Un saluto a Bengasino Perazzini

Un saluto sentito a chi ? stato amico e collega, a chi ha saputo essere spontaneo, nel rispetto e nella ?sfacciata? resistenza alle gerarchie. Gi? ci manca, anche perch? c?? stato sino all?ultimo, testardo come pochi. Per fare il suo lavoro ci voleva la sua faccia burbera, il suo essere ?il Benga?, la sua visione semplice delle cose e la voglia di sapere. Non sar? facile trovargli un sostituto e chi sar? chiamato a svolgere i suoi compiti dovr? misurarsi con la sua eredit?, fatta anche di contrasti, ma di certo segnata da una disponibilit? fuori dalla norma. Il Benga sentiva Orvieto ed il suo territorio come una cosa sua ? e sappiamo bene come questo atteggiamento possa essere deleterio nel campo dell?archeologia ? ma lui si spendeva proprio per proteggere il patrimonio di tutti come se fosse stato un membro della sua famiglia, con il medesimo accanimento e dedizione. Sono certo che il dott. Paolo Bruschetti, ispettore di zona per la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell?Umbria, sentir? di aver perso uno dei pilastri che reggeva le molte responsabilit? alle quali ? chiamato il suo ufficio e le numerose attivit? delle quali la Soprintendenza ? stata ed ? attore. Bengasino era molto di pi? che un semplice funzionario, un impiegato del Ministero: era uno dei volti della Soprintendenza che tanto ? cambiata in questi ultimi anni, in meglio anche grazie a lui. Non c?erano orari, giorni di festa, periodi di ferie che lo rendessero irraggiungibile. Sono state proprio la sua disponibilit? e voglia di fare che lo hanno caratterizzato in questi lunghi anni di presenza sul territorio, un caposaldo che oggi viene meno e ci lascia tutti un poco pi? soli nella interminabile lotta per la conservazione di quell?enorme eredit? che ci viene dal passato. Grazie per quello che hai fatto, Benga, ed un saluto sapendo che, in realt?, tu stai ancora ad Orvieto, coll?occhio vigile di sempre e la battuta pronta, fabbro e guerriero impertinente, sempre attento a quanto accadeva nel ?tuo? mondo. Ora sei in compagnia di tanti altri che per Orvieto si sono spesi senza risparmio, anche di chi se ne andato ormai da pi? di 40 anni, mio padre.