Archivio Orvietosi Archivio anni 2002-2012: CORSIVI
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Alla luce del sole

Pier Luigi Leoni

Caro Direttore,
tu descrivi la situazione dei partiti passando, a volo d?uccello, dall?ambito nazionale a quello locale. Ne risulta un quadro inquietante, reso particolarmente drammatico dalla tua inquietudine.
Poich? ciascuno ha diritto alla propria inquietudine, lasciami manifestare la mia, ovviamente con molti sottintesi indispensabili per una serena convivenza. Non ho l?invidiabile attitudine del comune amico Mario Tiberi a dire tutto, volando alla quota degli alti valori. Come diceva un attore siciliano, ho molti pensieri che non condivido. ? meglio che li riservi alle cenette con amici discreti, disposti a perdonarmi anche le contraddizioni e i pentimenti.
Ebbene, il sistema democratico non ? nato ?con l?uomo?,  che ? sopravvissuto per centinaia di  migliaia di anni e si ? sparso in tutto il pianeta, spinto da una concezione sacrale dell?autorit? e della comunit?, minuscola o gigantesca, alla quale apparteneva. Il sistema democratico ? nato ?dall?uomo? in determinate circostanze storiche. I principi della democrazia furono fissati ad Atene, nell?antica Grecia, dove una minoranza di sfaccendati, che campavano sulle spalle degli schiavi e delle donne, passava poco tempo allo stadio e molto a teatro e nelle scuole filosofiche, ma soprattutto in piazza a chiacchierare e a mettere becco su tutto. In epoca moderna, la democrazia ? stata ?reinventata? in Inghilterra, dove fu messo a punto un sistema equilibrato e realistico. La classe degli aristocratici, imparruccati e tutori della tradizione, recintata e ingessata nella Camera dei Pari, i rappresentanti della gente comune collocati nella Camera dei Comuni, divisi in due schieramenti alternativi: chi voleva progredire con moderazione e chi voleva progredire con qualche strappo alla tradizione. Non mi dilungo sul concetto di gente comune, che, a mano a mano che si diffondeva il benessere, si estese gradualmente dalla ricca borghesia al popolino e alle donne.
Ti propino questa miserabile sintesi, per dire, ancora pi? miserabilmente, che la democrazia, come i jeans, ha avuto fortuna perch? funziona. Ha poco o effimero successo chi vuole raffinare il tessuto dei famosi pantaloni, chi vi appiccica ornamenti o toppe, chi lo usa per vestire la parte superiore del corpo. Cos? ha poca fortuna chi non si rassegna alla semplificazione della democrazia mediante due schieramenti che, essendo concretamente alternativi, sdrammatizzano lo scontro delle ideologie e stabilizzano il sistema, con benefici nei rapporti interni e in quelli con l?estero.
Il problema italiano credo che stia nella presenza di tre forti culture politiche gelose delle loro  identit?: quella cattolica, quella socialista e quella liberale. Queste tre culture si scontrano all?interno del PdL e del PD senza rassegnarsi al fatto che il primo ? utile se si decide a svolgere, con moderazione, il ruolo di partito conservatore e il secondo se si decide a svolgere, con moderazione, il ruolo di partito progressista.
Un altro problema (non solo italiano) ? la crescente divaricazione identitaria tra il nord e il sud, che complica le cose, gi? complicate dalla storica e cronica incapacit? di un miope centralismo di valorizzare la vitalit? delle popolazioni meridionali.
La forte personalit? di Silvio Berlusconi, al quale gli italiani di orientamento conservatore si affidano con ormai costante fedelt?, e le deboli personalit? ai vertici del PD, che sconfortano le gente progressista, sono fenomeni contingenti che saranno superati, ma i grossi nodi da sciogliere sono quelli dell?accettazione di un equilibrato bipartitismo e di ampie autonomie regionali che rendano conveniente per tutti stare uniti nello Stivale. N? basteranno le tiepide celebrazioni dell?Unit? d?Italia.
Ci? detto, la situazione di Orvieto non pu? non riflettere quella nazionale, ma nemmeno pu? con essa identificarsi.
I conservatori sono tormentati dalla nostalgia di un partito con tessere, dirigenti, riunioni concitate di pochi appassionati di politica che cercano di far sentire la loro voce agli assessori e ai consiglieri comunali di riferimento. La vicenda finiana crea qualche imbarazzo, ma sostanziale freddezza, come avviene in campo nazionale. Molti hanno sperato di aver trovato in Toni Concina un Berlusconi locale che tenesse alto il loro umore. Ma la situazione che deve affrontare Toni ? molto pi? difficile di quella che deve affrontare Berlusconi, ed ? molto pi? rischiosa per la sua sopravvivenza politica.
I progressisti rispecchiano il disagio e la confusione della sinistra a livello nazionale con due importanti differenze. Una negativa: il peso della responsabilit? di uno sfascio del comune di Orvieto molto superiore, proporzionalmente, a quello nazionale. Una positiva: la sopravvivenza di un prevalente orientamento progressista della popolazione, che fa sperare in un consenso maggioritario in caso elezioni comunali con un candidato sindaco disposto a baciare devotamente la sacra pantofola facendo l?occhiolino ai compagni di via Pianzola.
Ma, come gl?Inglesi insegnano, se il bipartitismo ? quasi un obbligo a livello statale, ? solo un optional a livello locale, dove le situazioni sono pi? svariate e particolari e dove le semplificazioni valide su grande scala vanno prese cum grano salis.
Caro Direttore, non c?? bisogno che ti spieghi che le mie elucubrazioni rafforzano l?esigenza che un discreto numero di conservatori e progressisti orvietani, orgogliosi delle rispettive identit?, ma liberi e sereni (un po? per scelta e un po? per fortuna) si diano da fare per il bene comune senza chiudersi in una loggia massonica, ma esponendosi alla spietatezza della luce del sole.

Pubblicato il: 16/08/2010

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