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Economia all'idrogeno. Lettera aperta al signor sindaco di Orvieto

Gianni Cardinali

Al Sig. Sindaco
Dott. Stefano Cimicchi
ORVIETO

Gentile Sig. Sindaco,
da quando il patrocinatore dell?economia a idrogeno, Jeremy Rifkin, ? venuto ad Orvieto con un suo intervento, immediatamente si ? sviluppato un tentativo di coinvolgere la citt? con l?immagine dell?idrogeno.
Con la solita ?cattiveria? non posso negare che in quanto a vendita di fumo, il rischio di oscurare tutte le altre vendite del passato, sarebbe molto elevato.
Un segnale subito nascosto, qualche tempo fa, lo dette l?assessore Germani, con una dichiarazione avventata secondi cui, con tre o quattro banali pannelli fotovoltaici, che avrebbero alimentato qualche lampada a Sferracavallo, Orvieto stava andando verso l?economia a idrogeno.
Pur facendo finta che l?episodio non sia avvenuto, rimane il fatto che Lei, in prima persona, insiste molto su questo tema e, purtroppo, favorisce la solita sensazione di stimolo ad una forte critica.
Non pu? negare che sta tentando di vendere altro fumo, quello di una economia sfuggente e leggera, rispetto alla concretezza dell?economia pesante perpetrata, soprattutto, in questi ultimi anni del Suo mandato.
Ammesso che si voglia fare qualcosa in questo senso, per esempio acquistare un autobus che funzionasse con celle a combustibile, quindi con idrogeno, Lei gi? sa che, quell?idrogeno, come quasi tutto l?idrogeno prodotto nel mondo, proviene da un processo, detto reforming, con il quale si rompono le molecole degli idrocarburi, che contenendo carbonio e idrogeno, liberano quest?ultimo con la ?famigerata? anidride carbonica che contribuisce all?effetto serra.
Sorvolando sul fatto che buona parte di questo idrogeno viene utilizzata per trasformare i grassi vegetali (cocco e palma) liquidi a temperatura ambiente, in grassi solidi, come il burro, ma con costi irrisori, per rendere fragranti tutti i biscottini che fanno aumentare il colesterolo anche ai bambini, se si dovesse aumentare la produzione con questo sistema, molto amato dagli americani, aggraveremmo ancora di pi? la situazione.
Rifkin, correttamente, sostiene che l?idrogeno dovrebbe essere prodotto utilizzando le molecole dell?acqua mediante il processo di elettrolisi.
Il problema ? apparentemente semplice, ma con quale elettricit? si dovrebbe fare questa elettrolisi?
Non certo con quella proveniente dalla combustione del gas, del petrolio o del carbone; non certo con quella proveniente dalle centrali nucleari. Si potrebbe fare con quella proveniente dal sole, sotto forma di vento o sotto forma di luce.
La luce sembrerebbe la soluzione migliore, soprattutto se si pensa che ne sono ben forniti tutti i paesi della fascia tropico equatoriale, quelli poveri.
Se in questi paesi ci fossero tanti pannelli fotovoltaici che producessero in continuo idrogeno, mediante elettrolisi e ci fosse un modo economico e semplice per trasportarlo, avremmo creato le premesse per cambiare l?economia del petrolio con quella dell?idrogeno.
Tenendo conto del fatto che le celle a combustibile, sono state inventate negli anni trenta, hanno bisogno soltanto di importanti messe a punto, soprattutto per grandi produzioni di elettricit?, e non sono altro che batterie in cui gli elettroni provengono dall?idrogeno, quindi dall?esterno ed in continuo, per poi produrre l?acqua, il giuoco sembrerebbe fatto.
Purtroppo le cose non sono cos? semplici e gli ostacoli non sono pochi, sia per l?aspetto elettrolitico pi? o meno casalingo, sia per il trasporto dell?idrogeno da una parte all?altra della terra.
E? un problema di ricerca, quindi; e come per tutte le ricerche ? un problema di scelte politiche e destinazione di risorse economiche.
Chi dovrebbe investire su questa ricerca? Chi non possiede o non controlla il petrolio; chi volesse rendere pi? democratico l?uso dell?energia; chi volesse un mondo pi? equo con ridistribuzione delle risorse. E? evidente che il patrimonio di ricerca, di capacit?, di risorse lo possiedono gli Stati Uniti.
Purtroppo, la loro cultura ? troppo incentrata sulla volont? di mantenere a tutti i costi i loro assurdi standard di vita, compresa la diffusa obesit? da grassi vegetali idrogenati.
Dovremmo immaginare che le condizioni illustrate le possiede soltanto la vecchia Europa, pur con tutte le contraddizioni che vengono evidenziate tutti i giorni.
Chi vuole sperare nel futuro con raziocinio sa bene che questa ? la strada da percorrere.
Sicuramente ? costosa ed irta di ostacoli non sempre prevedibili. Ma chi conosce o percepisce la grandezza degli obbiettivi raggiunti dalla ricerca scientifica e tecnologica dell?occidente, sa che si pu? fare e lo scopo pu? essere raggiunto in tempi brevi.
Occorre creare una sorta di ?CERN? dell?idrogeno.
Nel CERN sono stati scritti i capitoli pi? importanti della fisica delle particelle.
I lavori di un italiano, Rubbia, ci hanno dato un Nobel.
Le ricerche relative alla produzione avanzata dell?idrogeno, non richiedono i grandi spazi necessari per gli acceleratori di particelle.
Un posto come la ex caserma Piave, mentre non si presta, cos? come ?, per quell?edilizia residenziale che molti temono, si presterebbe benissimo per un importante centro di ricerca Europeo finalizzato all?economia a idrogeno.
Non posso negare che l?idea ? in linea con quella che cominciai a proporre gi? dal 1997, quando gi? si paventava la fine delle attivit? militari.
Allora proposi di ?vendere? Orvieto perch? la caserma potesse diventare una sorta di centro che procurasse lavoro e risorse.
Oggi ripropongo quel concetto con una visione finalizzata e pi? coerente con il messaggio di Rifkin. Orvieto come Ginevra, quindi.
Non mi aspetto che Lei possa apprezzare una mia idea dopo anni ed anni di critiche che confermo tutte, convinto pi? che mai di avere avuto e avere ragione.
Per?, se non altro per la coerenza al principio che se si critica occorre essere pronti con proposte, attendo qualche segnale da tutti coloro che vedessero di buon occhio la prospettiva.
Potrebbe essere una occasione per discuterne pubblicamente: io sono pronto.
Con cordialit?
Prof. Gianni Cardinali
Orvieto, 3 dicembre 2003

Pubblicato il: 02/12/2003

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