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Per una 'Pax Urbevetana

Mario Tiberi

Su cosa sia e come venga esercitato il potere, in particolare quello politico, fior fiore di studiosi e pensatori si sono pronunciati nel corso dei secoli, senza per? mai arrivare a conclusioni univoche o definitive per il solo motivo che l?arte della politica non ? affatto una scienza esatta e, come tale, non pu? aspirare a dettare regole universalmente riconosciute come inconfutabili ed assolute.

Mi prover? anch?io a formulare una digressione sull?argomento, senza avere la presunzione di pervenire a fantomatici traguardi strabilianti, ma con l?intenzione non celata di fornire alcuni squarci di chiarezza e concretezza.

Il potere, nella sua accezione pi? deteriore e brutale, ? visto e vissuto come attrezzo, a guisa di grimaldello, per scardinare e imporre con la forza la propria volont? su quella altrui; per incapsulare con le armi del ricatto e della ritorsione il democratico dispiegarsi delle libert? individuali sia di pensiero che di movimento; per instaurare un ordine costituito fondato sulla sopraffazione e sullo sfruttamento dell?uomo sull?uomo; per essere esso stesso il simbolo personificato dell?arroganza insolente e della prepotenza opprimente.

Il potere, cos? concepito, a differenza della ?Potestas auctoritatis?, legittimamente esercitata sul fondamento delle leggi costituzionali, inevitabilmente si veste delle forme del sopruso e della prevaricazione. Il potere, cos? praticato, si connota adunque della caratteristica di esistere abusivamente come il solo e unico fine della politica mentre, invece, ne dovrebbe essere lo strumento legale di svolgimento e di esplicazione dell?azione benefica di quest?ultima a favore di una comunit? civilmente strutturata e normativamente amministrata.

Dovremo porgere gratitudine, tutti quanti, alla saggezza di Pier Luigi Leoni che ci ha rammentato un insegnamento decisivo per chiunque voglia cimentarsi nella vita pubblica e, cio?, che per ben governare bisogna conoscere e, cio? ancora, che per ben esercitare il potere bisogna applicarsi allo studio, svestirsi degli abiti della superbia e rendere propria la propensione disinteressata al servizio degli altri.

Francesco, il giullare di Assisi, port? a compimento la missione affidatagli dalla Divina Provvidenza nel momento in cui, ai quattro angoli del nostro pianeta, risuon? il messaggio di pace e di riconciliazione racchiuso nel proclama a seguire: ? Mi arricchir? di tutto ci? che perder?; mi arricchir? di spirito per tutto ci? che perder? di terra?.

Come non capire che ? il potere di magistero, e non quello del tempo provvisorio, a cui bisogna tendere?.

Pur nel ridotto della nostra realt? cittadina, basta spalancare una finestra di visuale per accorgersi che intere categorie sociali, produttive, imprenditoriali di ogni settore versano in una penosa condizione di conflittualit? permanente e si trovano in uno stato di belligeranza, dichiarato o non, l?una contro l?altra; nei partiti e tra i partiti nella societ?, ? in perenne evidenza e al centro di ogni agire una indomabile lotta per il potere, una singolar tenzone finalizzata alla conquista del potere per il potere con le nefaste conseguenze di cui il cittadino ne ? incolpevole e indifesa vittima.

Alla pace ecumenica di Francesco sar? necessario, onde uscire dalle descritte strettoie, affiancarne una pi? particolare che il cuore mi detta di chiamare ?Pax Urbevetana?, a memoria della ?Pax Romana?, intesa come valore di etica politica e civile. Per raggiungerla, i partiti presenti sulla scena amministrativa della citt?, o quantomeno i due principali, dovranno abbandonare le virulente contese intestine per il potere e dedicarsi, invece, alla programmazione di strategie utili al ristabilimento delle condizioni per lo sviluppo ?latu sensu?, attraverso una ritrovata armonia in funzione di una pi? ampia e complessiva ?pax socialis? cittadina.

Per ottenere ci?, il potere politico e amministrativo non pu? che distendersi lungo le morbide fattezze di un volto sereno ed umano.

 

Pubblicato il: 09/08/2010

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