Archivio Orvietosi Archivio anni 2002-2012: CORSIVI
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Lettera a Vittorio Sgarbi

Fausto Cerulli

Purtroppo, avendo preso la perversa decisione di non pi? usufruire della televisione, non ho e non ho avuto modo di assistere alle tue apparizioni, alle tue sfuriate, alle tue magari sacrosante sceneggiate. Ma voglio approfittare della tua venuta ad Orvieto, per la presentazione di un tuo libro, per ricordarti e ricordarmi un episodio che ci vide coinvolti alla lontana, e di cui tu ovviamente non avrai memoria. A quel tempo ero legale del Manifesto, e spesso mi accadeva di essere nominato avvocato di ufficio di qualche personaggio accusato di diffamazione a mezzo stampa. Un bel giorno, appunto, mi notificarono l?avviso che ero stato nominato tuo difensore di ufficio in un procedimento a tuo carico per diffamazione non so di chi. Comunque rintracciai il tuo recapito telefonico, ti feci chiamare, mi rispose una gentilissima segretaria, che mi ringrazi? per la cortesia, ma mi disse allegra che tu, abituato a tale tipo di procedimenti, disponevi di un vero e proprio staff di avvocati. Non pensai pi? a quella nomina d?ufficio: ma a stretto giro di posta mi arriv? un tuo assegno di un milione di lire: una bella somma, per quel tempo, e soprattutto non meritata, visto che mi ero limitato a fare una telefonata. L?assegno era accompagnato da un biglietto laconico? grazie per la cortesia?. Mi ? rimasto in mente quell?episodio perch? contrastava con l?immagine corrente di te, come personaggio scontroso, poco incline alle garbatezze. Assegno e biglietto suonarono smentita. Ma per altro motivo ricordo l?episodio: pi? o meno nello stesso tempo mi trovai a difendere come avvocato di ufficio Benedetto Craxi, nel processo Metroroma. Due mesi di udienze a cui non potevo mancare, pena qualche provvedimento disciplinare. Incontrai nei corridoi del Tribunale di Roma l?avvocato di fiducia di Craxi, che si era dato malato per non perdere tempo in quelle interminabili udienze. Fu lui ad offrirsi di chiedere a Craxi un qualche compenso per me. Patteggiammo per cinque milioni, visto che difendere Craxi significava per me trascurare per due mesi la professione vera e propria. Il collega mi disse che la somma era giusta: due giorni dopo mi disse invece che Craxi gli aveva risposto che non intendeva darmi una lira. In un?altra occasione, sempre in quegli anni, un imputato del processo 7 aprile, professore universitario latitante in Francia, mi chiese di difenderlo in quel mostruoso processo, preoccupandosi di dirmi che non aveva un soldo, e che si fidava della mia difesa politica. Lo difesi: per quattro mesi davanti alla Corte d?Assise, ottenendo per lui una pena mite. Poi mi accorsi che il mio cliente, che si professava povero in canna, faceva il critico letterario per il quotidiano francese Le Monde. E non credo che lo facesse gratis ed amore dei, tanto per passare il tempo triste dell?esilio. Fui leggermente sconcertato dalla presa in giro, gli scrissi, mi rispose che guadagnava poco, e aggiunse che dovevo considerarmi onorato di averlo difeso. A conti fatti, anche se non ti conosco, debbo riconoscere che ti sei comportato, come si diceva e come si usava una volta, veramente da signore. Solo per dirti grazie, Vittorio. E buon lavoro.

Pubblicato il: 20/12/2010

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