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PERSUASIONE, CONVINCIMENTO, CONVINZIONE : IL RAGGIRO DELL?INDIFFERENZA

Mario e Chiara Tiberi

Tra le attivit? introspettive del ?tiberico sodalizio?, come lo ha benevolmente definito un arguto lettore, rientra a pieno titolo quello che Chiara ha appellato ?il minuto filosofico giornaliero?, di cui esponiamo le risultanze relative alla trascorsa settimana.

Il Professor Michele Mirabella, nel corso di una delle ultime puntate di ?Apprescindere?, nel ricordare Alberto Moravia ha affrontato assieme ad Antonio Polito, Direttore del ?Riformista?, il tema dell?indifferenza incentrandolo sull?angolo di osservazione del metodo dubitativo e, quindi, elevando a sillogismo aporetico la constatazione secondo la quale gli italiani, o perlomeno la maggioranza di essi, sarebbero un popolo di indifferenti.

Buona parte degli italiani sarebbe allora insensibile o non interessata ai contemporanei fenomeni sociali, economici e politici, ai quali risponderebbe con la ?forma mentis? del disincanto, della noncuranza, del qualunquismo ?menefreghista??. O forse, rassegnati, si cullano dondolati da un torpore morale e culturale il cui destino ? l?apatico appiattimento delle coscienze, delle capacit? di provare sentimenti profondi?.

Se una entit? ha lo stesso valore di un?altra e di un?altra ancora, e cos? via all?infinito, niente ha pi? valore. Nulla di pi? banale, ma nulla di pi? vero!.

D?altronde il padre del nichilismo, a cui corrisponde uno ?status? di assoluta indifferenza per ci? che circonda l?esistente, ? venuto a mancare all?inizio del Novecento e, dunque, non vi ? da stupirsi se il ventesimo secolo sia stato caratterizzato proprio da quest?ultima condizione, tanto individuale che collettiva, cos? come era stato ipotizzato con lungimiranza dallo stesso Nietzsche.

Viene da chiedersi se codesta disincantata visione, questo non coinvolgimento, dipendano da una strutturale incapacit? connaturata all?essere umano o, non piuttosto, ? semplicemente il frutto di una momentanea paura o di un persistente timore. Comunque sia, paura o timore di interrogarsi o di esprimere l?autenticit? e l?unicit? di ognuno di noi.

Come ? stato spesso sottolineato, viviamo nell?epoca delle sensazioni e non dei sentimenti, delle emozioni forti ed estreme e non della quiete, della tranquillit? e della serenit? esistenziale. Siamo pi? desiderosi di stordirci e distrarci con qualunque effimerit? che ci distolga dalla vera, pur dura, realt? e dall?impegno che essa comporta. Il mondo virtuale lo abbiamo abusivamente trasferito nella nostra concreta quotidianit??.

Il suggerimento, che ci sembra di poter esternare, ? quello di non essere indifferenti agli indifferenti, di non essere intolleranti verso di loro o, peggio, di non considerarli affatto. Vanno, invece, affascinati, stimolati, interessati!.

Ci?, per?, non pu? significare semplicemente che gli indifferenti vadano lusingati con sinuose seduzioni prive di contenuto, ovvero non supportate da ragioni che possano risultare ricche di ampie e obiettive validit?. Non si tratta di ?persuadere? l?altro per il raggiungimento di corporativi interessi personalistici ma, al contrario, di ?convincere? il potenziale interlocutore del proprio punto di vista tramite argomentazioni fondate e incontrovertibili.

E? con l?arte della sofistica, definita da Aristotele ?la sapienza apparente ma non reale?, che si incantano e indottrinano le masse, non favorendo un ragionamento basato sulla logica razionale.

Gli indifferenti non vanno persuasi per imprimere loro, passivamente, il proprio privato punto di vista, ma vanno spronati a ritrovare in loro stessi l?interesse, la curiosit? e la molla che li spinga a costruire rapporti sociali tali da essere efficaci ad affrontare e risolvere, insieme, i problemi di tutti.

Quanto sopra non pu? che avvenire se non per il mezzo di un linguaggio popolare e democratico, non certo con l?imposizione, ma con il dialogo aperto a tutti, dove tutti si rendano disponibili ad ascoltare le ragioni altrui, non le semplici opinioni, nella prospettiva di un accordo comune che assuma le sembianze di un ?Patto globale di saldezza democratica e di stabilit? sociale?.

Nella filosofia critica di E. Kant, la persuasione o il convincimento sono considerati credenze soggettive e private, opinioni e non verit?, mentre la convinzione ha un carattere oggettivo: i primi non possono essere argomentati e, quindi, accettati pubblicamente come validi; la convinzione senz?altro s?.

La conclusione che Chiara e Mario si permettono di sottoporre all?attenzione riflessiva della pubblica udienza, pu? sintetizzarsi nella seguente immagine: sottrarre gli indifferenti dalla loro condizione di cefalopodi, cio? di coloro che strisciano con il cervello e ragionano con i piedi .

Pubblicato il: 13/11/2010

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