Archivio Orvietosi Archivio anni 2002-2012: CORSIVI
NOTIZIE CORSIVI

DEDICATO AL POPOLO

Mario Tiberi

Si sta avviando alla conclusione anche l?anno in corso e il taglio dei ?mala tempora currunt?, da tanto e forse troppo lungo periodo inciso nelle tempra di ciascuno di noi, sembra non volersi diradare o, quantomeno, limarsi.

Pi? che le obiettive avversit?, pu? l?incapacit? sedentaria, parolaia e inconcludente di un ceto politico, nazionale e territoriale, che mi viene spontaneo definire alla stregua di un impianto di ricircolo di aria pluricondizionata da schematismi triti e ritriti, fritti e rifritti. Il clima diviene, cos?, sempre pi? irrespirabile in quanto non ? dato di intravedere la volont?, decisa e irreversibile, di spalancare le finestre alla fresca brezza di un ponentino rinnovatore, rigenerante e travolgente quanto di pi? antiquato vi ? nella gerontocrazia dominante e che tende ostinatamente all?autoriproduzione, pur di non perdere i privilegi dei quali si ? incoronata.

Il ?governo del fare?, tanto sbandierato quanto declassato, imprigiona e condanna il popolo italiano alla stagnazione se non alla regressione; le opposizioni, divise e ciarlanti, non offrono la speranza di una valida e saggia alternativa in cui poter credere e a cui potersi affidare per una svolta democratica concretamente percorribile.

Quando la ?Politica? abdica ai suoi doveri di funzione pubblica inquadrabili, in una cornice estremamente sinottica, nell?analizzare le criticit? della realt? circostante, elaborare strategie di superamento delle stesse e, infine, decidere sui correttivi e gli interventi da gettare nella mischia, quando ci? avviene le parole restano parole e i fatti non hanno possibilit? alcuna di incidere in un contesto di auspicabile sostanzioso e ineludibile cambiamento.

E? quanto accaduto anche nell?ultimo Consiglio Comunale della citt? di Orvieto, a proposito della mancanza di coraggio nel non voler decidere in materia di tutela paesaggistica e virtuosa gestione dei rifiuti, urbani o speciali che siano.

Nel travaglio della vicenda, ho per? ricevuto la grazia di conoscere alcuni appartenenti al popolo che, sapendo bene cosa sia la fatica e il sacrificio dell?esistenza umana, mi hanno offerto il sorriso della loro serenit? e della loro gioia di vivere anche solo gustando un semplice piatto di ?ribollita?, preparata secondo la secolare tradizione toscana.

Ecco, dunque, il senso di un impegno volto all?affermazione dei principi della solidariet? e della sussidiariet?: non tanto rivolte a chi non ne ha bisogno e diritto e, cio?, ai tronfi di ricchezze materiali, ai potenti, agli intonsi di immisericordiosa presunzione, quanto invece indirizzate a risollevare le magre sorti degli indigenti, dei diseredati, degli ultimi.

Mi corre l?obbligo, a questo punto, di provare a precisare il significato della parola ?solidariet??, a volte abusata e a volte incompresa e indecifrabile.

E? bene, innanzitutto, riflettere sulla sopravvivenza della solidariet? e, ancor prima, ? bene che si torni a far uso di questo vocabolo caduto parzialmente in disuso nel dibattito pubblico, trattato alla pari di un retaggio ingombrante di cui liberarsi in nome di una presunta modernit?.

In una societ? che troppo spesso sembra dimenticarsi dell?essenziale, intenta com?? a inseguire un ?eterno presente?, ? giusto chiedersi se la solidariet? esista ancora e come la si possa rianimare e ripensare nelle forme nuove che il cambiamento reclama. Bisogna essere chiari: non si deve riscoprire la solidariet? solo perch? si ? immersi in una crisi economica devastante e lungi dall?essere superata; essa viene prima e verr? poi, quando la stessa crisi sar? finalmente alle nostre spalle.

La solidariet? comincia non dopo che l?egoismo ha prodotto i suoi frutti di disuguaglianza, ma li deve prevenire e anticipare. L?uomo che provvede all?altro uomo ? alla radice della moderna giustizia sociale.

I modelli rivolti a contrastare il rischio dell?indigenza e a fornire strumenti di elevazione culturale e sociale, tra i quali l?istruzione pubblica, la previdenza e la sanit?, rappresentano nell?epoca contemporanea le pi? grandi conquiste dei movimenti di massa di ispirazione cristiana o socialista.

La realt?, per?, ? in continua evoluzione e le necessarie modifiche al sistema dello ?Stato Sociale? fanno parte di un interesse concreto dell?economia e della politica per realizzare meglio il bene comune. Non si tratta di ridurre diritti, ma di pervenire ad un equilibrio giusto e durevole.

Deve essere rivolto lo sguardo a un sistema che non premi l?egoismo di gruppo o di corporazione, ma che punti, invece e decisamente, alla cura affidata alla sfera del pubblico: incentivare la dedizione alla tutela dei deboli, aiutare i giovani a crescere, consegnare ad ogni persona la dignit? che viene dal lavoro retribuito e dalla disponibilit? di reddito per l?autosufficienza.

Questioni enormi che hanno bisogno di pazienza e prudenza, ma anche e soprattutto di coraggio e di decisioni non ulteriormente rinviabili perch? il lavoro ? il fondamento della effettivit? del diritto.

Il lavoro che fonda la Repubblica ? esso stesso la condizione per poter adempiere ai doveri suggeriti dal sentimento della solidariet?. Senza lavoro, senza ricchezza prodotta con fatica ma anche con la gioia ritrovata della dignit?, non vi ? ?pane? n? per il residente, n? per lo straniero, n? per i giovani, n? per gli anziani.

Si deve, in altri termini, riscoprire la centralit? dell?impegno per la rappresentanza, sia politica che sociale. Rappresentare significa scegliere, correre il rischio di un consenso che non sia semplice accondiscendenza, ma visione, proposta e disegno: ecco i compiti che attendono tutti coloro che hanno lealmente a cuore i destini futuri del popolo italiano.

Sanit?, previdenza, educazione, ricerca e sostegno ai deboli non sono opzioni rinunciabili, ma divengono alternative reali solo se la nostra patria si rimette in marcia. Il monito test? descritto ci viene dai Padri Costituenti, ma ? ancor pi? antico. Per molti, e tra questi chi Vi scrive, risiede nel cuore pulsante rappresentato dagli insegnamenti della Dottrina sociale cristiana e dai suoi migliori interpreti e divulgatori.

 

P.S. :  mi ? gradita l?occasione, anche a nome di Chiara, per formulare i nostri pi? fervidi auguri di sacre e santificate Festivit? ai lettori e alle lettrici, ai Direttori e alle redazioni dei quotidiani stampati e telematici e, non da ultimi, a tutti coloro che sinceramente si riconoscono nel popolo, uno e inviolabile.

Pubblicato il: 24/12/2010

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