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Chi paga la Cultura? La Disperata si rispose

Gian Paolo Aceto

Chi lo paga il concerto al Duomo?!?!?!!!

E qual ? la logica della politica culturblablablale,ecc.ecc.ecc?
E cosa mi metto stasera per l?assemblea di Partito?
La megadomanda sgorg? che pi? spontanea non si  pu? dalle viscere della bionda dagli occhi di ghiaccio davanti al megacartellone troneggiante tra due banchi di megafrutta e  megaortaggi.

Ma  non c?era niente da megafare;  per calmare gli istinti politico-culturali ormai sull?orlo di una disperata crisi di nervi ci voleva un megaarticolo! Bisognava pur rimediare alla mancanza della ?Vera Logica?della politica culturale del tempo che fu.
L?articolo venne di getto, come una fitta di piacere (sempre del tempo che fu).
(Dante,  vado bene oppure stai gi? temperando la matita blu? visto che la lingua italiana  batte dove il dante duole, o vuole?.).
Com?? noto a tutti quelli  cui noto ?,  la CULTURA ? uno dei grandi mali della nostra epoca, dopo l?assenza di cultura, la ?vera cultura?, la subacculturazione assistita dal Partito, e i pomodori che ormai non sanno pi? di niente (ma sempre rossi sono). E quasi cos? la pensava anche il vecchio Goebbels che un giorno disse: ?Quando sento la parola  cultura  la mano mi corre alla pistola?. E anche Zdanov, il grande boss della cultura sovietica, si era morso le mani per non averla detta lui. Ma non ci si scandalizzi, perch? la pensava cos? anche Leopardi, naturalmente con ben altro approfondimento..
Io detesto  le ?politiche culturali?, figurarsi quando sono accompagnate da una richiesta di ?logica?, e per di pi? espressa con accenti di disperazione. Per? la domanda su chi paga ? stata fatta  con cos? tanta partecipazione  viscero-sociale che quasi mi viene da piangere. Ma mi trattengo, anche perch? non ho a portata di mano il mio lacrimatoio da viaggio.

Vengo alla Disperata urlante..

Allora, chi paga?

E qual ?  la logica che guida la politica  culturale del Comune di Orvieto?

Ci si pu? chiedere:: chi ha pagato fino a un anno e mezzo fa??

Il Comune o il Partito? oppure uno dei due pagava l?altro?  e chi pagava chi?

Ma forse la verit?  pi? limpida e  ?logica? era che il Comune  pagava il Partito il quale pagava il Comune che poi pagava il Partito che a sua volta pagava il Comune?

Infatti soltanto una seria politica culturale ha una logica culturale basata su un politicamente corretto (e culturale) libero scambio.

E? una risposta disperata, ma insomma ? una risposta.

Comunque sempre meglio evitare domande disperate.

Ma  la virago della disperazione ha creato una categoria dello spirito, e anche una controcategoria rispetto alla logica-della- politica-culturale-del-Comune-di-Orvieto.

(Nuvole da sud-nord e anche qualche cirro da est-ovest, ecco perch? non  sappiamo che tempo far? nel prossimo minuto, ragion per cui mi dedico alla successiva riga del lamento della Disperata).

La quale come una menade straziata si chiede chi organizza il concerto, visto che si rende conto che non ? pi? il Partito. Un?associazione dal nome difficile e mai sentito.
La Disperata chiam? qualcuno della ?rete interna?, ma nessuno ne sapeva niente.

E dato che non stava su internet, l?inesorabile conseguenza era che il presidente era pi? ignoto di uno gnomo di Zurigo. Quando si dice le trame segrete del capitalismo!.

Poi rivela che il Comune ha firmato un accordo con un membro evidentemente segreto della setta

(dato che non si conosce il presidente, ma forse la suocera ,il cognato?.chiss?.)

?per reperire le risorse economiche secondo il fabbisogno?.

Aver virgolettato queste ultime parole non pu? non significare, da brava astutina sempre all?erta contro la reazione, che dietro c?? tutta una trama oscura e mostruosa, con l?immancabile megadomanda di sinistra di anni fa?: a chi giova?

Per? la sinistra ormai da molto tempo ? diventata monetarista spicciola nelle tasche altrui (anche perch? teme di non poter pi? riempire le proprie), e perci? ecco la domanda da macellai arricchiti. Chi lo paga il concerto?

Che sottintende la scandalosa scoperta che potrebbe non essere pi? il Comune, se non per gli spiccioli.

Poi ci rivela che il megacartellone indica gli eventuali sponsor, e di nuovo si chiede, quasi come se ci? che ha letto fosse russo e dal megacart non si capisca niente

 E dunque chi paga il concerto?

Dopodich? (ma ?intendiamoci?, lettori incolti), ?la buona musica non ? mai troppa?.

Questa meditazione banalmente quantitativa circa qualcosa che dovrebbe essere unico, come l?arte, e quindi non importa se lunga o breve, se larga o stretta, se tanta o poca, come tre note di Eric Satie, come due versi di Stesicoro, come un bacio all?amata rapido e soave, ecco, questa riflessione superplebeocolta su ci? di cui non si pu? sapere tutto ed ? meglio che cos? rimanga, tenta di far capire al lettore eventualmente senza villa in Umbria che il concetto di ?buona musica? lei ce l?ha, e quindi ? giusto ricordarlo anche ai braccianti ?lavoratori?.

Dopo.

Eh, dopo!......

Dopo, la virago non si convince. E riecco la politica culturale, da piano quinquennale.

E la logica disperatamente cercata le fa interrogare la sfera di cristallo, qual ? il senso di un unico concerto, dopo che ce ne sono stati molti altri subito prima in questo mese..

Per la serie degli interrogativi da Chi l?ha visto, confesso che la mia vita sentimentale ? stata qualcosa di drammatico. Pensi che sono state settecentocinquantadue le donne che mi hanno lasciato! Ma si rende conto? Eppure questo non mi impedisce di festeggiare oggi i ventisei anni di affetto con una fanciulletta di cinquantasei.

E cos? pu? essere per la musica. Dopo tanti concertini, un concertone. Perch? scandalizzarsi?

Il concertone come Lei stessa scrive delizier?  per un?ora e mezza il pubblico, che insieme ai

solisti magari canter? il mozartiano ?Mors stupebit, et natura judicandi responsura?.

E forse Mozart si riferiva al contemporaneo orvietano ?tempo che fu?, visto che la Storia, oltre a non ripetersi, costantemente si ripete, e dopo i satrapi del Settecento ci ha propinato i satrapi del Novecento.

Ma lei, che essendo di sinistra si sente costretta a concedere di parlare terra a terra (lo scrive),

non si accontenta di una delizia per una sera, intensa e fuggevole come un innamoramento improvviso, ma ?vuole i benefici per la citt??, cos? come gli interessi per soldi prestati, tot al mese, ?concreti maledetti e subito?. Per chi? Per ?i fruitori?, termine da brivido paracommerciale.

(Dante, sopporta, sono quasi alla fine). (In verit? mi mancherebbero ancora duemila pagine, ma mi fa godere che tu sia costretto a leggere tutto per poter pubblicare, con eventuale divaricazione tra ci? che si censura o si vorrebbe censurare editandolo, e ci? che realmente si pensa).

Poi avanti con  Politica e Kultur, e anche la preoccupazione per un festival che si svolger?, udite udite, in Luglio (quando potrebbe nevicare dato che non ? un mese turistico, e soprattutto ?quando gli orvietani saranno in ferie?.

E quindi il veleno delle signore acculturate: ?il turismo orvietano non ? quello mondano di

Cortina?.

I finanziatori?

?Non vorrei presso i locali?. Non vorrebbe.

E ancora,  ?in cerca di una amministrazione seria?, voi che non sapete ?sapeste quante cose davvero importanti si possono fare?, traduco io, quando si maneggia la grana?(eh, il tempo che fu!....)

D?i! Vado alla fine.

Di questo festival, scrive da ultimo la Disperata ?chi ne beneficer?? La citt?? Ne dubito. Intanto, e senza bisogno di alcuno slogan, si prospetta il ?Requiem? vero e proprio, quello alla cultura prodotta in Orvieto?.

Appunto, quella del tempo che fu.

Pubblicato il: 20/10/2010

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