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LA COLLEZIONE CERAMICA DELLA FORNACE DI VIA DELLA CAVA: UN PATRIMONIO ORVIETANO DA SALVARE

ANTONELLA TRAVAGLINI

Una vita trascorsa prima negli studi accademici, e poi nella ricerca e nell'analisi scientifica dedicata alle ceramiche, sono per me motivazione, cui non posso moralmente sottrarmi, per intervenire nella questione dell'eccezionale patrimonio costituito dalla collezione di Marco Marino, e altres? del contesto, pressoch? unico, in cui si inserisce. La collezione getta una luce del tutto nuova sulla produzione vascolare orvietana a proposito della qualit?, della tipologia e, non per ultimo, della durata dell'arco cronologico lungo il quale si ? esplicata.
Scendendo pi? nel particolare, si tratta del materiale ritrovato presso due fornaci attigue ritrovate in via della Cava, ma che probabilmente costituivano un unico complesso. Queste furono attive  tra la fine del XIV e i primi decenni del XVI secolo, e furono rimesse completamente in luce tra il 1984-85 e il 1988. La modalit? dei ritrovamenti non ha consentito rilievi stratigrafici utili alla datazione dei siti, tuttavia l'analisi tipologica ha fornito valide indicazioni per la classificazione dei pezzi.
Poich? ho da tempo ricevuto i graditi e stimolanti incarichi, da parte della Fondazione Cassa  di Risparmio di Orvieto, dello studio della collezione e della pubblicazione relativa, mi ? possibile fornire ai lettori ulteriori informazioni. Un aspetto molto rilevante e singolare ? l'imponenza quantitativa del materiale ceramico restituito da questi due ambiti. Esso ? testimoniato da reperti integri, da scarti di fabbrica e frammenti in cui la maiolica rinascimentale appare predominante nel rapporto con le altre tipologie, come quella arcaica. Questa presenza viene a costituire il valido punto di riferimento di un traguardo fondamentale per la storia dell'artigianato della citt?, testimoniando una piena continuit? produttiva, parallela al mantenimento di una tradizione di elevata qualit?, che va ben oltre l'ambito temporale che si era fin qui ritenuto. Si pensava infatti che la produzione orvietana fosse cessata con il XIV secolo, tanto che i pezzi riconducibili a cronologie posteriori venivano molto spesso  attribuiti ad altri centri di produzione, quali Gubbio o Deruta. L'esistenza in Orvieto invece di officine dotate di fornace non lascia dubbi circa la provenienza. Il materiale inoltre mostra un apparato strutturale e stilistico riconducibile alla peculiare e caratteristica produzione artigianale di Orvieto.
Il museo di propriet? di Marco Marino,  ha offerto un panorama dettagliato, e forse pi? completo, della storia artigianale del nostro centro. Infatti il  complesso di reperti conservato testimonia una produzione che si avvicina a quello di una vera e propria fabbrica . Aggiungo che l'importanza del patrimonio ceramico proveniente dalla fabbrica della Cava ? stata autorevolmente confermata il 18 dicembre 1990, dal Decreto di notifica emanato da parte della Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali dell'Umbria, che ha dichiarato il repertorio "di eccezionale interesse artistico e storico".
? possibile quindi affermare che nel Medioevo in Orvieto si origina una produzione ceramistica altamente qualificata, per l'alto grado tecnologico e decorativo e che, successivamente, si evolve e progredisce in un'estrosa maturit? creativa artigianale che si protrae ed ? produttiva fino al pieno Rinascimento.
In questo quadro appare necessario, oltre che salvare la collezione, provvedere al recupero e alla conservazione dei siti di provenienza che, con la presenza delle fornaci, contestualizzano i reperti ponendoli con assoluta certezza in Orvieto, e formano con essi una unit? culturale archeologica medievale e postmedievale inscindibile. Le collezioni artistiche possiedono un'antica storia e un'antica tradizione. La passione di riunire oggetti affascinanti e rari, formalmente anche i pi? diversi, siano essi antichi o contemporanei, fa parte dei concetti di bellezza e conservazione che ogni individuo porta dentro di s?, per naturale inclinazione e per la cultura di cui la sua anima ? pervasa, suscitando emozioni visive. Tali espressioni accompagnano il cammino della civilt? fin dalle origini e sono testimonianza della dimensione creativa e della libert? espressiva dell'essere umano.
La passione di custodire reperti si unisce con il profondo legame per il proprio territorio, o meglio, per il luogo delle proprie radici Non ? quindi possibile rimanere indifferenti di fronte alle recenti scoperte archeologiche, considerando, in particolare, che esse riguardano il cuore, antico e moderno al tempo stesso, della citt?.
Colgo inoltre in questa sede l'occasione per ringraziare e sottolineare i meriti della Fondazione di Orvieto, nelle persone dell'architetto Torquato Terracina (ex Presidente) che mi ha affidato sia il primo incarico (2004) riguardante la produzione arcaica, sia il secondo (2009) riferito proprio a questa scoperta, e del successore, tuttora in carica, Enzo Fumi, che ha confermato gli incarichi. In questa mia, ormai lunga, presenza nella citt? ho avuto modo di sperimentare la sensibilit? degli orvietani che ha permesso a me, non residente anagrafica, di lavorare su un territorio ricco di tradizioni e di cultura e che profondamente amo da molto tempo.
Aggiungo infine che, da studiosa e amante dell'arte, fortemente mi auguro che il patrimonio del Museo non vada disperso e sia invece mantenuto e valorizzato a tutto vantaggio della citt?. Sono a questo proposito ottimista, in quanto mi pare di avvertire (spero di non ingannarmi) segnali positivi a tutti i livelli.
Ringrazio per l'ospitalit?.

Pubblicato il: 05/05/2010

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