Archivio Orvietosi Archivio anni 2002-2012: CORSIVI
NOTIZIE CORSIVI

ORAZI E CURIAZI

Mario Tiberi

Che la politica, almeno nell?accezione di esercizio delle funzioni di intermediazione tra interessi contrapposti, sia ormai da troppo tempo in profonda crisi di disciplina dottrinale e di essenza identitaria ? questione arcinota ed ha appassionato, continuando ad appassionare, un nugolo assai vasto di commentatori e di osservatori delle vicende civili e sociali.

La diagnosi patologica ? stata redatta in tutte le lingue e in tutte le salse; per la prognosi e i suoi rimedi si ha la sensazione di brancolare nel buio pi? pesto o perch? non si riesce a mettere a fuoco il reale centro del problema o, peggio ancora, perch? non si ha la volont? determinante di aggredire con forza la malattia, isolarla e circoscriverla per poi sconfiggerla.

Eppure una sana ed efficace ricetta ? appena oltre la punta delle nostre scarpe; basterebbe con umilt? abbassare lo sguardo e rendere omaggio alla storia in quanto maestra di vita.

Pericle, tra i pi? grandi e illuminati statisti greci, nel 461 avanti Cristo si rivolse all?assemblea del popolo Ateniese con il seguente proclama che, da alcuni giorni, ? affisso anche nelle stanze di via Pianzola, sede del PD di Orvieto.

Dissert? Pericle: ?Qui ad Atene noi facciamo cos?. Il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi e, per questo, viene chiamato democrazia. Le leggi qui assicurano una giustizia uguale per tutti nelle loro dispute private, ma noi non ignoriamo mai i meriti dell?eccellenza. Quando un cittadino si distingue, allora esso sar?, a preferenza di altri, chiamato a servire lo Stato, ma non come un atto di privilegio, bens? invece come una ricompensa al merito e, se povero, la sua povert? non costituisce un impedimento. Noi siamo liberi, liberi di vivere proprio come ci piace e tuttavia siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi pericolo per tutti, ergendoci contro di esso come fossimo un corpo unico?.

Prosegue Pericle: ?Un cittadino Ateniese non trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private, ma soprattutto non si occupa dei pubblici affari per risolvere le sue questioni private. Ci ? stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte che risiedono nell?universale sentimento di ci? che ? giusto e di ci? che ? buon senso. Un uomo che non si interessa allo Stato noi non lo consideriamo innocuo, ma inutile; e bench? in pochi siano in grado di dare vita ad una politica, beh tutti, qui ad Atene, siamo in grado di giudicarla. Insomma, io proclamo che Atene ? la scuola dell?Ellade e che ogni Ateniese cresce sviluppando in s? una felice predisposizione al Bene Comune, la fiducia in se stesso, la prontezza a fronteggiare qualsiasi situazione ed ? per questo che la nostra Citt? ? aperta al mondo e noi non cacciamo mai uno straniero. Qui ad Atene noi facciamo cos??.

Orbene, l?insegnamento di Pericle pu? senz?altro riassumersi nel fatto che il male inguaribile, e perci? letale, per i sistemi di governo democratico risiede nella incongruenza tra saldi principi e sue false applicazioni, tra il potere del pensiero originale e innovativo, vorrei quasi dire geniale, e l?avvilente potere spicciolo quello, tanto per intenderci, della ?negotiorum parvorum gestio?.

Siamo dunque alle solite, con la riaffermazione del primato dell?intelligenza attraverso l?individuare, selezionare e consentire l?emergere di una ?aristocrazia intellettuale? che affondi le sue radici nell?etimo pi? intimo del termine greco ?Aristos? che ha il significato classico di ?Migliore?.

Il migliore, per studi, conoscenze dottrinali, capacit? di mente e di cuore, non si isola e non si erge superbamente al di sopra delle ?gentes?, anzi ne rimane loro saldamente al fianco, si immerge totalmente nelle profondit? della coscienza popolare, la adotta come sua per farla crescere e riscattarla dalla schiavit? delle diversit? diseguaglianti. E perch? avviene tutto ci?: perch? il migliore ? ben consapevole che ogni essere umano ? diverso dall?altro e, dal riconoscimento e dal rispetto della singola diversit?, arriva a comprendere che detto essere ? uguale al suo simile proprio perch? diverso e, in quanto tale, meritevole di tutela giuridica e di protezione sociale.

Ecco, dunque, che il principio di uguaglianza affonda le sue primigenie origini nella diversit? degli esseri umani tra di loro, per bisogni e capacit?; il soddisfacimento del bisogno individuale e il riconoscimento della capacit? personale li rendono uguali gli uni agli altri.

Il potere della politica spicciola che rende cos? tormentosi i nostri giorni assomiglia molto ai Curiazi i quali, solo apparentemente, sembravano forti e invincibili; il potere delle intelligenze pensanti ? invece paragonabile agli Orazi, meno prestanti e possenti, per? pi? acuti e scaltri nella elaborazione di una strategia vincente, pi? ragionatori e riflessivi. E alla fine vinsero gli Orazi!.

Pubblicato il: 18/06/2010

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