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Applausi

Nello Riscaldati

Alle ore 17.10 dell'8 agosto 1996 un fragoroso applauso esplose, rimbalz?, si framment? e si frantum? per andare poi a disperdersi tra le navate del Duomo di Orvieto.

Adriano Casasole, breve Sindaco della citt?, aveva lasciato questo porco mondo solo qualche giorno prima. Funerali solenni, facce da funerale, vestiti da funerale, cravatte e scarpe da funerale cattedrale gremita.

Lunga Messa officiata dai celebranti con quella voce tremula, con quel canto lamentato che, da solo, ti fa pensare a cose dell'altro mondo, senza principio n? fine, cose che ti mettono addosso una paura porca puttana come, per esempio quel ?in die illa tremenda, quando coeli movendi sunt terrae?, che, da sola, ti fa accapponare la pelle.

Orazioni funebri strazianti di Don Eraldo Rosatelli e di Donato Catamo, specie quella di quest'ultimo. I convenuti reagirono come poterono: starnuti a salve, colpi di tosse a mitraglia, batterie di nasi soffiati e lacrime quanto basta. Specie per le donne, si sa, la lacrima guasta il trucco e dopo, una volta fuori, sono dolori per operare un restauro quanto meno decente.

Pur se qui trattasi di considerazioni generali e che non riguardano il caso singolo, ? incredibile quanto si ? considerati bravi e buoni da morti, quante virt? vengono ascritte allo scomparso, quante capacit?, quanto enorme ? la ferita e quanto ? incolmabile il vuoto che lascia nella citt? e tra i cittadini colui che va a dormire sulla collina che guarda Orvieto da occidente.

Forse per questo vengono rievocati i ricordi pi? belli, quelli che ti strappano le lacrime dagli occhi e che fanno dire ai convenuti: ?Ma perch? proprio lui!?

E qui il discorso per? si ferma di botto anche perch? verrebbe fatto di dire: -E chi altri se no,..voglio dire io no, almeno per il momento,...anzi, appena terminata la cerimonia, devo ricordarmi di  telefonare al dottore,...cos? per un controllino,...solo per un controllino,...!-

Certo in un funerale tutto deve essere funebre se no che funerale sarebbe, anzi pi? ? funebre e pi? ? solenne.

Chiss? poi perch? ? stato scelto il nero, che non non ? nemmeno un colore, come emblematico del lutto. Forse perch? ci induce a pensare al nulla, al buio, alla fine, alla notte eterna ed altre allegrie del genere fin da vivi. Mah!

?Libera me Domine, de morte aeterna,...? intona tristemente l'officiante.

Eppure qualche civilt?, come colore del lutto scelse in passato addirittura il bianco, e fece bene perch? il bianco ? la somma di tutti i colori.

Ma torniamo in Duomo. Terminato il  rito e le lamentazioni ecco esplodere l'applauso! Gi?, l'applauso! Oggi l'applauso in certi funerali ? diventato  quasi obbligatorio.

-Ma chiss? che cavolo staranno applaudendo!-

Si chiese tra s? e s? Adriano, assistendo all'evento dall'alto dei Cieli tra contrastanti sentimenti di stupore e meraviglia.

-E casomai perch? proprio e solamente adesso?! Non potevano pensarci prima i miei compagni,..?! Per esempio qualche anno fa?!Porgendomi allora una mano quando la chiedevo perch? ne avevo bisogno?! Mentre adesso, e la cosa ? veramente curiosa, di mano, quando non mi servono pi?, tu guardali, me ne porgono addirittura due, battendole insieme! E applaudono anche quelli che,..! Ma ti dico io,...! Secondo me quelli poco lontano vanno! A Orvieto servono ben altro che gli applausi,...!-

E in effetti, a ben ragionare, sembra che la questione non sia manifestamente infondata. Difatti l'applauso, come ? noto, ? un atto di consenso rivolto di solito a chi taglia per primo un traguardo importante, oppure a chi tiene a lungo un do di petto o a chi danza nell'aria volteggiando leggera o leggero come una silfide, e via dicendo.

Ma che significato ha se indirizzato a qualcuno che ha lasciato questa valle di lacrime sicuramente controtempo e controvoglia, perch? a tutt'oggi il traguardo del ?mondo migliore? ciascuno cerca di spostarselo pi? avanti che pu?, cedendo quindi pi? che volentieri  il passo a tutti gli altri concorrenti in tale gara, ciascuno convinto che essendo lui il peggiore di tutti, sia cosa buona e giusta favorire i disegni del Padreterno che, a quanto si dice, preferirebbe che salissero a Lui sempre i migliori con per? la disastrosa conseguenza di lasciare questo mondo in bal?a di una manica di filibustieri, di corrotti e di corruttori.

Alcuni sostengono, con dati statistici e buone argomentazioni, che  tale disegno si stia realizzando addirittura in questi anni.

Tanto pi? se un qualcuno, portato come bandiera fin quando risulta utile, viene poi relegato in una specie di confino di solitudine quando le impietose trame delle congiunture politiche lo richiedono.

Ma ahim?! Tale ? l'ipocrisia di chi non ha lacrime da piangere che, battendo le mani nel fragore dell'applauso, riesce a nascondere magistralmente quel ?Meglio a lui che a me?, invettiva che La Rochefoucault rende con somma arguzia l? dove ammonisce che,... ?nell'avversa fortuna dei nostri migliori amici cogliamo sempre qualcosa che non ci dispiace,..!?

Comunque un applauso chiude una pratica e, terminata la cerimonia, si parla subito d'altro. La vita, come ? noto, continua e poi, a emozioni sopite, si potr? sempre pensare con calma e seriamente a commemorazioni anniversaristiche o ad intitolazioni di non so che cosa o alla compilazione di un volumetto con gli attestati di cordoglio, di stima e di rimpianto di quanti ebbero a che fare con la scomparso. Il fatto ? che il mondo non pu? fermarsi dato che, come si sa, chi si ferma ? perduto e allora anche noi, per non perderci, siamo costretti per forza di cose ad andare avanti finch?  al Padreterno piacer?.

Adriano fu un uomo buono e generoso e nella sua non lunga esistenza sicuramente restitu? molto di pi? di quanto ricevette. Incontrandolo l'avreste visto sempre sorridente e calmo anche se qualche volta la calma era per lui un atteggiamento necessario per dissimulare i problemi che incontrava nella gestione della molteplicit? delle cariche pubbliche che, di seguito, ricopr? fino a diventare Sindaco di Orvieto.

Non ? questa la sede per scrivere di comportamenti, intrighi e maneggi politici del passato anche perch? prove e protagonisti, vivi o morti che siano, sono ormai evaporati nel nulla. Ma credo sia indiscutibile che, per la stima che incontrava ed il prestigio che andava conseguendo, via via l'ombra di Adriano si stesse facendo troppo lunga e troppo larga. Di conseguenza non erano in pochi sia a voler fuggire da questo cono opaco che li oscurava sia a tentare di neutralizzarlo.

Capitava di incontrarci in Piazza del Duomo di sera quando lui usciva, sempre per ultimo,  da solo e dopo aver spento tutte le luci, dalla sede dell'Usl in Via Maitani, all'epoca Usl dell'Orvietano e della quale era Presidente.

Ci facevamo una passeggiata per Via del Duomo, il Corso Cavour fino al Teatro, poi giravamo a sinistra per il Reto Lungo, Via in fondo alla quale lui abitava con la famiglia, proprio di fronte all'Accademia.

Qualche volta capitava che, accompagnato io lui, lui, per continuare il discorso, riaccompagnava me fino al Corso.

Adriano aveva un grande bisogno di parlare. Si capiva da sfumature pi? o meno definite che anche tra le persone con le quali doveva avere necessariamente consuetudine all'interno dell'organizzazione politica alla quale apparteneva, la caratura non dovesse essere eccelsa.

Io gli ricordai pi? di una volta che non esiste peggiore handicap per un uomo politico con ambizioni di quello d'essere stimato soltanto come un galantuomo. Un galantuomo e basta! In tal caso la sua carriera politica pi? che terminare, spesso non inizia nemmeno. E dunque costui, se vuole tentare un percorso politico, deve essere stimato e comportarsi, prove alla mano, come un galantuomo astuto. Ma soprattutto astuto. Una qualifica di galantuomo infatti si d? per scontata e comunque non la si nega a nessuno. L'astuzia invece va dimostrata e soprattutto va evidenziato che, mediante la medesima, si sono conseguiti risultati.

Comunque della sua parte politica certamente era il migliore. Carissimo Adriano!

Pubblicato il: 04/06/2010

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