Archivio Orvietosi Archivio anni 2002-2012: CORSIVI
NOTIZIE CORSIVI

LA SCATOLA DI CRISTALLO

Mario Tiberi

Potrebbe sembrare, a prima vista, un?esercitazione vana e inconcludente, ma prodigarsi con risoluta perseveranza per far emergere intelligenti crivelli, idonei a separare lo scaduto dal funzionale, ? da considerarsi quanto meno lodevole per tutti coloro che sono profondamente convinti che gli attuali metodi della politica non sono pi? al passo con i tempi, contrastati e difficili.

Tenne la stessa linea di rigore razionale un tal Eratostene quando, per mettere ordine nell?universo caotico delle numerazioni, si affid? ad un setaccio ideale di rara genialit? e, da esso, ne ricav? l?intuizione e la scoperta dei cosiddetti ?numeri primi?, fondamentali per la successiva evoluzione delle scienze matematiche.

Giriamo, e giriamo a vuoto, intorno ai cavilli e ai tarli della nostra spesso miserevole esistenza quando basterebbe, di fronte alle piccole e grandi questioni della societ? contemporanea, avere l?umilt? di dotarsi di un seppur rudimentale passino a maglie inossidabili per setacciare la sabbia, intrisa di impurit?, dalle pepite di nobile metallo rilucente.

E? girare a vuoto affannarsi nel mettere in piedi eventi che dovrebbero rimuovere le cause delle ingiustizie e delle inefficienze e che, invece, altro non sono che delle passerelle spettacolari offerte, a dono di vita mediatica e puramente virtuale, a personaggi sull?ormai irreversibile viale del tramonto. Lo ?, anche, intestardirsi nel rivolgere lo sguardo a strumenti di partecipazione presenzialista che mai hanno funzionato e che, a maggior ragione, non lo saranno nell?avvenire proprio perch? inadatti a interpretare e assecondare le esplosioni innovative di nuclei sociali in rapida metamorfosi.

Una delle maglie dell?adottato setaccio intellettuale pu?, senz?altro, essere rappresentata da quella che mi sono permesso di definire la ?sintesi propositiva del processo dialettico-riflessivo?.

Si stanno avvicinando ad ampie falcate i congressi territoriali del Partito Democratico; funzione principe di un congresso virtuoso risiede nella emendazione degli errori del passato, nella delineazione dei loro correttivi, nella proposizione di adeguate e incisive strategie politiche e, infine, nella individuazione di coloro che sapranno essere coerenti, fedeli e capaci interpreti delle indicate finalit?.

Non potr? mai esistere un?assise congressuale di siffatte qualit? se non si abbandoneranno, definitivamente, le logiche delle spartizioni operate dietro a un tavolo da caminetto, quelle ancor pi? deleterie delle imposizioni perpetrate dai padroni di consistenti pacchetti di tessere, del malvagio principio che non ? tanto importante partecipare attivamente quanto, piuttosto, votare passivamente per chi offre garanzie di cieca obbedienza agli ?olimpici del potere?, a prescindere dal fatto se valga o meno.

La proposta operativa che mi sento di formulare, onde ovviare alle devianze di cui sopra, pu? articolarsi su tre livelli non disancorati dalle norme statutarie e interconnessi tra di loro: ribaltamento della ritualit? procedurale consegnando il timone di manovra nelle mani delle assemblee sia per gli aspetti tecnici che per quelli pi? specifici di dibattito politico; diritto di voto riservato ai soli soci che, dopo aver partecipato ai lavori congressuali, provvederanno di persona al rinnovo della adesione volontaria al PD con la contestuale corresponsione della quota associativa annuale; impostazione generale dei congressi sulla base della predisposizione e presentazione di tesi progettuali e non di mozioni nominalistiche perch?, dietro alle tesi, vi sono le idealit? dialettiche mentre invece, dietro alle mozioni, non v?? altro che il protagonismo personalistico e correntizio.

Un cittadino, a commento di uno dei miei ultimi scritti, mi esortava a vigilare giorno dopo giorno sulla democrazia interna al PD di Orvieto: sar? cos? perch? lo devo non solo a lui , ma a tutti coloro che credono ancora in una politica schietta e perfettamente vivibile.

Quella stessa politica che dovrebbe essere come una casa di vetro; mi sarebbe sufficiente se fosse anche solo una pi? modesta scatola di diafano e adamantino cristallo, pi? raffinato del plebeo vetro e pi? idoneo affinch? non si combini un maldestro gioco di scatole cinesi, nel cui buio e sui cui incastri, tante malefatte si sono compiute e consumate.

Pubblicato il: 10/05/2010

Torna ai corsivi...