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ALLA RICERCA DELL? ANIMA DEL PD

Mario Tiberi

Da qualche settimana e con lodevole impegno gli amici, a me cari, Pier Luigi Leoni e Franco Raimondo Barbabella si stanno ?dannando l?anima?, espressione volgare ma eloquente, per tracciare una via di chiara e sicura percorribilit? verso una meta attesa da tempo e non pi? eludibile: dotare la citt? di Orvieto di una dirigenza civica, autorevole e illuminata, che sia in grado di risollevare in fretta le pessime sorti in cui la nostra citt? ? precipitata.

Altri, ormai da anni, si stanno chiedendo se ? realistico che all?interno del PD esistano davvero due o pi? anime e, se s?, come mai non si ? riusciti fino ad oggi a renderle conciliabili, complementari e compatibili in ragione di una coesistenza armonica e generatrice di un?unica politica per il governo della ?cosa pubblica?.

Per parte mia, in questi giorni, sto ragionando su dove sia e come sia plasmata l?Anima del PD che pur da qualche parte dovrebbe esserci e, anche se non ne sar? del tutto all?altezza, mi prover? a descrivere le brevi tappe delle mie riflessioni.

Il nucleo centrale dell?identit? ideale di un partito che tende a proporsi come forza di progresso non pu? prescindere dal praticare, nella concretezza della realt?, una strategia programmatica fondata su principi sussidiari e solidali nel comparto sociale, pluralisti a baluardo e difesa della democrazia, riformisti e/o riformatori nella stesura legislativa di norme, regolamenti e discipline.

Tutto quanto precede, in virt? di puri intendimenti perch?, spesso e volentieri, vengono proclamati e diffusi tali concetti e non si conosce con precisione di cosa si stia parlando.

Ci si riempie la bocca del termine solidariet? e non si ha piena la percezione del valore ecumenico della ?Pietas?, non dico solo della cristiana, ma anche di quella greco-latina che, pur pagana, era abbondantemente ricolma di raffinata sensibilit? umana. Basti pensare al pio Enea, descritto da Virgilio, nell?immagine di lui che si carica sulle spalle l?anziano padre Anchise, malato e sofferente, come a voler simbolicamente prendere su di s? il dolore e il bisogno dei deboli, dei reietti e degli sconfitti.

Anche del pluralismo non si hanno ben definiti i contorni perch? si avverte la sensazione di un uso limitativo e limitato al ?plurimum civitatis?, che porta con s? un?idea riduttiva e riservata alle sole maggioranze di passaggio, mentre invece ci si dovrebbe riferire alla ?pluritas civitatis maiestatis? (Quintiliano, De eloquentia) per afferrare appieno il senso della partecipazione di tutti e di tutti indistintamente alle vicende economiche, politiche e sociali della comunit? di appartenenza senza substrati di discriminazione per ragioni di diversit? di pensiero o di azione.

Cosa poi ci sia dietro e dentro l?espressione ?realizzare una politica riformista?, non ? ben chiaro se non si coglie il significato proprio della parola ?reform?? usata nel periodo meno violento e pi? costruttivo della Rivoluzione Francese. Con ?reform??, che ha le sue origini semantiche nella greca ?diamorf??, deve intendersi il processo di metamorfosi da una forma arcaica di organizzazione societaria verso un?altra pi? adeguata e che sfoci in sostanza di migliori e pi? moderne strutture statuali.

Le sintetiche riflessioni sopra riportate sono offerte all?attenzione di ogni cittadino e, in particolare, al PD orvietano e al suo Segretario se non vuol che di lui si dica di essere stato non tanto il promotore di una coerente politica progressista, quanto piuttosto il suo necroforo.

Ho assistito sabato pomeriggio, e concludo, alla presentazione del volume ?Cari compagni, ?fraterni saluti?: alla luce di quanto scritto mi permetto di invertire l?ordine delle aggettivazioni e farlo diventare ?Fraterni compagni, ?cari saluti? perch?, nella condizione in cui ci troviamo, c?? molta pi? necessit? di fraterna comunanza che di cari ossequi e saluti, spesso insinceri o poco sentiti.

Pubblicato il: 21/12/2009

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