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NOTIZIE CORSIVI

LE RAGIONI DI UNA PRESENZA

Mario Tiberi

Ai lettori e alle lettrici che mi domandano, chi candidamente, chi maliziosamente, chi provocatoriamente, il perch? e il percome del mio impegno grammatico nella descrizione delle esperienze umane, sociali, politiche e civili del tempo in essere, mi sento di rispondere attraverso dei concisi e rielaborati brani tratti dal romanzo ?Il salice di Pietro?, da me scritto a pi? riprese, e che desidererei pubblicare prossimamente.

Nella stesura di esso, mi sono avventurato nelle dimensioni metafisiche della verit?, della libert? e della giustizia per salire nell?empireo dei sentimenti dell?amore e del perdono, che sono inscindibili e non possono esistere l?uno senza l?altro, fino a giungere sulla cima apicale della piramide della vita: la Fede Divina; o pi? laicamente la terrena fiducia umana.

L?aver, nell?ultimo decennio, trascorso ore ed ore, se non intere giornate, in compagnia di solo me stesso ha s? rappresentato una condizione alquanto frustrante e miserevole, ma ha pur posseduto degli aspetti inequivocabilmente positivi. Mi ha consentito, per esempio, di soffermarmi a riflettere sulle pi? spinose ed intrigate questioni del vivere sociale e civile, sulla dimensione prettamente morale dei mezzi e dei fini dell?agire umano ed anche su quella, teologica e trascendente, dell?equilibrio tra materia e Spirito nella proiezione dal naturale verso il Divino. Mi sono, cio?, sforzato di lottare per non rimanere travolto dalle tempeste del mondo odierno, per la non accettazione passiva e supina degli accadimenti esterni ed, anzi, per il loro ribaltamento indirizzato a gradi e livelli superiori di elaborazione attiva e propositiva.

Ho avvertito, dunque, che era giunto il momento di rompere gli indugi, di accantonare i dubbi e le incertezze, di superare gli ultimi ostacoli che si frapponevano tra me e la conquista della pienezza della mia interiorit?, di smetterla una volta per sempre di piangermi addosso e, infine, di raggiungere la vetta del monte dalla quale poter osservare con occhi nuovi il mistero e il miracolo delle creature chiamate Uomo e Donna.

Ho assaporato, cos?, la sottile edonia che tutto ci? era doveroso e necessario cominciare a dividerlo e condividerlo con i miei simili, soprattutto con i reietti e i senza speranza.

Sapevo, ora, cosa era e cosa significava il valore del perdono nella componente individuale della purificazione che qualifica l?aspetto personale e che avviene all?interno della propria coscienza, nel grado dualistico della riconciliazione che ne sostanzia l?aspetto relazionale tra vittima e operatore dell?offesa e, oltre, nello stadio collettivo della pacificazione intesa come prospettiva di intervento generalizzato rivolto alle masse indistinte e indefinite. Avevo imparato a donare e a donarmi gratuitamente e disinteressatamente; avevo, cio?, imparato ad amare e con l?amore a provare la gioia del gesto generoso che trova la sua origine, il suo fine e la sua ragion d?essere unicamente in se stesso.

Mi mancava, per?, ancora qualcosa e sentivo che era un qualcosa di veramente importante, di irrinunciabile, di assoluto. Un lampo di luce squarci? l?ultimo velo e davanti agli occhi, uno ad uno, mi passarono le figure di coloro che avevano segnato la mia esistenza: erano tutte persone giuste, perch? pure in spirito e oneste nell?intelletto, e da costoro mi stavano pervenendo le risposte che andavo cercando. La fiducia in loro non l?avevo mai persa e dai loro esempi di vita riapprodai ad una fede ritrovata.

Gli uomini giusti conducono alle sorgenti della Fede che ? inizialmente dono, accettato o rifiutato che sia, ma poi, se accettato, ? sua custodia e conservazione e, quindi, conquista permanente di Essa. Per il mantenimento della Fede bisogna adoperarsi in ogni momento e circostanza e alimentarla e vivificarla costantemente con le azioni di bont?, le opere di misericordia, l?ammissione delle proprie colpe e con la preghiera. L?uomo non solo di oggi, ma quello di sempre, ? confuso e disorientato tra i se, i ma, i perch? della vita e con essi pretende di mettere in discussione tutto, anche la Fede. La Fede, al contrario, ? un?essenza assoluta che non ammette dubbi, scetticismi o vacillamenti in quanto li assorbe e li cancella tutti ed ?, in vero, l?unica, universale ed eterna risposta ad ogni se, ma o perch?.

Riesco ora, attraverso di Essa, a capire finalmente, ad avere coscienza e a fare mio il principio che chi ha fede in Dio non pu? non avere fede negli uomini e che Dio non nega la scienza degli uomini e la scienza degli uomini non esclude Dio.

Parafrasando Ignazio di Antiochia, di gran lunga si avvicina alla verit? l?affermare con risolutezza che ? meglio essere un uomo giusto senza dirlo piuttosto che dirlo senza esserlo.

Pubblicato il: 28/08/2010

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