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Voglia di comunismo vero

Fausto Cerulli

Nulla si crea e tutto si autodistrugge, quando vuole farlo. Potrebbe essere una definizione della quasi, o della fu, o della cosiddetta sinistra orvietana.  La sinistra and? al potere nell?immediato dopoguerra, accompagnata e spinta soprattutto dalle lotte dei mezzadri, che istintivamente intesero la Liberazione come liberazione da un servaggio ormai inutile agli stessi padroni. Non bisogna dimenticare mai questa origine contadina del comunismo orvietano, anzi pi? del socialismo che del comunismo. Fu poi il PCI a prendere in mano il potere locale, potendo contare su un apparato nazionale formidabile e centrato, ben diverso da quello litigiosamente democratico del PSI. Comunque il partito comunista e quello socialista hanno marciato insieme per non colpire nessuno, in cinquanta anni di storia orvietana. Il peso dei contadini, in questa storia, ? stato sempre determinante: Per citare una esperienza personale, ricordo che io e Giulio Montanucci, dopo la scissione del PSI, riuscimmo a costruire un PSIUP forte, con percentuali di adesioni tra le pi? alte d?Italia, andando a predicare il nostro quasi vangelo casolare per casolare in tutta la campagna orvietana.  La nostra era una scommessa quasi perdente. Da una parte avevamo l?ostilit? del residuo PSI, dall?altra il silenzio assordante del PCI. Ma in qualche modo vincemmo la scommessa. Riuscimmo a mandare due assessori in Comune, e addirittura a far eleggere un Sindaco psiuppino. Con il senno di poi, mi chiedo se sia stata una battaglia giusta. Allora lo era: costituivamo l?unico elemento veramente marxista della politica orvietana. Poi la mezzadria fu superata,

anche se le condizioni della gente di campagna non mutarono, anzi mutarono in peggio; essendo i contadini attratti da un urbanesimo malsano, che coincise pi? o meno con gli anni del famigerato miracolo economico. Le campagne si spopolarono, sorsero quasi dal nulla Sferracavallo, e poi Ciconia. Senza che riuscisse a decollare uno straccio di sviluppo industriale.. Tanto per dire, l?Itelco era la nostra Fiat, il polo occupazionale pi? importante, con qualche centinaio di dipendenti.  Facendo qualche conto, visto che i contadini erano stati fagocitati dalle mostruose periferie, e che non si creava un vero e proprio aggregato operaio, avremmo dovuto attenderci il declino del PCI e della componente socialista. In altri termini, il progressivo imborghesimento di quella che era stata la base dura dei partiti di sinistra, avrebbe dovuto portare ad un progressivo indebolimento, a livello elettorale, dei referenti di sinistra. Ma la classe politica orvietana che si richiamava alla sinistra, seppe fare il miracolo. Visto che la base era diventata sostanzialmente borghese, la dirigenza di sinistra si adegu?, si fece borghese, anzi si conferm? per tale a viso aperto. E fu il periodo delle assunzioni a gog? da parte delle Amministrazioni Comunali, e da tutti gli apparati di potere. Dalla Sanit? alla nettezza urbana, dai forestali agli stradini, un posto era pronto per molti. Per quei molti che seguitarono a votare per la sinistra, che da compagna era diventata mamma. Nulla distingueva la politica della sinistra da quella che poteva essere una politica di centro. E non a caso, il partito comunista, che puzzava ancora di sinistra, non riusciva a far eleggere un senatore comunista. La gente, quando non si trattava di elezioni amministrative, votava il senatore democristiano o quello socialista, e riusciva persino a far eleggere un democristiano al parlamento europeo. Poi una legge elettorale sciagurata decise che i nomi dei senatori fossero decisi dalle segreterie nazionali: ed avemmo il primo senatore comunista, Carpinelli detto il buono, che fu eletto a forza di apparato. Per non parlare del senatore Angius, che non si fece mai vedere ad Orvieto, essendo impegnato in alte beghe. Assistemmo allora ad un mutamento antropologico della classe dirigente di sinistra: la parola d?ordine divenne l?arraffo, tutti cercavano di lucrare su tutto, di raschiare il fondo di un barile che, era nell?aria, prima o poi sarebbe passato ad altri. Come in effetti ? accaduto: se tu da comunista diventi borghese, ? ovvio che l?elettore si chieda perch? dovrebbe continuare a votarti. Borghese per borghese, meglio votare un borghese vero, hai visto mai che almeno sa fare il borghese??

Ora la cosiddetta sinistra orvietana, salvo poche eccezioni ( tenute lontano, non a caso, dai residui centri di potere) non sa fare altro che scannarsi al suo interno. Rispunta la Stella, gente che fino a ieri sembrava intoccabile viene tranquillamente silurata, vedi Germani, vedi Frizza. La solita tattica suicida della ricerca del capro espiatorio, per la paura ossessionante di fare i conti con il passato, e di lanciare una feroce e salutare autocritica. In questo modo la sinistra si sbriciola, si sperde in mille rivoli, si perde nel fango. Io continuo a credere che non tutto sia perso: si tratta di rifare una sinistra decente. Ma occorrono volti nuovi, nuove energie, e la vecchia voglia di un comunismo vero. Io credo che qualcuno creda ancora al comunismo; si faccia vedere, prima che sia troppo tardi..

Pubblicato il: 24/10/2010

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