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Nel mio partito si bestemmia troppo e si prega poco

Mario Tiberi

Immaginare un piccolo borghese peregrinante all?interno di un?area commerciale, strutturata e organizzata sul modello di una casba, parrebbe non essere pi? una fantasia di pressante attualit? e soprattutto tale da suscitare l?interesse generale.

Si pensi per? allo stesso utente che si aggira smarrito e disorientato, perch? senza un centesimo in tasca, tra un banchetto dove si vendono formaggi e latticini e un altro dove si commerciano paste e cereali. La prospettiva cambia, e di molto, anche in ragione del fatto che la sensazione di disagio e di sofferenza, sia dell?uno che dell?altro, ? diretta discendente dell?andazzo pendolare del tempo moderno contingentato.

E le contingenze, cio? le strettoie dentro le quali si ? costretti a manovrare la barra del vivere quotidiano, non lasciano scampo e non permettono fughe in avanti dissennate o mal ponderate.

Ogni attivit? umana, manuale o intellettuale che sia, ? soggetta oggi pi? che mai a poter diventare una gabbia ossessiva piuttosto che essere un esercizio liberatorio delle energie individuali.

I gesti ripetitivi, i ritmi disumani e spersonalizzanti, la consapevolezza della spesso avvertita inutilit? delle proprie azioni rischiano di far precipitare anche la persona, apparentemente meglio attrezzata, in un pozzo cupo nel cui fondo non vi ? se non la perdita di ogni controllo sulla propria mente. Tentando di porre in essere una manovra di risalita tanto improbabile quanto disperata, con forsennata irragionevolezza si pigiano all?impazzata le miriadi di pulsanti e interruttori della sala di comando del proprio cervello con il risultato di provocare l?arresto della catena produttiva cerebrale, sia in termini di idee che di soluzioni, e finendo per rimanere intrappolati negli stessi ingranaggi e meccanismi dai medesimi azionati.

Gli episodi, sempre pi? frequenti, di inaudita ed impensabile violenza contro simboli e persone, specialmente quelle pi? deboli ed indifese, rappresentano appieno la triste realt? dell?epoca in corso di svolgimento. Si preferisce volgere lo sguardo altrove, distrarre l?attenzione collettiva evocando futilit? ed abiezioni, glissare gli effettivi problemi esistenziali della gente piuttosto che adottare severe linee di condotta, sia in politica che in economia, tendenti ad almeno rasserenare un clima sociale gi? di per s? gravido di tensioni e foriero di non certo rosei sviluppi.

La recessione che attanaglia il Paese, la chiusura delle fabbriche con la conseguente perdita del posto di lavoro, la disoccupazione crescente in linea esponenziale allorquando cesseranno gli effetti contenitivi degli ammortizzatori sociali, generano uno stato diffuso di nuove povert? e di rabbioso malcontento e, contemporaneamente, stimolano il ricorso ad espedienti, non sempre leciti e legittimi, pur di mettere insieme il pranzo con la cena.

Nel ristretto dell?ambito cittadino, mi sento di dedicare parte del mio tempo alla concretizzazione, ove possibile, dei mai superati ?Praecepta gerendae rei publicae? in funzione di uno spirito di servizio da rendere alla comunit? di cui sono frammento integrante. E mi capita, di fronte alle evidenti difficolt? di direzione politica, di affermare sempre pi? spesso che nel partito in cui esercito la mia militanza si bestemmia troppo e si prega poco.

Badate bene: il bestemmiare e il pregare non devono essere solo intesi nel senso letterale delle due espressioni quanto, invece, in quello di traslazione etimologica dove la blasfemia ha il significato di approccio grezzo alla realt? e la preghiera il fervore e la sostanza dell?orazione beneficante.

Il tempo sembra essere composto di passato, presente e futuro: meglio dire, secondo l?insegnamento di Agostino d?Ippona, che nel tempo sono ravvisabili il presente del passato(la Storia), il presente del presente(l?Immanenza), il presente del futuro(la Trascendenza nella Speranza).

Sono proprio le ragioni della speranza che, seppur sconsolati, non consentono di abbandonarci al pianto sul margine di una strada deserta, ma infondono fiducia e coraggio per rialzarci e proseguire il cammino, mano nella mano, lungo la via che si apre tra gli sconfinati spazi, simboleggianti le inesplorate opportunit? che la vita comunque riserva a chi non demorde e non si arrende.

Pubblicato il: 16/03/2010

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