Archivio Orvietosi Archivio anni 2002-2012: CORSIVI
NOTIZIE CORSIVI

Orvieto ?vviva?

Nello Riscaldati

Dicembre ci regala ?una tantum? un breve pomeriggio di ottobre. Piccioni educati e che nemmeno ti beccano le scarpe. Schiace di S.Andrea asciutte e ?toh! mi voglio rovinare!? anche pulite.

 

Ci contiamo. Siamo in sette. Il numero ci piace e  decidiamo di dar corpo ad un progetto che coviamo da tempo. Un?associazione informale per poter dire ci siamo anche noi, senza tessere, senza quote, senza carte scritte n? firmate. E? solo la nostra. Oggi sette, domani uno, dopodomani settanta, chiss?. L?importante ? che sopravviva l?idea. Il nome lo propongo subito io, perch?  ce l?ho in testa da qualche anno. Si chiamer? ?Orvieto ?vviva??, con l?accento all? inizio e l? interrogativo alla fine, e questo perch? tutti ci troviamo subito d?accordo sullo scopo del nostro esistere, naturalmente fondato sull?amore per la citt?, scopo che ? appunto quello, partendo da uno stato di  dubbio metodico cartesiano, di raccogliere notizie, di rendere pubbliche le nostre valutazioni su quanto accade, di controllare spesso lo stato di salute del Tufo e dintorni, di renderci conto della consistenza delle sue funzioni vitali e di denunciare al popolo e al Comune qualsiasi eventuale sintomo indicante un progressivo obnubilamento del sensorio del Tufo suddetto, propedeutico ad una probabile perdita di coscienza del medesimo con possibile male augurata esitazione verso quello stato di coma stuporoso che alcuni gi? credono di intravvedere mentre noi ancora no.

 

Non parleremo pi? in termini professionali. Rompono le palle a chi legge e sanno di presunzione cos? come accade per le citazioni latine od inglesi senza corrispondenti traduzioni a lato che le rendano comprensibili a tutti.

 

 

Riflettiamo per un momento come nessuno di noi si sia mai seduto su di una poltrona, fatte salve quelle di casa, e  n? sia stato mai presidente, vicepresidente, direttore, assessore, consigliere e via dicendo di nulla, con soddisfazione ci rendemmo conto di essere tutti ?nuovi?.

 

Ci guardiamo intorno. Siamo solo sette, ma l?idea ha le porte spalancate. Accoglie cio? chiunque abbia voglia di entrare e lo lascia libero di uscire quando e se vorr?. Uno sbuffo di aria fresca ci riempie i polmoni.

 

 

Intanto, man mano che il cielo si colora di tramonto, la Piazza si va animando.

 

 

Dall?arco oscuro della Misericordia ecco profilarsi  guardinga la sagoma del baffuto e canuto Pier delle Vigne (nome d?arte), preceduto da fanti e cavalieri armati di spade e di bastoni, mentre dal Corso, quasi d?intesa, si muovono puntuali, ma avanzando con lentezza professionale, i ?Carri? di Viareggio forniti di coppe e di denari.

 

 

Dalle penombre dell?arco di Piazza emerge, solitaria e furtiva, la figura di Gervasio Lombardacci (nome d?arte anche questo ma di notevole effetto).

 

Solitaria figura appunto, perch? Gervasio Lombardacci ? rimasto proprio solo e non ha nemmeno una scartina di scorta.

 

La suddetta figura sosta poi per un attimo, scruta sospettosa intorno e quindi s?avvia, muro muro, verso l?ascensore del Comune.

 

 

Due o tre presenze indistinte seminascoste da un arco, ma che pi? tardi veniamo a sapere essere ex detentori di fette di potere ormai gi? avanti negli anni, discutono sul se, sul come e sul quando tentare di forare il muro di gomma per rientrare in possesso almeno di una fettina di quel potere.

 

Un futuro popolato di giardinetti con alberi secchi, di giornali vecchi e di interminabili conversazioni sul tema ?quando c?eravamo noi, allora s? che,??, ? veramente una prospettiva atroce per un politico anche di mezza tacca.

 

Ma Orvieto ? certamente ancora in condizione di dare il meglio di questo peggio.

 

 

Passa poi il Sindaco, canuto anch?esso, ma ancora pi? veloce, non grave d?anni, ma carco di pensieri questo s?. Abbiamo la fortuna di carpirne al volo uno cos? formulato: ?Il presente sarebbe pieno di ogni possibile avvenire se il passato non vi proiettasse la sua storia!?

 

 

Notevole, veramente notevole. Ti?!

 

 

Nel frattempo l?araldo di Pier delle Vigne, avanza fino alla met? della Piazza, proprio sotto l?albero di Natale ancora nudo e, dopo un rullo di tamburo, legge il seguente proclama:

 

 

?Tutti i cittadini sono invitati, prima del calar del sole, ad attaccare le palle all?albero!?

 

 

Dopo un secondo da una finestra imprecisata una voce femminile url?:

 

 ?E allora cominciasse lue,?!?

 

 

Nessuno rispose e nella Piazza torn? il consueto silenzio. In cielo non volava un uccello. In giro non si vedeva l?ombra di un uomo. Di conseguenza l?albero rest? nudo e l?araldo inascoltato.

 

 

Dalle schiace di S. Andrea i sette dell? ?Orvieto ?vviva?? decisero per comodit?, e per darsi delle arie, di assumere i nomi dei Sette Savi della Grecia Antica. I lettori scuseranno la presunzione ma, in fondo, si tratta di un gioco al quale le schiace si prestano in modo particolare. E poi non sono pochi gli orvietani che vestono delle vesti non loro appropriate senza sapere nemmeno se lo sanno o non lo sanno.

 

 

Esord? Chilone di Lacedemona, il filosofo, che aveva gi? legato la sua fama alla definizione delle tre cose pi? difficili da sopportare per un uomo, e cio?: il saper conservare un segreto, il saper impiegare bene il proprio tempo e il saper sopportare le ingiurie senza reagire. Di simili argomenti lui trattava all? incirca intorno al 570 a.C.

 

Sar? stato felice? Mah!

 

 Quella sera cos? parl? dalle schiace di S. Andrea:

 

 

-Esistono alcune persone, simili a noi per apparenza e modi, le quali, qualsiasi strumento usino per esprimersi nel tentativo di comunicare qualcosa, ci appaiono spesso come troppo intralciate da loro stesse.

 

Chiss?, forse per difficolt? nell? usare la parola o la penna,  forse perch? limitati dalle ombre e dalle penombre di sopravvissuti paraventi ideologici, forse per ignoranza di alcuni elementi del percorso o del quadro, forse perch? si muovono a fatica nelle fanghiglia di parole e frasi da loro gi? dette e ripetute miriadi di volte intorno a miriadi di tavoli o in pubbliche assemblee credendo, e forse anche in buona fede, di esprimere e proporre ogni volta soluzioni nuove.

 

Costoro in verit? molto si affaticano cimentandosi invano nell?arduo tentativo di dissodare un terreno che proprio per causa loro diventa ogni giorno pi? sterile.-

 

 

Ai piedi delle schiace s?? intanto formato un capannello  costituito da elementi di solito parcheggiati da Montanucci, da bighelloni migranti da Piazza al Duomo e viceversa, dagli abitu?e delle rare panchine di S. Andrea, da donne e donnette uscite da Pierino con la busta della spesa e da fumatori i quali, appena fuori dal tabaccaio, aprono con senso di pregustazione il pacchetto di sigarette appena acquistato. Costoro se ne stanno tutti con il naso all?ins? forse immaginando che sia in atto una specie di teatrino come a volte del resto se ne vedono per le vie di Orvieto nella bella stagione.

 

 

A Chilone rispose Solone ateniese, il saggio per eccellenza. Legislatore, moderatore e giudice. Immenso fu il lutto quando, nel 559 a.C., se ne part? da questo mondo lasciando orfana Atene, la Grecia e il Mondo Antico:

 

 

-E bene dicesti, Chilone, e sono certo che non me ne vorrai se aggiungo, per conferire maggior luce al tuo argomentare, che il fine dell?affaticarsi di costoro ? di solito quello di esortare gli animi alla salvezza della Patria vista sempre in imminente pericolo di perdere la libert? per colpa di un loro nemico. Esortazioni simili nella forma ma cos? diverse nella sostanza tra loro che nessuna di esse sortirebbe l?effetto prefissosi anche perch? la Patria viene troppo spesso confusa con il proprio paese se non addirittura con le proprie case e i propri armenti.-

 

 

Uno degli astanti si ricord? di quanto Guareschi ebbe a scrivere nel primo numero di ?Candido? del 15 Dicembre 1945 circa la mania degli italiani di voler salvare ad ogni costo l?Italia tanto che ritenne opportuna la proposta di affiggere cartelli nei luoghi pubblici con su scritto ?Vietato sputare per terra e salvare l?Italia?.

 

Nell?ascoltare tali novit? un altro degli astanti sugger? a sua volta di esporre targhe, sempre nei luoghi pubblici, con su scritto ?Vietato fumare e dare consigli al Sindaco?.

 

E questo a voler significare no a patti sottobanco, a governissimi, e ad atti contro il volere dell?elettorato.

 

 

Al che Solone aggiunge questa riflessione:

 

 

-Tanto pi? che negli affari, specie in quelli di grande importanza ? impossibile piacere a tutti. E poi l?eletto a governare la cosa pubblica il quale, nel tempo a lui concesso, si dimostrasse non all?altezza del suo compito, pu?, anzi deve essere cacciato dalla citt?.-

 

 

E a maggior conforto interviene Biante di Priene, il pi? vecchio, che ammonisce ed insegna:

 

 

-Agli uomini va ricordato che il desiderare le cose impossibili ? una malattia dell?anima. Conosci te stesso e fai quello in cui credi.-

 

 

Da sotto un tipo con il volto invaso e arruffato da barba e capelli interloqu?:

 

 

-Guardi che il problema ?  un altro,?!.-

 

 

Ma non pot? terminare la frase perch? fu allontanato di peso,?(e pesava, e come se pesava,?!)!

 

 

Talete di Mileto, altro Savio, geom?tra e matematico, prototipo dello scienziato distratto, questa volta non inciampa e non cade nella buca ma, pur non intervenendo direttamente nel dibattito, guardandosi un po? intorno si accorge che a Cicon?a la segnaletica orizzontale ? pressoch? sparita del tutto con grave pericolo per chiunque transiti su quelle strade veloci. Lo stesso vale per la strada delle Conce di recente sistemata.

 

E cos? tutto quello che ha constatato il filosofo dichiara.

 

 

In tal modo Talete rende nota la cosa al popolo e al Comune affinch? chi ne ha il compito ed il potere appena possibile provveda in merito. In fondo anche lui ? uno dei componenti di ?Orvieto ?vviva?? e, pur essendo un grande, non si vergogna di trattare argomenti cos? terra terra.

 

Per ora hanno tutti volato basso ma il cielo sopra la citt? ? sconfinato ed ? cosa nota che il pilota prudente prende quota con gradualit?. D? altra parte nella memoria di tutti ? ben presente e maestra la storia di Icaro.

 

 

I Savi che non hanno ancora parlato e cio? Cleobulo, Periandro e P?ttaco, diranno la loro la prossima volta.

 

 

Buone Feste sottocosto e un augurio a tutti coloro ai quali non li fa nessuno!!

 

Pubblicato il: 16/12/2009

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