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NOTIZIE CORSIVI

Nore sulla manovra finaziaria del Governo. Si potrebbe fare anche cos?...

Danilo Buconi, promotore dell'associazione CENTRO ITALIA

Ragionare intorno alla manovra finanziaria biennale messa in campo dal Governo non ? certamente facile esercizio, anche per la frammentariet? delle notizie che ancora stanno venendo alla luce sulla stampa, ma non appare nemmeno impossibile, soprattutto se ci si sforza di mettere a punto un ragionamento serio, concreto e indipendente dalle cognizioni politiche personali; due considerazioni per?, a prescindere dall?alveo politico e sociale di appartenenza dovrebbero essere alla base di ogni ragionamento.

La prima: non pu? non apparire paradossale il fatto che debbano essere i Governi ad adeguarsi alle spinte dinamiche delle Borse e non, invece, l?esatto contrario. Come pu? essere giustificabile, in democrazia, che un Governo debba rispondere prima al mercato e poi ai cittadini che lo hanno scelto o non scelto,  a prescindere dall?appartenenza politica di quest?ultimo, per di pi? scaricando proprio sui cittadini le conseguenze delle operazioni finanziarie dei mercati? Servirebbe forse un pizzico di polso in pi? ? da parte degli esecutivi nazionali e, uniformemente, dell?intera UE nella definizione di regole nuove e certe che siano in grado di coniugare la libera dinamicit? dei mercati finanziaria con la necessaria libert? economica e sociale del mondo del lavoro e delle famiglie.     

La seconda: quando si parla di Rapporto Deficit/Pil si parla di una frazione, dove al  numeratore ? considerato il valore del Deficit pubblico e, al denominatore, quello del Prodotto Interno Lordo, cio? il complesso della ricchezza nazionale prodotta. Quando, quindi, si rende necessario riportare il rapporto medesimo all?interno dei parametri europei (debito pubblico inferiore al 3 per cento del Pil) si pu? scegliere di operare in due direzioni ben precise: da una lato, intervenendo sul debito, riducendo e tagliando la spesa pubblica di un Paese, dall?altro stimolando la crescita economica e sociale con il risultato, certo, dell?aumento del Prodotto Interno Lordo, quindi del denominatore della frazione. Soluzione ottimale sarebbe, per governi giustamente bilanciati tra mercati e cittadini, quella di un intervento misto, con il quale mettere in campo sia azioni contenitive della spesa pubblica, sia azioni di stimolo alla ripresa della domanda economica e, quindi, migliorative della ricchezza complessiva di un Paese. 

Arrivando, dunque, alla Manovra correttiva presentata dal Governo italiano, non si pu? non evidenziare, innanzitutto, che sul piano del suo valore economico esso non appare certamente di dimensioni tali da far preoccupare pi? di tanto, considerando che dovrebbe trattarsi di 12-13 miliardi circa di aggiustamenti per ciascuno degli anni 2011 e 2012 e quindi ampiamente inferiori a tante altre manovre finanziarie che in passato il nostro Paese ha dovuto sopportare.

I problemi arrivano, invece, quando si vanno a valutare le misure adottate e l?impatto sociale che la manovra avr? sui cittadini e sulle famiglie nonch? ? indirettamente ? sull?economia complessiva del nostro Paese: una manovra di assestamento dei conti di queste dimensioni, infatti, si sarebbe potuta costruire con estrema semplicit? e senza andare ad intaccare la fiducia e le potenzialit? economiche delle famiglie e del Paese, con il rischio ? grandissimo e gravissimo ? di una ulteriore compressione dei consumi interni e, quindi, dell?avvio di un girone infernale all?interno del quale crisi e assestamenti successivi si susseguono e si rincorrono senza fine e senza risultati utili per nessuno.

Assolutamente condivisibile nell?intento, all?interno della proposta avanzata dal Governo, la riduzione della spesa per il funzionamento della Pubblica Amministrazione, fardello troppo pesante ? stante la situazione economica nazionale ? per poter essere sopportato dal nostro Paese e, quindi, indubbiamente da interessare con operazioni di contenimento, razionalizzazione e riordino.

Nell?ambito di un ragionamento oculato ed oggettivo in questa materia, appare possibile ed attuabile una riduzione complessiva di spesa nel settore pubblico (a partire e, quindi, ivi comprese, le spese di funzionamento politico e istituzionale ad ogni livello) dell?ordine di 5 miliardi di euro l?anno, discutendo sulla possibile applicazione delle misure che seguono:

-          riduzione, di importo non inferiore ad 1,5 miliardi di euro delle somme di esercizio annuale destinate agli Organi centrali dello Stato (Governo e Ministeri, Parlamento, Sistema di Giustizia) ivi compresi l?eliminazione e l?accorpamento di vari enti ed istituti intermedi ma fatti salvi i settori della sanit?, dell?istruzione e della ricerca;

-          riduzione dei trasferimenti riservati a formazioni politiche e relativi organismi ed organi di informazione, ivi compresi rimborsi elettorali, per un importo di 500 milioni di euro;

-          riduzione dei trasferimenti alle Regioni per un importo non inferiore ad 1 miliardo di euro con contestuale blocco delle aliquote relative all?addizionale regionale Irpef e parallela indicazione circa la direzione possibile dei risparmi di spesa (riorganizzazione delle strutture burocratiche e funzionali, eliminazione di organismi amministrativi di livello intermedio, riduzione non inferiore al 20% delle spese destinate al funzionamento ed alla remunerazione di Presidenze, Giunte, Consigli e relativi organi, strutture e personale di competenza);

-          riduzione dei trasferimenti alle Province per un importo non inferiore ad 1 miliardo di euro e parallela indicazione circa la direzione possibile dei risparmi di spesa (riorganizzazione delle strutture burocratiche e funzionali, riduzione non inferiore al 20% delle spese destinate al funzionamento ed alla remunerazione di Presidenze, Giunte, Consigli e relativi organi, strutture e personale di competenza);

-          riduzione dei trasferimenti ai Comuni con popolazione superiore a 3.000 abitanti per un importo non inferiore ad 1 miliardo di euro parallela indicazione circa la direzione possibile dei risparmi di spesa (riorganizzazione delle strutture burocratiche e funzionali, riduzione di organismi e commissioni interni, riduzione non inferiore al 10% delle spese destinate al funzionamento ed alla remunerazione di Presidenze, Giunte, Consigli e relativi organi, strutture e personale di competenza);

-          adozione obbligatoria, per tutti gli enti, istituti ed organismi costituenti a vario titolo la pubblica amministrazione, di provvedimenti opportuni utili al conseguimento di risparmi ulteriori nei capitoli di spesa inerenti impianti elettrici, telefonici e termici nonch? l?approvvigionamento di materiali.

Capitolo di fondamentale importanza ? quello concernente accertamento e recupero dell?elusione e dell?evasione fiscale all?interno del quale apparirebbe assolutamente congruo ed in linea con le possibili aspettative ? anche in rapporto ai risultati ottenuti dagli organi preposti negli ultimi anni ? immaginare un aumento concreto di entrate per lo Stato non inferiore a 5 miliardi di euro l?anno, con la consapevolezza e la certezza ? tra l?altro, data la non elevata somma in rapporto alle possibili dimensioni del fenomeno generale ? della strutturalit? successiva della misura.

Infine, dall?applicazione di specifiche addizionali sul consumo di tabacchi e alcolici (lievitazioni dei prezzi e incremento della compartecipazione al SSN dei soggetti interessati) e da una seria riforma del sistema sanzionatorio in generale (Codice della Strada, Regolamenti di decoro ed igiene urbana, Norme concernenti la tutela della salute e dell?ambiente) possono reperirsi somme ulteriori per circa 5 miliardi di euro, con la possibilit? ? altres? ? di accostare all?esercizio di un pi? corretto reperimento delle risorse necessarie alla finanza pubblica l?idea, il concetto che rispetto ai cittadini, alle imprese ed ai soggetti di diritto giuridico capaci di tenere comportamenti quotidiani conformi alle regole della convivenza civile ed ai canoni di rispetto delle norme e dei regolamenti vigenti, debbano contribuire maggiormente coloro che pi? si allontanano da questi canoni e concetti stessi.

Dalla sommatoria dei provvedimenti sin qui elencati ? seppur in maniera fin troppo schematica per ovvie ragioni di sintesi - si evince la possibilit? di recuperare, per ciascuno degli anni 2011 e 2012 somme finanziarie nell?ordine di circa 15 miliardi di euro per ciascun esercizio finanziario (pari ad un punto percentuale di PIL), quindi con un surplus complessivo rispetto alle effettive necessit? di correzione dei conti di circa 5 miliardi di euro, somma che ovvie ragioni di prudenza richiedono di mantenere a riserva a copertura di eventuali esigenze finanziarie improvvise ed imprevedibili che dovessero verificarsi, a garanzia ulteriore del mantenimento degli equilibri di bilancio imposti dalla Comunit? Europea anche in presenza di eventi di particolare ed eccezionale carattere.

Per quanto concerne le misure inerenti il consumo di tabacchi ed alcolici nonch? il sistema sanzionatorio, resterebbe possibile l?applicazione immediata delle stesse, anche a partire dal 1? luglio 2010, con conseguente ulteriore possibilit? di gettito per l?erario stimabile intorno ad 1,5 miliardi di euro.

A tutto ci?, per rimanere concretamente al ragionamento anzi fatto circa la necessit? di incrementare la riduzione e rimodulazione della spesa pubblica con interventi volti ad accrescere la ricchezza nazionale, appare necessario ed inderogabile aggiungere misure concrete di sostegno dei redditi pi? bassi e della produttivit? e sviluppo della piccola e media impresa, con l?obiettivo di sostenere le politiche occupazionali e la ricchezza costituita dal patrimonio della piccola imprenditoria nazionale, ben assimilabile per condizioni di vita e di reddito al lavoro dipendente e pilastro fondamentale di tante e variegate realt? del territorio nazionale.

In quest?ottica, appare di fondamentale importanza intervenire a sostegno del reddito disponibile delle famiglie, a partire  da quelle monoreddito per poi estendere l?intervento sulla base della composizione dei nuclei familiari: in sostanza, occorrerebbe inserire nella legge finanziaria una riduzione del 5% dell?Irpef trattenuta alla fonte su salari e stipendi, fino ad un monte annuo lordo di reddito di almeno 20.000 ? 25.000 euro. Tale misura, non andrebbe di fatto a gravare pesantemente sulle entrate tributarie in quanto per lo Stato si tratterebbe solo di rinviare di qualche mese ? fino alla dichiarazione dei redditi dell?anno successivo, l?incasso del 5% dell?Irpef dovuta per la sola fascia di reddito in questione, mentre invece sarebbe in grado di garantire un aumento immediato dei salari e degli stipendi stimabile intorno ai 60 ? 80 euro mensili netti.

Considerando la grave crisi economica che attanaglia le famiglie tali maggiori somme disponibili ? per la loro esiguit? -  sarebbero immediatamente reimmesse nel mercato economico per fronteggiare le necessit? inderogabile delle famiglie stesse, producendo positivi effetti sui consumi (e quindi sul PIL nazionale) e restituendo allo Stato stesso almeno il 10% del valore considerando tale l?aliquota IVA media applicata ai generi di pi? largo consumo.

Volendo preventivare l?impatto sull?economia reale di tale misura, si pu? ipotizzare che l?intervento possa interessare circa 15 milioni di soggetti tra lavoratori e pensionati per cui, moltiplicando tale platea per un importo medio di circa 800 euro l?anno di beneficio si pu? ipotizzare un aumento di PIL nazionale di circa 12 miliardi di euro (poco meno dell?1% del totale complessivo), con apporto indiretto, quindi, di un ulteriore utile contributo al rispetto del rapporto Deficit/PIL stabilito dall?Unione Europea.

Pubblicato il: 30/05/2010

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