Archivio Orvietosi Archivio anni 2002-2012: CORSIVI
NOTIZIE CORSIVI

Certo che s?: ? preferibile volteggiare attorno alla Luna

Mario Tiberi

Nel mentre, a lenti passi, di ritorno da Piazza della Repubblica riguadagnavo la prospicienza delle rassicuranti mura domestiche, mi sono tornate alla memoria le parole, credo soavi, di un carme dedicato, e tenuto sinora sotto chiave, al soggetto croce e delizia dei miei pensieri e delle mie ansie: il popolo.

Non il popolo come massa o folla indeterminata, ma come specifica e dignitosa persona, ricondotto ad unit? nella dimensione ideale di un mondo, che mi ? proprio, cosparso di astralit? ed astrazioni e al quale mi ? naturale rivolgermi con un confidenziale ed intimo Tu.

?Ho cantato per te in quella notte di luna, a piedi nudi nell?erba e al dolce suono di melodica musica.

I capelli al vento, le labbra appena socchiuse, la carezza delle note sulla pelle, il cuore e la mente pronti per te.

Ho cantato per i tuoi occhi attenti, per quei tuoi occhi diversi che mi catturano l?anima, l?occhio verde pieno di malinconia, l?altro misterioso di nocciola dorata.

Ho cantato per lo stupore sul tuo viso, per il sorriso caldo sulle tue labbra, per il tuo respiro affannoso, per quel gesto vago di afferrarmi, subito trattenuto dall?incanto e lasciato l? a mezz?aria.

Ho cantato in quella notte perfetta, la catenina d?oro con Lui Redentore al collo, le spalle nude, la musica lenta, la tua voglia addosso a riempirmi di brividi.

Ho poi ballato a te vicino, sempre pi? vicino, mentre sussurravi il mio nome e mi attiravi con lo sguardo fino a caderti tra le braccia e sentire finalmente il tuo cuore.

Ho cantato quella notte sotto la luna bianca al dolce suono di violini e arpe, libero ma prigioniero di Te!.?

Libero, ma prigioniero di te: popolo uno, sacro, sovrano e inviolabile ma anche, amandoti, popolo che non sarai capace di gettare il seme della rivoluzione culturale di cui avresti necessit?; rivoluzione non del ferro di spada insanguinata, e invece pacifica e democratica perch? combattuta con le armi della parola inchiodante e della dialettica convincente.

Il popolo delle italiche terre non si cimenter? mai con la rivoluzione, non ? nelle sue corde; ? un popolo pavido, che si atteggia a modo ?di coniglio e di pecora?, che campa di furberie e miseri privilegi, che ? per sua natura conservatore e poco propenso a vivere la comunit?, che pu? stare anche male ma che trova, pi? faticoso e pericoloso, lottare per una societ? pi? giusta e migliore.

Preferisce delegare, a tutti i livelli amministrativi, ogni potere all?uomo forte di turno, anche se costui ? uno scimunito, bugiardo, ipocrita, presuntuoso e arrogante, incivile e irrispettoso della legalit? e delle istituzioni che pur rappresenta e anche se, in fin dei conti, non migliorer? affatto le condizioni di vita del popolo stesso.

Stai attento, popolo: o imparerai presto ad esercitare una stretta ed avveduta vigilanza sulle questioni che ti riguardano direttamente o gli oligarchi senza controlli, sorridendo sotto i baffi e sfregandosi le mani, continueranno imperterriti a decidere alle tue spalle, a tua insaputa e sulla tua pelle anche contro i tuoi interessi e le tue volont?.

Non dovrai permettere che la dabbenaggine prevalga sull?intelligenza, la pavidit? sul coraggio, la pigrizia sull?efficienza dinamica.

?Odi et Amo?, popolo diletto: di pi? non so dirti!.

Pubblicato il: 29/09/2010

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