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Straordinario ORVIETO MUSICA. Snobbato dagli orvietani. Nuovo appuntamento il 9 luglio

Fausto Cerulli

Della serie voglio farmi del male da solo. Sottili prove di masochismo. Orvieto ha a disposizione vere e proprie perle, e se le lascia tranquillamente sfuggire di mano. Pensavo a questo mentre, nella sconsacrata stupenda chiesa di S. Agostino, tra le statue solenni che un tempo stavano accanto alle colonne del Duomo, ascoltavo un meraviglioso quartetto in re minore di Mozart, eseguito dal complesso Orvieto Musica, con una flautista di eccezione come Bianca Garcia. , e con studenti di musica da camera classica e contemporanea addestrati, e come addestrati, da professori di altissimo livello provenienti dalle maggiori Universit? degli Stati Uniti. Il pubblico si distingueva per la quasi assoluta assenza di abitanti di Orvieto e del circondario, giustamente intenti a gustarsi le pallonate mondiali o la musica a palla delle mille bande, nel senso buono, orvietane doc.

Non voglio fare il disfattista, e non voglio tessere le lodi della cultura elitaria, che mi sta sulle palle, come sa chi mi conosce appena. Ma non era musica per una cerchia di adepti, quella che andavo ascoltando: era musica pura, purissima, comprensibile a tutti come ogni arte vera. Quel concerto faceva parte di una serie, che si ? svolta dal Museo Greco al delizioso ridotto del Teatro Mancinelli a Piazza Monaldeschi.  E che si concluder? il 9 di questo torrido mese di luglio alla sala Expo del Palazzo del Capitano. Ero rammaricato dalla latitanza degli orvietani, pensavo che stessero ancora perdendo una occasione rara di ascolto di musica vera.  E mi ? venuto in mente di parlarne con la direttrice artistica della manifestazione, la pianista, e non solo, Nyela Basney. Lei mi ha ricordato che la manifestazione si svolge ad Orvieto ormai da diciassette anni, mi ha manifestato un leggero disappunto per la scarsa partecipazione degli orvietani, ma lo ha fatto con l?aria di dire peggio per loro. Insieme abbiamo cercato di capire il perch? di tale latitanza: forse scarsa pubblicit? data all? evento, forse scarsa attenzione da parte di chi dovrebbe e potrebbe essere attento, in alto loco. Dico subito che non me la prendo con Toni Concina, che il quei giorni aveva le sue brave gatte da pelare per via del bilancio da far approvare (a proposito, complimenti per la mossa di farsi vidimare preventivamente il bilancio dalla Corte dei Conti, una mossa raffinata e vincente) e che, avvisato da me dell?evento, via cellulare,  ha letto in ritardo il mio sms, e non ha fatto in tempo ad essere presente: ma almeno ha avuto il buon gusto di rispondermi con uno sms che si concludeva con un secco ? peccato?. Il fatto che il Sindaco fosse a scarsa conoscenza dell?evento dimostra come tale tipo di eventi non sia abbastanza seguito e conosciuto. Scuso dunque Toni Concina,e lo scuso a costo di passare per un suo sostenitore di comodo, arrembato sulla barca del vincitore.  Ma non posso scusare tutti gli autorevoli titolatissimi esponenti delle Istituzioni Locali( Dio solo sa quanto mi costa usare queste maiuscole, ma tant?? O non ?, per meglio dire). Con la sola eccezione di Francesco Venturi, Presidente dell?Opera del Duomo, che ? forse il solo esponente delle Istituzioni a seguire questo tipo di eventi. Orvieto Musica, si badi, non costa nulla ai cosiddetti contribuenti orvietani, in quanto si autofinanzia oppure ? finanziato dalle Universit? degli States: e mi tocca parlar bene degli States, e lo faccio volentieri una volta tanto. Io credo che se la cosiddetta classe dirigente, e il cosiddetto ceto intellettuale orvietano si disinteressano di questo tipo di eccellenti manifestazioni, essi si rendono responsabili di un comportamento di pubblica diseducazione: non voglio parlare di buoni o cattivi maestri, ma sono convinto che ai giovani non viene dato un buon esempio, se non si cerca di coinvolgerli in qualche modo a questi eventi di pura cultura. E non parlo dell?Amministrazione Comunale, parlo soprattutto di quel ceto intellettuale che dovrebbe dare una impronta alla vita culturale locale, e non lo fa: per trascuratezza o per incultura, scegliete voi.

Ma torno ad Orvieto Musica: un evento elegante e raffinato, ma nello stesso tempo popolare e democratico: mi ha colpito e mi colpisce, ad esempio, che i concertisti, al termine delle loro esibizioni, invece di star l? ad aspettare gli applausi, si prendano cura di ringraziare il pubblico, che dovrebbe essere il ringraziante. Un dettaglio, direte voi: ma un dettaglio che la dice lunga su un modo diverso di intendere la cultura: i professori, e che professori, non stanno in cattedra, anzi offrono quasi con umilt? i loro preziosi regali. Che gli orvietani, con quasi tragica puntualit?, non raccolgono. Spero di non avere offeso nessuno, e se lo ho fatto mi scuso, non volevo.

Volevo soltanto mettere in evidenza un preoccupante fenomeno di latitanza culturale, e tessere, questo s? intenzionalmente ma senza piaggeria, le lodi di Orvieto Musica. Concludo con una notazione molto indicativa: quando Orvieto Musica ha occupato lo spazio di Piazza Monaldeschi, un attento ristoratore con locale sulla Piazza, si ? attirato le ire furibonde degli abitanti del quartiere, solo per averli invitati a lasciar libera la piazza dalle loro vetture per una sera.

Per terminare, e termino davvero, mi permetto uno spot pubblicitario: invito i miei trentacinque lettori ad essere presenti al concerto finale. Appuntamento venerd? 9 luglio, ore 21,30, Palazzo del Popolo. Sala Expo. Mi assumo la responsabilit? di prevedere che i miei trentacinque lettori saranno soddisfatti, con la loro presenza in qualche modo riparatrice. Hasta la victoria sempre, come dice un mio amico. E sparo la mia preferenza, da non esperto: tra i docenti, che spesso appaiono alla ribalta, accanto agli studenti timidi ma nello stesso tempo sicuri, vorrei citare Elinor Frey, che dirige l?ensemble d?archi, e che, con la sua faccia da ragazzina scappata dal college, suona il violoncello in maniera che mi appare superba. Ma gli altri, tutti gli altri, non sono da meno.  La direttrice artistica, mi ha detto che la manifestazione proseguir? nei prossimi anni, e che si prepara a celebrare degnamente il ventesimo anno di presenza ad Orvieto. Cristo, signori delle Istituzioni ed intellettuali da bar, cercate di accorgervi di Orvieto Musica, fatevi vivi, se siete ancora vivi. Ma di questo occorrerebbe discutere a lungo. Troppo a lungo. 

Pubblicato il: 05/07/2010

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