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Allerona, fine di un'era. Una lettera aperta per capire

Massimo Luciani (consigliere comunale di Allerona)

In questi tempi amari ? ancora pi? frustrante, il sapere e il vedere come molti di noi perdano le idealit? che ci accomunano, a danno di tutti e non solo di loro stessi.

L'esperienza che sto facendo come consigliere comunale nel Comune di Allerona, ma anche altre esperienze avute nel lungo e difficile percorso politico che mi trovo alle spalle, mi inducono ad una riflessione che riprende alcuni spunti e problemi gi? affrontati in passato e che ora, deciso ad uscire dalla maggioranza in Consiglio, giungono ad un ulteriore esame e verifica.

Quasi un anno fa, nella ricerca di qualche spiraglio di luce, credendo ancora nella bont? del patrimonio che una sinistra italiana, spezzata e dispersa nei mille rivoli, preserva in qualche suo recondito luogo, decisi di impegnarmi ancora pi? attivamente, entrando a far parte della nuova amministrazione comunale di Allerona. Pur dentro una spaccatura che coinvolgeva tutta la sinistra, ero convinto che la strada maestra fosse quella di intraprendere un percorso alternativo e di ricostruzione politica, tentando di mantenere un ponte tra il vecchio e il nuovo, senza troppe cesure rovinose.

La ricerca di persone nuove, sciolte da vecchie e logore logiche di casta e da certi improponibili figuri ai quali si sono legate o volute legare indissolubilmente, anche in passato, le sorti del territorio e della comunit? locale, tuttavia, non and? a buon fine o non fu completa. La costruzione della lista civica purtroppo, gi? nei suoi primi passi, mostr? queste difficolt?: cessione di spazio all'inettitudine, alla paura di perdere, alla pavidit? e 'coniglieria', o peggio ancora accordi taciti e taciuti sottobanco, andati o meno a buon fine. E probabilmente un accordo politico occulto tra alcuni dirigenti di spicco di sinistra, aggregati tutti nella neonata Sinistra e Libert? e gli esponenti Ex-Msi, di AN e berlusconiana, c'? stato e suppongo non solo a livello locale; ma il tutto ? stato mascherato, nascosto e tenuto all'oscuro fino all'ultimo, fino al giorno successivo alle elezioni, che decretavano la lista civica capeggiata dal Sindaco Rocchigiani vittoriosa.

Alcuni della lista, me compreso, avevano accolto, non senza resistenze e malumori, alcuni candidati di estrazione culturale o politica di destra: erano candidati giovani, senza neanche troppa esperienza e questo era passabile per una lista che era nata, s?, civica, ma di sinistra e che affrontava la dura scissione interna a tutto il centro-sinistra locale. Ci era stato infine garantito non solo che nessun accordo politico era stato fatto, ma che certe figure storiche della destra del paese non si sarebbero n? candidate, n? avrebbero preso parte della giunta. E' con queste convinzioni che abbiamo sostenuto con forza la nostra causa e coerentemente, convinto i cittadini che il loro voto sarebbe stato speso per la comunit?, non per favorire i giochi di una elit? politica, di destra e di sinistra, reazionaria e bigotta. Grazie a questo impegno e su queste basi, Rocchigiani ha potuto contrastare l'altra lista, quella del Pd, ampiamente maggioritaria nel paese e avvantaggiata alla vigilia delle elezioni amministrative. Io stesso sarei immediatamente uscito da quella competizione, se chi di dovere, mi avesse detto anche una sola parola a conferma di quanto trapelava in campagna elettorale, un po' ovunque, tra la gente. Cos? non ? stato, solo all'indomani dalle elezioni, la sensazione ? divenuta certezza e il capo storico della destra del paese, ? diventato, ora, Assessore.

A nulla ? valso il tentativo di dissuasione successivo, verso i due principali e primi diretti artefici e responsabili di questo inciucio, il Sindaco, allora anche coordinatore di Sinistra e Libert? dell'orvietano e il capo storico della destra locale. Loro i primi responsabili. Costretti o meno, a questa scelta, da altre figure o ad altri livelli, l'uno tradendo il fresco mandato elettorale, l'altro cedendo alla presunzione e alla logica di casta, hanno dimostrato entrambi di non avere n? la forza, n? lo spessore per rivestire il ruolo che hanno e per difendere il bene pi? prezioso in una democrazia: il voto dei cittadini. Quel voto, infatti, esprimeva volont? molto chiare e sincere: seriet?, rispetto, rinnovamento, trasparenza, ma soprattutto un cambio di rotta, basta con il politicismo, basta con gli imbrogli, basta con i giochi sporchi. Forse, pochi, tra gli elettori hanno creduto veramente in questa possibilit?, ma sicuramente, a parte lo scetticismo dilagante, questo ? il sentimento che pervade l'animo di ogni cittadino quando pensa alla politica. Ed ? questo sentimento ad essere stato, ancora una volta, offeso.

La colpa pi? grave ? stata questa, in questa miserevole storia, tradire quel poco che resta dello spirito civico nella popolazione.

Qui, almeno per me, finisce un capitolo della storia della sinistra orvietana, qui comincia la riflessione sul futuro.

Occorre prefigurare un mondo nuovo che eviti di percorrere nuovamente i passi falsi della societ? e dell'uomo fatti finora. Per me la questione fondamentale, la chiave di volta, sta nel darsi regole precise ed un rigore morale, elementi imprescindibili.

E' una questione di metodo, che spesso trascuriamo e mettiamo da parte, per convenienza, per il superfluo, l'obiettivo minimo, la copertura dei propri errori, il compromesso. E' questo il punto centrale, a mio giudizio ed ? sicuramente la politica, che deve sottoporsi ad un metodo.

Non sono di certo in grado io, di stabilire quale sia il migliore metodo da applicare all'esercizio politico e al sistema nel quale si muove, la democrazia. Sicuramente la democrazia, non ? in s? e cos? come si presenta, risolutiva, come non lo sono gli altri sistemi finora sperimentati, occorrono altre condizioni che ne amplifichino e ne completino gli aspetti positivi:

Partecipazione. Ampliare il gruppo di persone che possono verificare ed esprimere il proprio parere  a fronte di una scelta politica ? una delle condizioni fondamentali. Le nostre istituzioni spesso e prevalentemente si muovono in ambiti decisionali sempre pi? ristretti, supportati da leggi e regolamenti istituzionali molto accentratori: ne risulta che le decisioni, soprattutto quelle pi? complesse, sono spesso esclusivo appannaggio di una sola persona e, a discapito di tutta una comunit?. Occorre definire e stabilire dei modi di partecipazione che siano organici e integrati al sistema istituzionale e non marginali o accessori.

Coerenza. Mi rendo conto che non si possa imporre con facilit? e che spesso, o ? un attributo e qualit? che uno possiede oppure ? difficile che si possa ottenere. Importante sarebbe, come primo passo, fissare la coerenza come condizione irrinunciabile e richiamarla ogni volta che un atto, una decisione, un comportamento sono contrari ai principi comuni.

Giudizio Critico. Una scelta coerente e rispondente alle reali necessit? e volta al miglioramento, non pu? non passare per un'analisi e indagine critica approfondita, effettuata con gli strumenti idonei o i migliori possibili. Alla fase di analisi deve seguire una fase di sintesi dalla quale sar? possibile giungere a conclusioni coerenti e rispondenti alle esigenze e alle aspettative migliori. Sia prima, che durante, che dopo e a tappe prestabilite, questo lavoro sar? sottoposto al vaglio degli organi di rappresentanza e partecipativi, perci? ogni stadio deve rispondere ai criteri di pubblicit? e trasparenza pubblica, di modo che possa essere oggetto di una critica pi? ampia possibile.

Dialettica. Si confonde spesso la dialettica, con il compromesso. La dialettica ? confronto e scambio critico. Il compromesso ? ben altro e spesso, nasconde paura, menzogna, ipocrisia, arroganza. Chiunque finora si sia affacciato alla politica si ? scontrato oppure e pi? spesso ha accettato il compromesso. Si sostiene che senza il compromesso la politica non pu? esistere; niente di pi? falso. Se fossero adottati dai politici anche solo, coerenza e giudizio critico, il compromesso non sarebbe necessario, la dialettica risolverebbe tutto. E invece non si usa ne l'uno ne l'altro, costretti tutti nel male maggiore a cercare il male minore.

Questi possono essere solo alcuni degli elementi e parti pensati per costruire un metodo che andrebbe sempre adottato nei processi e nelle dinamiche politiche. Sicuramente non sono esaustivi e sicuramente sono discutibili. Il mio contributo risponde solo all'esperienza fin qui fatta, l'ultima delle quali ? ora oggetto di forte discussione. Spero, nonostante tutto, che si vada in questa direzione. Certamente, io proseguir? questo lavoro, come ho sempre fatto o cercato di fare, ma certamente, lascer? alle spalle tutto il possibile fango e la situazione avvilente che mi ha coinvolto, mio malgrado, anche nell'ultimo spiacevole episodio, descritto in questa lettera.

Pubblicato il: 07/03/2010

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