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Derivati e cravatte

Pier Luigi Leoni

Caro Direttore,

sulle responsabilit? politiche, penali e contabili degli amministratori comunali di Orvieto ho le mie opinioni, che non ho mai mancato di manifestare, stando per? molto attento a non mettere la testa nel cappio di una denuncia o di una querela.

Invece non metto becco nelle questioni interne del PD, perch? sono affari degli iscritti orvietani di quel partito. Essi sono (per uno strano fenomeno, degno di uno studio sociologico)  quasi duemila e pertanto sono in grado di esprimere numerose e articolate opinioni.

Consentimi per? di confessare che la notizia dei quindici amministratori e dirigenti finiti nel torchio della Corte dei Conti non mi ha fatto n? caldo n? freddo. I miei capelli bianchi e quarant?anni di lavoro nei comuni italiani mi fanno azzardare una previsione: non dovranno mai tirar fuori una lira. Dovranno anticipare qualcosa per gli avvocati, con la buona possibilit? di avere un rimborso dal Comune.

Mi spiego. Per una decina d?anni, centinaia di azzimati funzionari di banca hanno battuto tutti i municipi d?Italia per proporre contratti  di cui amministratori e funzionari comunali capivano ben poco. E forse non erano chiari agli stessi bancari, che ripetevano a pappagallo la presentazione di prodotti che i superiori li costringevano minacciosamente a piazzare. La complicata (e avvelenata) torta che essi offrivano aveva sulla cima un?appetitosa ciliegina. L?amministrazione comunale che firmava il contratto incassava subito un piccolo capitale da impiegare discrezionalmente per quelle piccole opere che rimangono sempre indietro, ma piacciono tanto agli amministratori che le fanno e agli elettori che le usano.

Nel silenzio del governo, della magistratura e della stampa si perpetrava, in forma massiccia, quella che era una ?cosa? (lascio ai lettori la definizione non generica)  gigantesca. Anzi, la stampa specializzata si profondeva in articoloni contorti sui nuovi prodotti finanziari e sulla genialit? dei loro inventori.

N? posso dire che le banche mollassero appetitose commissioni o altri favori ai funzionari comunali che le agevolavano. Spero di no. Ma l?euforia della speculazione finanziaria era incoraggiata da un clima che, a parer mio, ridimensiona le colpe di amministratori e funzionari e le abbassa sotto la soglia della responsabilit? contabile.

Consentimi per? di ricordare che un giorno si presentarono nel mio ufficio di segretario comunale e responsabile del servizio finanziario due funzionari di banca vestiti di tutto punto, firmatissimi dalla testa ai piedi, comprese le fiammanti borse di pelle. Ma i miei nervi, solitamente ben saldi, subirono particolarmente l?urto delle cravatte. Ciascuno di loro portava, annodato al collo, mezzo chilo di seta colorata, di valore superiore a tutto il mio abbigliamento.

Radunai le forze e ascoltai con cortesia le loro proposte. Capivo molto poco di quello che dicevano e osai fare qualche domanda. Le risposte non mi piacquero, come non mi erano piaciuti loro.

Si congedarono con finta cortesia dicendomi, in pratica, che con me era tempo perso e avrebbero parlato col sindaco. Ovviamente, col sindaco, che era una persona intelligente,  parlai prima io.

Quel comune non entr? mai nel vortice dei derivati. Fu merito mio o colpa di quelle due cravatte?

Pubblicato il: 01/08/2010

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