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Gli umori della destra

Pier Luigi Leoni

Caro Direttore,

nel mio ultimo corsivo intitolato ?Il dilemma cornuto della sinistra?  promisi di dedicare una prossima puntata alla strategia della destra. Nel frattempo il sindaco di Orvieto Toni Concina ha presentato la sua proposta di patto per la citt? e attende le prese di posizione delle componenti della sinistra. Pertanto la strategia della destra non pu? che identificarsi, per il momento, con la proposta del sindaco. Ci? non toglie che ci sia molto da dire. Per comodit? dialettica, semplificherei i sentimenti della destra riducendoli a tre: la disillusione, la rabbia e la speranza.

Cominciamo coi disillusi, che sono coloro, sindaco incluso, che avevano sperato che la giunta avrebbe ricevuto l?appoggio dei consiglieri amici di Stefano Mocio. Fu diffusa la diceria di un patto tra Concina e Mocio stipulato prima delle elezioni del 7 giugno, o prima del ballottaggio, o successivamente, e integrato, dopo le elezioni, con l?adesione del socialista di Sinistra e Libert? Evasio Gialletti. C?? chi vi ha visto perfino lo zampino della Massoneria e di un sodalizio occulto di ex socialisti craxiani. Alcuni comportamenti di quella che qualcuno chiamava malignamente la giunta Concina-Mocio- Capoccia sembravano coerenti con quella diceria.  Ricordo che dovemmo sudare sette camicie, noi consiglieri dello schieramento di centrodestra, per ottenere che non venisse sanata col  nostro voto quella vera porcheria dei 120.000 euro spesi dalla vecchia giunta soprattutto in feste e convegni, mentre la nave andava verso il naufragio. E ricordo altre cose, come il mio (relativo) isolamento quando mi battevo perch? fosse fatta luce sulle responsabilit? penali e contabili dei bilanci falsi. E tutti ricordano nomine e riconferme, da parte del sindaco, di certo non antimociane. Ma non  ho mai creduto al patto Concina-Mocio  (che avrei ritenuto pi? sbagliato che immorale) perch? almeno una mossa fondamentale del nuovo sindaco era spietatamente antimociana, vale a dire lo sprezzo verso il bando del Casermone, col quale Mocio e mociani speravano di riscattarsi moralmente. Ed anche perch? i neoconsiglieri mociani si comportavano ambiguamente e, tutto sommato, tenevano un atteggiamento ?frontista?.  In altri termini, facevano i loro giochi e non quelli di Concina. Credo che il sindaco, per sua ragionata convinzione,  cercasse una transizione pacifica e contasse che non sarebbe stato abbandonato dai consiglieri mociani. Successivamente, man mano che scavava nei conti comunali, dei quali nessuno conosceva bene lo sfacelo (ci? la dice lunga sul  livello della classe dirigente politica e burocratica) si ? reso conto che la transizione non poteva essere pacifica. Il ?tradimento? dei consiglieri mociani, in occasione del voto sul patto con Roma, ha arricchito la motivazione di un cambiamento di strategia gi? deciso.

 Occupiamoci adesso degli arrabbiati, gli ultras della destra, quelli che vogliono lo scioglimento del consiglio e un duro scontro elettorale. Hanno qualche ragione, ma credo che sottovalutino le conseguenze del commissariamento e l?impatto sulla popolazione di un triste periodo di sospensione della democrazia rappresentativa. La citt? umiliata e traumatizzata come reagirebbe? I simmetrici ultras delle sinistra confidano proprio negli effetti del trauma. E poi che gusto ci sarebbe a governare una citt? finita sul lastrico? Basterebbe il gusto di sapere di chi ? la colpa?

Occupiamoci infine degli speranzosi, tra i quali sono da annoverare molti disillusi, compreso il sindaco. Essi rappresentano l?unica possibilit?, se si incontrano con gli omologhi della sinistra, che ha Orvieto di  evitare il coma.

Mi sento in obbligo di far presente che non sono mai stato un ultr? della destra n? un illuso, ma da vari mesi vado predicando che l?unica strada ? quella che il sindaco ha finalmente imboccato. Non lo dico per vantarmi, ma per modestia. Sono stato agevolato dalla profonda conoscenza, maturata all?interno, dei democristiani in genere e di quelli orvietani in particolare.  Sono stato anche aiutato da cinquant?anni di frequentazione e osservazione dei concittadini orvietani. Sono stato infine favorito da quarant?anni di dimestichezza coi bilanci comunali, duranti quali ho affinato l?olfatto e, se c?? puzza di bruciato, la sento bene. Sono esperienze che Concina, avendo dedicato la vita a fare (molto bene) cose pi? importanti, non possiede. Ma ha ben altre qualit?. E le dimostra.

 Comunque, patto o non patto, la situazione ? drammatica. Chi ha idee le tiri fuori, senza la pretesa di essere un genio e senza la suscettibilit? del genio  incompreso. La politica ? un po? come il tiro al piccione. Si  aspetta il lancio e poi si spara. Ma c?? sempre qualche piccione che non viene colpito e vola verso l?alto.

Pubblicato il: 23/01/2010

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