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Quando mi andai ad iscrivere al PD mi dissero: 'abbiamo finito le tessere'. Storia di un mancato piddino

Fausto Cerulli

Appunti sulle ?tessere? del PD. Mi permetto di riferire una esperienza personale, tragicomica come tutte o quasi quelle che mi riguardano. Lo scorso anno un mio amico, autorevole e inascoltato esponente del PD, mi fece una proposta. ?Fausto- mi disse- sarebbe bene che tu ti iscrivessi alla sezione Centro del Pd. Insieme a qualche altro poco compromesso potremmo costituire uno zoccolo duro, per ripartire e cambiare le carte in tavola? Dico la verit?: non ? che mi sentissi molto vicino al PD, perch? lo ritenevo e lo ritengo lontano mille miglia dalle mie idee. Comunque, considerato che sono un rompipalle per vocazione, e che l?amico che mi fece la proposta era un amico vero, decisi di giocare la carta: avrei avuto sempre il tempo di barare. Dunque varcai la porta di Via Pianzola, dove una volta abitava il comunismo orvietano. La sezione era desolatamente vuota, della serie che la politica si fa dovunque meno che nelle sezioni. Vidi soltanto un giovanotto, che io non conoscevo, ma lui s?. Presi il coraggio a quattro mani e dissi che volevo iscrivermi al PD. Il giovanotto sembr? quasi entusiasta, povero giovanotto: mi disse anche? Avvocato, finalmente si ? deciso, saremo lieti di averla con noi? Mi dette del ?lei?, essendo obsoleto l?appellativo di compagno ed apparendo troppo confidenziale il ?tu?, che era il nostro modo di parlarci quando eravamo comunisti. Poi pensai che mi avesse dato del ?lei? per ragioni di et?, con il rispetto per gli anziani che si aiutano ad attraversare la strada. E in qualche modo stavo cercando di attraversare una strada, e per addentrarmi in un sentiero nuovo ed invecchiato. Il giovanotto, sinceramente contento della mia intenzione di aderire alle magnifiche sorti e progressive del Partito, mi chiese di aspettare qualche minuto. Sarebbe andato a riferire la buona novella, e poi mi avrebbe portato la tessera. Mi sedetti, sfogliando qualche giornale di partito, insieme a qualche numero dell?Espresso, che ? adesso quello che fu Rinascita.  L?attesa si protrasse: dieci minuti, poi mezzora. Pensavo che il funzionario di turno fosse stato colpito da un infarto di soddisfazione, o stesse diramando la notizia della mia decisione. Magari ne avrebbe parlato Radio Pelliccia, notiziario serale. O magari, nella mia sconfinata ambizione, pensavo che stessero decidendo quale incarico darmi, e mi vedevo gi? inserito nell?apparato. Magari come responsabile della nettezza urbana. Quindi l?attesa non mi fu di peso: mi faceva sentire importante, mi proiettava in un futuro glorioso nel PD. Alla fine il giovanotto rientr? nella stanza, con l?aria leggermente costernata: e mi disse, quasi sottovoce, che era insorto un piccolo problema tecnico: erano finite le tessere, magari potevo ripassare il mese dopo. Ora, io sono scemo quando voglio fare lo scemo, e allora ci riesco alla grande: ma raccontarmi che erano finite le tessere di un partito in cui le tessere non le chiede pi? nessuno, e chi ne possiede una la straccia o la nasconde, era un palese volermi prendere in giro.  La spiegazione era pi? semplice: il funzionario di turno, saputo che volevo la tessera, aveva fatto quattro conti e quattro canti. Con tutti i casini che abbiamo, deve essersi detto, ci manca anche un casinaro come Cerulli. Decise, senza consultare nessuno, tanto sapeva che gli altri l?avrebbero pensata come lui, che non dovevo iscrivermi al PD. Solo che non potevano dirmi apertamente che non mi volevano, forse temevano che mi sarei messo a piangere. E dunque passarono mezzora a discutere su come indorarmi l?amara pillola: e ripiegarono sulla mancanza di tessere, stante la mancanza di idee. Il giovanotto che mi dette la ferale notizia lo fece con qualche titubanza, mi disse che  si trattava soltanto di un disguido: anche lui pensava di ferirmi. Risposi che gli lasciavo il mio numero di telefono: quando avessero avuto tessere a disposizione, potevano chiamarmi. Per qualche tempo pensai di rendere pubblica la notizia, di riderci sopra e farci ridere sopra. Poi mi dissi che avrei peccato di ambizione, mi sarei dato troppa importanza. E tacqui. Felice in fondo per lo scampato pericolo. Ne scrivo solo adesso, dopo aver letto di tessere anomale nel PD. Per dire che la maggiore anomalia, in quel partito democratico a parole, ? quella delle tessere finite. Nell?infinito volersi suicidare della sinistra orvietana. L?amico che mi aveva proposto di iscrivermi per provare a cambiare qualcosa, ? restato mio amico.  Almeno lui. Scherzando lo chiamo anche compagno, e lui capisce lo scherzo: e mi sorride, dalla sua lunga barba. Ecco, ho raccontato di quella volta che corsi il rischio di fare il tesserato. Poi il PD ha continuato a cambiare senza cambiare nulla, come diceva il Gattopardo. Ed io sono restato un cane sciolto. Un cane comunista senza tessera. Mi conforta sapere che non sono solo, e che qualcuno dei miei 24 lettori condivide le mie idee: e pensa al comunismo, senza cercare tessere. Via Pianzola somiglia a Via dell?Umilt?, sezione centrale del PD con aggiunta una L, che sarebbe la Libert? di Berlusconi e Fini. Roba fina..

Pubblicato il: 23/11/2010

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