Archivio Orvietosi Archivio anni 2002-2012: CORSIVI
NOTIZIE CORSIVI

SCRIVERE AIUTA A VIVERE

Mario Tiberi

Le attivit? umane, tutte le attivit? umane, da che il mondo ? mondo, sono state sempre oggetto di apprezzamenti talora sinceri, talora interessati come anche di critiche pur feroci quanto pi? velate e, ad onor del vero, lo sono tuttora nonostante si tenda a canalizzarle in alvei di benpensante perbenismo.

Alla luce della premessa asserzione, non mi ha mai meravigliato la circostanza di essere redarguito a motivo di una eccessiva verborrea che, a detta di taluni, spesso e volentieri rischia di sconfinare nel terreno di una facondia alluvionale, a volte intenzionalmente irritante, a volte licenziata con pressappochismo e frettolosit?.

Ultimamente, una gentile lettrice ha onestamente ammesso di non aver tempo da perdere per dedicarsi alla scrittura di eloquenti discorsi il cui, unico fine, parrebbe essere quello di mettersi in mostra; un cortese lettore, al contrario e senza mezzi termini, ha sentenziato che ? convenientemente preferibile astenersi dall?addentrarsi nel pensiero altrui perch?, conoscere, comporta fatica e scatena il sobbalzare dal comodo dell?ignoranza, miserevole ma utilitaria e producente sul piano della logica opportunista delle ?tre scimmiette?.

Comprendo meglio le ragioni della lettrice dettate, probabilmente, dagli affanni convulsivi a cui si ? costretti dal logorio della vita moderna; molto meno mi ? dato di accettare quelle esposte dall?incauto lettore. Ad entrambi come a tutti, e non ho difficolt? a tenerla celata, vorrei per? rivolgere una sinottica riflessione sulla vitale importanza del segnare in forma grafica i propri stati d?animo, la propria visione di ci? che ci circonda, le proprie concezioni e convinzioni esistenziali.

E? il lasciare traccia di noi; di quello che, da inappagati, siamo stati e di quello che avremmo voluto essere per soddisfare e per soddisfarci: vale a dire, la ricerca infinita del finito accompagnata dalla coscienza fiduciosa che, dalla caducit? del provvisorio e del transeunte, si possa aprire la porta escatologica della speranza che non ci troviamo ad esistere solo per una fortuita casualit?.

Scrivere, consegnare cio? al fluire degli eventi l?istantanea dei nostri istanti, ma anche dei nostri istinti, riveste incommensurabile efficacia nella terapia di due tra i principali malanni dell?animo umano: il sentimento della solitudine e della dispersione e, poi, la sensazione spesso palpabile della inutilit? del nostro trascorrere e del nostro agire.

Quante volte, anche nell?arco della stessa giornata, proviamo l?ambascia dello smarrimento di fronte alle soverchianti forze cosmiche e ci sentiamo soli, sperduti, schiacciati dal peso insostenibile delle vicende umane le quali, una volta che ci sembrano raggiunte e dominate, ? proprio quello il momento in cui ci sfuggono nuovamente di mano provocandoci sconforto, amarezze e delusioni.

E? la medesima solitudine di chi ha ingaggiato, nella politica e nel sociale, un?appassionata tenzone per il trionfo dell?equit? e della severit? morale e si trova, invece, obbligato a dover ripiegare a cagione della incongruit? delle sue pur valide e profuse energie, perch? incompreso e, a volte, anche criminalizzato.

A ci? si accompagna, inevitabilmente, il devastante senso dell?avvertita inutilit? delle proprie azioni, ancorch? degne e nobili, in quanto le mete prefissate evaporano e si rendono evanescenti a fronte del cozzare contro i muri dell?omert? mistificatrice e dell?apatia utilitaristica.

Sopravviene, allora, un desiderio smodato e irrefrenabile di affidare a ?carta, penna e calamaio? il compito di essenzializzarsi come lo scrigno magico dove custodire gelosamente le confessioni pi? intime e segrete, confidate prima a se stessi, per poi, se del caso, divulgarle a beneficio delle intere ?civitates?.

Se cos? ? e cos? sar?, lo scrivere non assolver? solamente al modesto ruolo di generico sostegno al vivere, bens? a quello di gran lunga pi? edificante di ausilio eccellente al ?Primum Vivere?.

Pubblicato il: 12/06/2010

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