Archivio Orvietosi Archivio anni 2002-2012: CORSIVI
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Partiti e leaderschip

Mario Tiberi

Che il concetto che i partiti politici siano, per loro intrinseca natura, necessari e forse anche indispensabili all?esercizio delle libert? e al buon funzionamento della democrazia, ? stato giustamente e a ragion veduta inserito, quale elemento fondativo, nell?atto di costituzione del Centro Orvietano di Vita Politica che, pur non aspirando al ruolo di formazione partitica nell?accezione classica del termine, coltiva per? l?ambizione di divenire coagulo di risorse intellettuali interpartitiche al fine di strutturarsi quale aggregazione di riflessione culturale e di elaborazione politica.

I fondatori del COVIP non si sono posti, in via prioritaria, la questione della scelta di un ?leader? che avesse in s? qualit? e doti atti a personificare e identificare nell?uno il tutto perch? convinti, intensamente convinti, che l?utilit? dell?azione di squadra debba ricercare il suo impulso e vigore nel principio della suddivisione del lavoro e dei compiti, in ragione delle individuali inclinazioni caratteriali e delle conoscenze personali specifiche.

Il senso dell?unit? di intenti e della unione delle energie non potr? che discendere, per un verso, dal collegiale sentimento di apprensione per le sorti future della citt? di Orvieto e, dall?altro, ?da una concezione del bene comune come valore superiore alle posizioni di parte?.

La proiezione operativa, infine, dovr? necessariamente orientarsi anche oltre i ristretti confini cittadini e trovare respiro e fortezza da una sempre pi? intensa collaborazione economica e sociale ?con le comunit? del circondario e con quelle contigue della Tuscia Viterbese e del Sud della Toscana, nel contesto di un rinnovato protagonismo nella nostra provincia Ternana e nella Regione dell?Umbria per affermare il ruolo delle aree cerniera che, come la nostra, sono ricche di potenzialit? scarsamente utilizzate?.

Nel contenuto della circoscritta realt? locale, noi ci atteggiamo in tal modo; tutto all?opposto di quel che ci ? dato osservare nella dimensione allargata della sfera nazionale, all?interno della quale, partiti e movimenti d?opinione tendono esageratamente ad innescare meccanismi e processi di

autoidentificazione assoluta nella persona dei loro ?leaders?, fino a giungere al parossismo di renderli delle icone viventi con in capo l?aureola del culto della personalit? e della venerazione idolatra.

Non ? forse cos? per il presidente del Consiglio nel Popolo delle Libert?, per Antonio l?ex magistrato nell?Italia dei Valori, per il ?Senatur? nella Lega Nord ed ora, a conclusione del siparietto, per il presidente della Camera nel neonato soggetto politico avente a nome Futuro e Libert?? Pi? scolorita appare l?immagine del segretario nazionale del Partito Democratico, non perch? non si vorrebbe la presenza di un ?capo carismatico?, ma perch? non ne possiede n? la statura politica n? la forza trascinante e galvanizzante.

Ricondurre il corso delle vicende pubbliche alle transitorie parabole di singoli personaggi, ritengo che sia del tutto limitativo rispetto ad una visione dell?arte della ?politica? che, invece, deve trovare i motivi fondanti della sua fruttifera esistenza nelle categorie filosofiche delle perduranti? idee vincenti? e nei sistemi pragmatici dei ?progetti concretizzabili?.

E un?altra ben pi? nefasta conseguenza discende dall?impalcatura verticistica con una sola punta apicale, poco sopra descritta: il proliferare a macchia d?olio di una miriade di capibastone, capibastonetti e capibastoncini che non servono ad altro se non ad asservire servilmente il ?padrone unico? nella continua ed estenuante opera di portare acqua, non sempre limpida, al suo esclusivo mulino.

Un principe napoletano, tal Antonio de Curtis, individu? nelle schiere di eserciti di cartone gli uomini, cio? i soldati semplici, e i caporali; pi? di recente si sono affacciati, alla ribalta delle ?lotte politiche?, i generali e i colonnelli. Questi ultimi, dopo anni di onorato servizio, si stanno affaccendando per ottenere degli avanzamenti in grado non avvedendosi, per?, che il loro sconsiderato agire sta solo producendo gli effetti di un collettivo e pernicioso de-grado, quello a cui con a volte sconsolata rassegnazione stiamo assistendo.

Pubblicato il: 09/10/2010

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