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PD. PARTITO DI CITTA? O DI CAMPAGNA ?

Mario Tiberi

Nel sesto secolo avanti Cristo, un topo di citt? e uno di campagna, guidati dalla mirabile penna di tal Esopo di Samo, si incontrarono alle porte di una immaginaria citt? della Grecia antica per dissertare sulle loro rispettive condizioni di vita. Appartenevano alla stessa razza di ratti, condividevano le stesse leggi sulla caducit? e durezza della vita, avevano nei gatti un loro comune nemico; erano distinti dal solo fatto che il rango del primo offriva maggiori agi e comodit? rispetto al secondo che, per? e di converso, godeva di superiore tranquillit? e pi? ampia protezione per la sua individuale incolumit?.

Valeva ieri come vale oggi: ? E? preferibile consumare un misero piatto di pasta e fagioli in santa pace, piuttosto che abbuffarsi di prelibati dolci e marmellate col cuore in gola e nell?angoscia del presente e del domani?.

Di questa elementare deduzione sembra non voler tenere conto il Partito Democratico nella elaborazione della sua strategia politica di partito popolare, ancorato e prossimo alle esigenze pi? semplici e pi? schiettamente genuine della popolazione, in special modo di quella extrametropolitana.

Il susseguirsi vorticoso degli eventi, negli ultimi sessant?anni, ha sconvolto equilibri sociali che resistevano praticamente da sempre e ha prodotto trasformazioni, cos? repentine e profonde, tali da sfuggire di mano anche ai pi? abili ordinatori dei sistemi di organizzazione civile, politica e giuridica. Il contadino ? divenuto operaio, l?operaio specializzato caposquadra e, poi, quadro intermedio e funzionario; dal mondo del bracciantato si ? stati catapultati in quello sia  della sanit? infermieristica e paramedica che dei servizi di base, tradizionali e del terziario avanzato.

Si potrebbe proseguire per molto oltre, ma siano sufficienti gli esempi di cui sopra per comprendere di quali mutazioni sono testimoni le generazioni dell?epoca presente.

Gli agglomerati urbani si sono dilatati a cos? dismisura tanto da trovarsi, il pi? delle volte, impreparati a fronteggiare dignitosamente una massa talmente imponente che dirompeva alle sue porte. Le citt? di stampo tradizionale, nell?arco di pochi decenni, hanno assunto la fisionomia di spesso disordinate megalopoli, all?interno delle quali, la promiscuit? delle nuove classi sociali ha intaccato in profondit? l?originario assetto urbanistico e demografico.

Il partito dei contadini, degli operai, dei piccoli proprietari terrieri, dei coltivatori diretti, degli artigiani e dei commercianti non ha pi? trovato i suoi naturali interlocutori e, inevitabilmente, ? andato in crisi e, con esso, il valore specifico dell?essere interclassista, cio? pluralista e solidarista, partecipativo e partecipato, propulsivo e riformatore: in una autenticamente popolare.

Quanto sopra esposto ottiene la sua puntuale conferma dalla perdita secca per il PD, in soli due anni, di tre milioni e mezzo di voti proprio nel momento in cui, a causa della pesantissima recessione economica, si sta avviando un processo inverso di ritorno alle ruralit? di provincia.

E? necessario allora saper bene interpretare i concomitanti mutamenti in atto perch?, se ? vero che il profumo di citt? imborghesisce di per se stesso, ? altrettanto vero che non si pu? snaturare la propria essenza di fondo per correre dietro a delle meteore qualunquiste in rapido transito.

Per il PD la partita che si sta aprendo sar? decisiva: o imboccher? una volta per tutte la strada di un radicale cambiamento di metodi, di approccio ai reali problemi delle popolazioni, di classe politica dirigente della cui inadeguatezza non v?? pi? alcun bisogno di prova, oppure di esso ne rimarr? nella storia una flebile traccia alla stregua di un paralipomeno della batracomiomachia.

 Post-scriptum per coloro che pensano che chi scrive con il cuore ? solo un elucubratore mentale: parafrasando una canzonetta del compianto Sergio Endrigo che ritornellava ?Era bella, bella davvero quella casetta in via dei matti numero zero?, si potrebbe arrivare a dire che in via Pianzola vi sarebbe una bella casetta se non fosse che da qualche foro, ogni tanto, sbucano fuori dei sorcetti tanto furbi quanto maldestri da scambiare i gatti con le rane!.

Pubblicato il: 16/04/2010

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