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LE MIE DIFFICOLTA? A ?STARE STAZIONANDO? NEL PD

Mario Tiberi

Quando, in tempi non eccessivamente lontani, la contrapposizione tra schieramenti si basava sulla disputa se dovesse prevalere la supremazia del ?capitale? o del ?lavoro?, il popolarismo democratico seppe ben coniugare la sfida ricercando momenti di dialogo tra componenti sociali antinomiche e punti di contatto tra Stato e libero mercato.

Nel presente, per?, passivamente stiamo assistendo al tramonto di quella prospettiva di riferimento. Il valore economico del lavoro dipendente, infatti, ? stato posto in crisi dalla liberalizzazione globalizzata e globalizzante apparendo, quest?ultima, una dinamica irreversibile.

D?altro canto, l?intera economia industriale deve fare i conti con i costi ambientali (scarsit? di acqua, cambiamenti climatici dovuti in larga misura alle emissioni industriali, dissesti idro-geologici) che rendono spesso antieconomica la stessa struttura capitalistica, privata o pubblica che sia.

Il sistema democratico occidentale ? costretto, quindi, a rinegoziare totalmente i termini del dialogo sopraccennato, direttamente al proprio interno. In tale contesto, il ruolo di un cattolico popolare quale io mi sento di essere, per antica tradizione autonomo di pensiero in virt? del recepimento in chiave laica della dottrina sociale della Chiesa, deve essere quello di mettere a disposizione dell?opinione pubblica un patrimonio di idee del tutto innovative e pacificamente rivoluzionarie e tali, per ottenere successo, da essere percepite dalla societ? in ragione di una valida e convincente proposta di governo.

Codesta volont?, ad oggi posso affermare per superficialit? di valutazione, ho ritenuto di poterla manifestare e praticare all?interno del Partito Democratico in quanto giudicai, erroneamente, che lo sviluppo storico del cattolicesimo democratico mi conduceva inevitabilmente ad approdare nel porto di un grande partito popolare su base nazionale.

I guai e i dolori, a cui sono andato incontro, sono iniziati allorquando si ? incardinata in me la limpida coscienza di avere di fronte, rispetto alla mia personale visione della ?res publica?, un muro impenetrabile intriso di sordit? e di cecit? politica e programmatica.

La mia difficolt? a ?stare stazionando? nel PD, cio? in condizioni di paralisi immobilista, consiste, allora, nell?impossibilit? di far capire questa temperie di essenziali novit? e nella costrizione di dover convivere, affranto da profondo senso di inutilit?, con la obsoleta e giurassica politica all?interno di un progetto che, invece, poteva e doveva essere realmente nuovo e vincente.

Nel ridotto dell??mbito orvietano, aver affidato la direzione del PD a un semi-segretario, semi-eletto da una semi-assemblea di delegati nominati perch? servizievoli e obbedienti, ? stato come essere caduti ?dalla padella nella brace?!.

Pensare ancora che la gi? infranta democrazia interna possa essere ulteriormente calpestata con i perversi metodi del gioco del ?ruba mazzo? o di quello dello ?asso pigliatutto?, da immorale sta velocemente precipitando nell?irresponsabile e nel ridicolo.

Per le ragioni suesposte, ritenendo che non possano produrre maturi frutti l?intelligenza senza la sapienza, la scienza senza la conoscenza, la politica senza l?etica, mi asterr? dal partecipare ai lavori di organismi di partito nati gi? estinti perch? voluti esanimi prima di nascere.

Pubblicato il: 28/12/2010

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