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UN RICORDO DEL PRESIDENTE COSSIGA

Flavio Zambelli

Ai direttori dei giornali-on-line chiedo che mi sia consentito un ricordo del Presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga, morto proprio la scorsa settimana. Intanto direi che negli anni in cui ha ricoperto la carica di Capo dello Stato (1985-1992), ha avuto il merito di aver compreso prima dei colleghi del suo partito di provenienza ( DC), la fine a cui stava andando incontro il sistema di potere che ha caratterizzato l'Italia dal secondo dopoguerra in avanti. La caduta nel 1989 del muro di Berlino, e la fine della guerra fredda, inevitabilmente hanno poi  determinato conseguenze storiche e politiche anche in Italia. Anzi, soprattutto in Italia. Infatti il nostro Paese, ?  stato quello che maggiormente raffigurava la situazione internazionale, anche nella politica interna. La DC, e i partiti laici minori, rappresentavano la continuit? ideale con il blocco occidentale, quindi USA e alleati. IL PCI, e per un certo periodo anche il PSI, guardavano invece idealmente al modello del blocco comunista orientale, quindi URSS e alleati. Esisteva nel nostro sistema politico-parlamentare una consuetudine istituzionale chiamata "conventio ad excludendum". In base a questa prassi, il PCI , per motivi internazionali, era escluso sistematicamente da qualsiasi partecipazione al Governo italiano. Questa situazione certamente caus? assenza di alternative e assuefazione al potere,(con tutto ci? che questo comporta), della DC, del PSI e degli altri alleati. Cossiga, con le sue esternazioni  dal 1990 in poi, dal Quirinale, chiedeva con forza una riforma significativa del sistema politico-istituzionale, e la fine di quelle consuetudini che riflettevano la situazione internazionale, ormai mutata con la perestroijka di Gorbaciov e la fine del modello sovietico.  In quegli anni, resta discutibile una sua affermazione che defini' "giudici ragazzini" quei magistrati che in et? troppo verde assumevano funzioni inquirenti. Tra questi c'era anche Rosario Livatino, ucciso dalla mafia nel 1990. In questo caso non sono d'accordo nell'attribuire a Cossiga pi? colpe di quelle che ha. Resta solo un dissenso rispetto ad un'affermazione che potrebbe essere stata interpretata da alcuni magistrati giovani in prima linea come una parziale critica al loro lavoro. Negli anni in cui Cossiga ha ricoperto l'incarico di Ministro degli Interni (1977-1978), ha avuto il merito di aver creato, all'interno della Polizia di Stato, i cosiddetti NOCS. Questi sono militari e poliziotti,tra i migliori, addestrati per le missioni e le operazioni anti-terrorismo. O comunque in tutte quelle operazioni ad alto rischio, dove l'uso delle armi ? inevitabile. Ricordiamo la brillante operazione, anni dopo, dei Nocs , che port? alla liberazione del Generale Dozier a Padova, nel 1982, e all'arresto dei brigatisti che lo tenevano sequestrato . Qui, senza sparare un colpo. Ancor pi? delicata fu la missione dei Nocs nel 1989, durante il sequestro dell'imprenditore Dante Belardinelli per mano dell'Anonima sequestri Sarda. I banditi attirarono i militari ,vestiti in borghese, in un agguato presso la piazzola di sosta di San Cesareo lungo l' A1  Firenze-Roma. I Nocs si fecero trovare pronti e, dopo una chirurgica potenza di fuoco, riuscirono a ferire ed arrestare il capo carismatico dell'Anonima sarda. Gli altri banditi vennero tutti ammazzati nella sparatoria. Dopo le rivelazioni dell'arrestato, si arriv? all'operazione successiva che port? alla liberazione, sempre grazie ai Nocs, di Dante Belardinelli, in un casale abbandonato della Toscana. Purtroppo la macchia del periodo di Francesco Cossiga al Ministero degli Interni resta legata alla gestione del  caso-Moro. L'apparato investigativo dello Stato, non riusc? a prevenire il sequestro. E, dopo il rapimento di Aldo Moro, non riusc? ad organizzare una serie intelligence investigativa, per individuare il covo dove le BR tenevano lo statista democristiano. Ci furono errori e mancanze, che fecero perdere del tempo; e il tempo che passava inutilmente, cost? la vita ad Aldo Moro. Non mi sento invece di criticare la linea della Fermezza di Andreotti e Cossiga. Ogni giorno cadevano ammazzati dalle BR , poliziotti,carabinieri, finanzieri e altri funzionari dello Stato. Nonch? gli stessi uomini della scorta di Aldo Moro. Non si poteva aprire una trattativa con gli assassini, solo perch? Moro era un politico di livello nazionale, amico di Cossiga. Certamente servivano altre strade, che non sono state percorse. Nel maggio 1977, durante una manifestazione, sfociata in degli scontri tra forze dell'ordine e manifestanti, mor? la giovane radicale Giorgiana Masi, colpita da un proiettile sparato da un poliziotto. Anche questa resta una macchia nella carriera di Cossiga. Seppur non era ovviamente lui responsabile diretto dell'accaduto, per? restano dubbi sugli ordini che vennero impartiti agli uomini impegnati a fronteggiare i cortei di manifestanti.  Adesso ogni giudizio politico su Francesco Cossiga ? consegnato alla  storia. A me piace ricordare l'uomo, certamente simpatico, umoristico e caratteriale. Alla famiglia, come ho gi?' fatto in precedenza, rinnovo le pi? sentite condoglianze.

Pubblicato il: 23/08/2010

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