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'Lectura Dantis', in una inaspettata sera d'agosto

Fausto Cerulli

Lectura Dantis. Al Duomo di Orvieto, mentre per il corso impazzava ed impazziva la movida. Sono stato felice di non essere pi? molto giovane, ho provato sgomento per i giovani assenti. Le giuste luci ad illuminare l'abside, il giusto violino ad accompagnare la voce recitante, il giusto coro ad intonare inni sacri, stranamente profani. L?attore, che si dice allievo di Piera Degli Espsti, ignora l?amore che porto a Piera: e che  mi ha consentito di perdonarle di aver smarrito le poesie che mi aveva chiesto, e che le avevo portato, senza farne copia, una sera a Bomarzo. Mi aspettavo di vederla apparire, con la sua aria apparentemente svagata, e cos? intenta all?essere se stessa negli altri. Ma la sentivo presente. L?attore recitava, da maestro, i canti classici di Dante: Paolo e Francesca, Ulisse, il conte Ugolino, ed io mi accorgevo di saperli a memoria, verso dopo verso, e mi veniva di ringraziare il professor Tiberi, che pretendeva da noi che  trattenessimo a mente quei versi, con altri di Foscolo e di Leopardi, e qualche brano, in greco, dell?Apologia di Socrate?.nulla pu? esserci di male per l?uomo onesto, n? quando vive, n? quando muore?. E ci sembrava allora una inutile imposizione, ed ora so che era un consiglio di vita.  Recitavo nella mia mente le parole della voce recitante, anticipavo le emozioni, le sentivo riaffiorare, confermandosi. E non era, lo giuro, compiacimento di cultura, era esercizio stupendo della memoria quando la memoria ? un presente continuo. Sillabavo mentalmente e pensavo a quanto avrebbe fatto bene, lo spettacolo cui assistevo con quasi accanita partecipazione, a tutti quei giovani che proprio a quell?ora, storditi da musica a palla e da vino a gog?, affollavano le vie di Orvieto Di Notte, ignari di quanto stavano perdendo. A loro compete Vasco  Rossi, e non lo dico con cattiveria. Semmai vorrei essere cattivo con quei loro insegnanti che non avendo fatto capire loro Dante, non hanno insegnato nulla.

In questi giorni di agosto, Orvieto ? piena di eventi di alto profilo; e mi angoscia l?assenza dei giovani, il loro non sapere quello che perdono, e perdono per colpa non loro.

Pensavo che amare Dante, non mi aveva impedito e non mi impedisce di essere marxista; e ricordavo chi mi aveva insegnato di un Dante profondamente laico, anche quando cantava della Vergine figlia del suo figlio. Pensavo che la cultura, se non ? erudizione, ? sempre rivoluzionaria, perch? ? coscienza, e la coscienza abbatte il potere. Pensavo che era bello pensare, era giusto non essere assente in qualche stordimento banale. L?attore, la voce recitante, come si deve dire, era

veramente magistrale, soprattutto nelle invettive, nei toni alti, ma senza gigioneria. Io ero distratto da altro, dalle vetrate dell?abside, dal Cristo illuminato con quasi crudele precisione.  E da quella ragazza, seduta accanto a me, che seguiva la Lectura Dantis ad occhi chiusi, come ascoltasse una sinfonia. Avrei voluto abbracciarla, dirle che era vera, era giusta, era sana, era rivoluzionaria.

Ma non volevo turbare il suo ascolto quasi ascetico. Un ascolto che urlava quasi la propria commossa attenzione nel Duomo, che ogni tanto mi ? casa.  Avrei voluto parlare, alla fine della recitazione musicata, e come musicata.  Ma avrei dovuto dire di me,  della mia vita passata, della mia vita futura; e qualcuno avrebbe detto ecco il solito Cerulli che  vuole fare comunque il protagonista.  E pensare che invece mi sentivo infinitamente umile, infinitamente grato, infinitamente lontano dalle mie depressioni di piccolo borghese. Ecco quello che pu? darti Dante, in una sera di agosto che non ti aspettavi, e che ti esalta e che insieme ti schiaccia. Ha preso la parola Scanavino, mi ha commosso quando ha detto ? la nostra Orvieto?. Lui che di Orvieto non ?, come io non lo sono, ma che sa sentirla sua, ne va orgoglioso. Mentre gli orvietani veraci non conoscono la loro Orvieto vera, l?immensa.  Cristo, ancora una volta mi trovo a dir bene di un Vescovo. Scanavino, se vogliamo essere veramente amici, dobbiamo prendere una decisione, una volta per tutte: o tu diventi leggermente miscredente o io divento leggermente pio.

Pubblicato il: 14/08/2010

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