Archivio Orvietosi Archivio anni 2002-2012: CORSIVI
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Pacta sunt servanda

Fausto Cerulli

Tutto sembrava sistemato. Il Patto con Roma sembrava aver delineato una qualche coerenza della maggioranza che sta all?opposizione. A quanto avevo letto i capigruppo consiliari, nel corso di una apposita riunione, si erano accordati per dare il via al Patto, sia pure con qualche emendamento proposto dai Comunisti Italiani. Pensavo che si stesse realizzando quel principio di collaborazione senza inciucio che si impone nei momenti di difficolt? collettiva, e del quale scrivo da tempo su questo foglio on line, con il rischio di passare per traditore del comunismo che amo. Poi, passati tre giorni, il quadro ? cambiato. La maggioranza opposizione ha rovesciato le carte, ed ha detto no al Patto con Roma. Ora io non voglio discutere sulla coerenza di chi ha gettato la coerenza alle ortiche da, quando ha imparato a vergognarsi di essere stata comunista, e non sa diventare del tutto democristo. Voglio solo osservare, e di nuovo mi diranno che sono un cortigiano di Concina, che le motivazioni addotte per il subitaneo  cambiamento di rotta mi sembrano pretestuose ai confini del ridicolo. L?opposizione scopre all?improvviso che il Patto con Roma significherebbe ridurre Orvieto ad una sorta di malsana periferia della capitale, ad una specie di refugium peccatorum. Come se in forza di quel Patto ci dovessimo aspettare di essere invasi dalla banda della Magliana, o da una turba di clandestini ( e se cos? pure fosse, non dovrebbe essere la sinistra cosiddetta progressista ad usare toni bossiani). Per quello che credo di averne capito, il Patto avrebbe riservato semmai ad Orvieto una invasione di eventi culturali, una full immersion in una dimensione extraprovinciale. Qualcosa che avrebbe dovuto essere nel DNA della sinistra, che appare invece incredibilmente arroccata sui valori svaporati della Rupe. Una sinistra arrupata, dunque. Leggo che Concina si ? leggermente incazzato per la svolta di Germani & Co, che hanno giustificato il voltafaccia con il pretesto di voler salvare Orvieto da indesiderate contaminazioni culturali. Non hanno mai sentito parlare, a quanto pare, di boccate d?ossigeno; o forse gli basta l?aria di Piazza della Repubblica, con incursioni ardite oltre la Torre del Moro. Concina avanza l?ipotesi che il voltafaccia sia stato dettato da Roma, e forse non ha torto. Anche se la sinistra, a Roma, naviga nel marasma del dopo Marrazzo, e non trova uno straccio di candidato credibile per le regionali, tanto da dover ricorrere alla Bonino, che io, anche per conoscenza diretta stimo molto, ma che sar? sottoposta al fuoco di fila di roghi vaticani e dunque sembra fatta apposta per favorire la Polverini a governatore del Lazio: una Polverini, sia detto per inciso, che da sindacalista di destra ha fatto per la gente di Roma pi? di quanto non abbiano fatto tutti insieme i tre sindacati onnipotenti e nullafacenti di parasinistra. Pu? darsi che davvero il contrordine sia venuto dal centro, in quanto la sinistra orvietana, sia detto senza offesa e con tristezza, non sembra in grado di decidere da sola neppure se prendere l?ombrello quando piove. Magari al centro avranno pensato che il Patto con Roma nascondesse un patto osceno tra Concina ed Alemanno, che sarebbero divenuti i Dioscuri di un gemellaggio fascistoide. Ora si d? il caso che io conosca leggermente Alemanno, che suole frequentare Porano per via di certe amicizie locali. Una volta capitai nel bar di Porano, vidi quattro marcantoni vestiti di nero, chiesi scherzando se si trattasse di un funerale o di un matrimonio, e mi sentii rispondere seriosamente da uno di quei giganti inutili che LORO erano la SCORTA di Alemanno. Ora Concina potr? avere tutti i difetti del mondo, tra cui quello di non diffidare troppo di un marxista matto come me, ma credo che sarebbe fare torto alla ragione pensare a qualche somiglianza culturale o di stile personale tra Concina ed Alemanno. Non me lo vedo, Concina, girare con la scorta, e se qualche volta lo vedo scortato, magari al bar di Montanucci, lo vedo scortato da belle donne, il che non guasta; e non sono veline, ci giuro sopra. Dunque gli ordini venuti dal centro saranno stati determinati dalla intenzione di far mantenere alla opposizione di Orvieto un piglio da opposizione. Come dire: visto che l?opposizione ? divenuto un fantasma dappertutto, giochiamo a fingerci opposizione in carne ed ossa, pi? ossa che carne, almeno ad Orvieto. Cos? Orvieto ridiventa un simbolo, in un mondaccio che non ha bisogno di simboli; il simbolo di una opposizione intransigente, dura, disposta agli sfracelli.  Peccato che lo faccia su un argomento tutto sommato secondario, cos? non corre il rischio di fare l?opposizione vera. E peccato che lo faccia rimangiandosi nel giro di tre giorni una sorta di promessa di collaborazione. Leggo come Carlo Tonelli, di cui forse a torto ebbi a dire tutto il male possibile durante la campagna elettorale, abbia qualche dubbio sul voltafaccia. Almeno lui non prende ordini dal centro: e dimostra, se ce ne fosse bisogno, che una vera collaborazione tattica tra sinistra e destra presuppone una sinistra vera ed una destra illuminata. La sinistra non comunista, la sinistra senza capo e con troppe code, ha pensato di ridiventare opposizione giocando la carta del Patto con Roma, tanto per dimostrare di esserci. Come dire: o Roma o morte. E adesso pensate pure che sono un conciniano di ferro, arrampicato, come sempre ho fatto, sul carro del vincitore. Credo che Orvieto abbia tutto da guadagnare a collegarsi con la vita culturale del paese, uscendo dal vicolo cieco e sordo del provincialismo. Ancora una volta la destra supera a sinistra la sinistra, almeno in questa voglia di apertura. Concludo con un fatto personale: avendo trascorso le vacanze a Liegi, grazie ad una signora per cui vinsi una causa- qualche volta ne vinco anch?io-mi sono presentato al Sindaco di Liegi, spacciandomi per emissario di Concina: gli ho ricordato che Orvieto e Liegi sono legate nella storia, in quanto era di Liegi la badessa delle Adoratrici del Santissimo Sangue che convinse il proprio confessore, futuro Papa, ad inventare, come qualcuno pensa, il Miracolo del Corporale. E gli ho proposto un gemellaggio. Se la faccenda va in porto, chiedo di essere nominato console onorario di Orvieto a Liegi, con tanto di prebenda, pari quasi a quella di un Direttore dell?Asl. E per tornare alla questione del Patto, vorrei mettermi nei panni culturali di Mario Tiberi, e ricordare al clan Germani che pacta sunt servanda. Anche se si tratta di Pacta con Roma.

Pubblicato il: 08/01/2010

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