che Gribaudo e Morcella  si stiano scannando per la successione al vescovo che va in pensione. Il candidato ? gi? designato: suor Lucia, la madre badessa di San Paolo dentro le mura.

Sento odore di banche, di fondazioni, di larghe intese. E’ la guerra degli Enti. Una guerra all’ultima nomina.

Gli assenti hanno sempre torto, gli Enti hanno sempre ragione.

Pubblicato il: 03/02/2003

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