Archivio Orvietosi Archivio anni 2002-2012: CORSIVI
NOTIZIE CORSIVI

Candidati decenti cercasi

Nello Riscaldati

Sere fa, una di quelle sere dove vanno a svanire i giorni, i mesi e le stagioni, su strada deserta e sotto una pioggerellina invisibile ma che ti tormenta come tante punture di spillo, si stava bighellonando cos? a scazzafrollone con amici, mani in tasca, cappello incafonato e battendo i piedi a mo' dei ?vitelloni?, discutendo, pensate un po', circa le possibilit? concrete che avrebbe la democrazia, intesa nell'accezione grezza del termine, di diventare in futuro una democrazia aristocratica, naturalmente  non nel senso del governo dei  feudatari ricchi sfondati sul popolaccio burino e cafone ma, al contrario, di un governo costituito da quanto di meglio il popolo medesimo nella sua integrit?,  possa essere posto liberamente in condizione di scegliere all'interno di se stesso e cio? una squadra formata dagli elementi giudicati dalla comunit? i migliori e i pi? affidabili nel praticar l'arte della gestione della cosa pubblica, cio? della cosa di tutti.

Insomma, come avrete gi? capito, discussioni da ergastolani durante l'ora d'aria.

L'aver trovato un riparo di fortuna dalla pioggerellina di cui sopra, favor? il rapido raggiungimento di un accordo sul termine ?democrazia aristocratica? da preferire ad ?aristocrazia democratica? anche se eravamo tutti convinti della difficolt? che avremmo incontrato nella vendita di termini simili.

E difatti il cielo pietoso ci avvis? dell'esistenza di tali frangenti e della leggerezza della nostra disputa incrementando, se pur in modo appena percettibile la consistenza della pioggia che per? era ancora flebile, triste e rassegnata come una vedova sola seduta su una panchina della Gonfaloniera in quell'ora grigia che va verso la sera e l'annottare.

Era per? pi? sostanziosa e certamente in crescendo, insomma bagnava, e la cosa ci costrinse a raggiungere in fretta un bar del quale scorgevamo da lontano l'insegna blu ancora accesa. Ci avviammo accelerando, anche se nessuno di noi aveva una voglia particolare di spendere qualcosa per prendere qualcosa.

Comunque il solito buontempone, immaginando gli anni  dell'Universit?, pronunci? entrando nel locale il famoso, fulminante ordine udito tante volte all'ingresso in un bar dopo faticose ore di studio trascorse nelle aule dell'Ateneo alla Sapienza: ?Whisky per tutti,...e de quello mejo,...paga lue!?, e il barista, scosso dal torpore del silenzio figlio della solitudine, si precipit? a servire pur non sapendo chi fosse e se ci fosse un lui disposto a pagare per tutti.

Il barista della Sapienza invece, avendoci sgamato da tempo, ci serviva al massimo un'orzata o un'acqua brillante perch? sapeva che fino a l? eravamo coperti.

Ci sedemmo e aspettammo. Abbiamo conosciuto tutti attese notturne di non si sa che cosa giocando con le mani. Quella in particolare avrebbe potuto essere vissuta come l'attesa della fine della pioggia. Ma per non aspettare gingillando in silenzio si continu? a discutere e, tanto per cambiare, sempre di politica.

 E mentre il barista ci disponeva le ordinate consumazioni che un ?lui? avrebbe dovuto poi pagare, la conversazione scivol? sulle elezioni regionali di marzo. Si convenne subito sulla necessit? di individuare gente onesta, capace e preparata.

-Orvieto ? piena di galantuomini, tutto sta a stanarli!-

Afferm? convintamente il primo.

E fino a qui ci mantenevamo sicuramente al centro del festival delle banalit?.(Casini docet,..eccome se docet,...!)                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                         
Qualcuno per?, per uscirne, obiett? subito che non v'? peggiore condanna per un politico che l'essere stimato solo come un galantuomo.

Assentendo un altro, di quei quattro o cinque componenti la  brigata di quella sera, mentre sorseggiava il suo (si fa per dire) whisky, afferm? che la  carriera politica di un galantuomo termina prestissimo. Un politico credibile e votabile deve essere almeno almeno un galantuomo astuto.
Un politico credibile deve saper mediare, stupirsi, fingere, mentire, rabbonire, ribadire, sentenziare, tacere, armonizzare, enfatizzare,  inaugurare e soprattutto deve saper parlare sia nei salotti che nelle bettole, ricordandosi che dicendo la verit? rischierebbe di non essere creduto da nessuno.

L'amico che esitava con il ?suo? whisky in mano sugger? che, qualora il politico fosse un vero uomo, per evitare complicazioni e pur avendone necessit? e bisogno, dovrebbe andare solo con vere donne, fatto salvo che il suggerimento naturalmente vale anche per queste ultime.

L'altro che aveva gi? scolato il suo bicchiere e che a cenni ne pretendeva un secondo, obiett? che per?, agendo in tal modo, si mettevano i trans in mezzo alla strada. Decine di migliaia di posti di lavoro, senza contare l'indotto, andrebbero perduti, certamente di un genere di lavoro molto particolare e sofisticato ma anche ben remunerato e con un mercato decisamente in espansione, particolare questo di non trascurabile importanza considerando anche lo stato di crisi globale che paralizza il sistema.

I sindacati, che campano oggi sulle spalle dei pensionati, per contrastare tale eventualit? sarebbero dovuti come minimo scendere in piazza a difesa del posto di lavoro dei trans, meglio di tutti sarebbe stato al Circo Massimo, magari con una fiaccolata notturna, al canto di inni e con  bandiere a strisce rosa e celeste e con un grande, simbolico buco nero nel mezzo.

Nessuno dei presenti obiett? qualcosa a tali ragionamenti sicuri come erano che l'amico non reggeva bene l'alcol.

Fuori oramai la pioggia scrosciava. Ci guardammo intorno. Non avevamo nemmeno un manico d'ombrello.

Poggiando il bicchiere ormai pieno a met?, il pi? informato pronunci? i nomi di un paio di possibili candidati  gi? filtrati dalle stanze dei bottoni.

Uno traeva la condizione per una possibile candidatura dal fatto che, essendo ormai giunto al vertice della scaletta del suo partito o cadeva di sotto o, tentando la via di Perugia con eventuale esito positivo, avrebbe sortito l'effetto di liberare la sua poltroncina locale per un altro aspirante  politico, sempre locale, che sicuramente vi ambiva chiss? da quanto tempo.

Nessuno seppe per? riferire qualcosa di preciso circa le competenze, le conoscenze o le capacit? di detto aspirante candidato, insomma il suo era un grigio curriculum tutto e solamente politico: militante, attacchino, volantinaro, galoppino, tavolinaro, gazebottaro, membro della direzione, poi della segreteria, poi vice-segretario, segretario, e quant'altro e ben altro come si suol dire oggi in politichese. Scelto dal partito come appunto si usa ai giorni nostri, cio? da tre o quattro di quelli che quando ti avvicini cambiano discorso o cominciano a bisbigliare per non farti capire quello che dicono, con l'eventuale aggiunta di qualche zeppa extraurbana, e non dal popolo che avrebbe dovuto votarlo. Nessuno seppe dire inoltre in che cosa consistesse l'eccellenza del suddetto ammesso che ne avesse avuta una che per? durante la discussione non si era evidenziata.

Ci si mise comunque d'accordo nel concedergli la generica qualifica di ?bravo ragazzo? (anche qui si fa per dire).

Quella candidatura fu pertanto bocciata all'unanimit?. Un lampo e un tuono contemporanei posero il suggello a tale decisione.

Venne fuori un altro nome: quello di un trombato. Di uno cio? che era rimbalzato senza paura e senza pudore da una sigla all'altra seguendo il vento e dichiarando in tutte le occasioni che lui era sempre stato dalla parte della famiglia appunto perch? ne teneva una e numerosa anche se qualche maligno andava in giro a sussurrare che di famiglie ne tenesse almeno una e mezza. Ma la  cosa non assunse nessuna rilevanza politica nell'economia della discussione perch? l'Italia non ? l'America.

Si stava parlando di un vero acrobata della politica, il quale zompando di continuo tra Scilla e Cariddi aveva avuto la malasorte di essere precipitato in  un partito molecolare dal quale era stato attratto nella certezza di una grande e rapida lievitazione del medesimo, lievitazione che per? non si era verificata. La sua perci? sembrava  pi? che altro un'autocandidatura, cio? una candidatura di disturbo, ammesso che fosse riuscito a rimediare le firme necessarie, insomma una carta giocata allo scopo di sortire l'effetto che qualcuno si accorgesse di lui e lo invitasse a ritirarla, naturalmente previa promessa di un posto ben remunerato.

E cos? fu bocciata anche questa con la motivazione generale, pur se banale, che mirare ad un seggio a Perugia significava pi? che altro mirare alla retribuzione da consigliere regionale consistente in uno stipendio mensile che equivale a quello che un operaio o un impiegato guadagna in un anno, sempre che lavori, mentre invece il consigliere regionale lo prende ogni mese anche se non lavora.

Poi, a bicchieri ormai vuoti, venne sussurrato, tra un tuono e l'altro, il nome che avrebbe potuto avere in mano le carte migliori se non si fosse sgretolato, in una diaspora degna di alcune scene di ?2001-Odissea nello spazio?, quello zoccolo duro che in passato, a comando, avrebbe votato anche il cavallo di Caligola. La qualit? del soggetto non venne comunque ritenuta eccelsa. Anzi! Di conseguenza la conclusione fu unanime:

-Anche 'sta vorta nun ciavemo un candidato da monno!-

Altri nomi vennero fuori ma furono definiti addirittura come ?carne da cannone? gettati o che si gettavano nella mischia cos? come i cristiani nell'arena.

Poi quello tra noi che ancora ci stava di pi? con la capoccia pronunci? una frase apparentemente innocua mentre invece era piena di interrogativi:

-Ma chi siamo noi per formulare giudizi, valutazioni e simili sentenze,...?!-

Ci guardammo tutti in silenzio poi la risposta fu un corale ?Boohh!!?

La porta del bar si apr? di botto e, spinto da un fiotto violento di pioggia, entr? un tizio male in arnese, zuppo fino alle ossa e che ordin? con voce arraganata:

-'N po' famme un ponce ar rumme forte pe' scallamme po po' ma 'r drento ch? que' ? 'na notte da lupe manare mica no,..., artro che la notte de le streghe,...la notte dell'  ?aulin? insomma, come je dite vojartre..!-

E poi rivolto a noi:

-De che chiacchier?ssivo reg?,...che ve sentivo tutte prese e affialate,...?! che sete imbriache,...?!-

-Ma no, niente,...dicessimo de le candidate a le reggionale...ma cos?,...tanto pe' di' quarcosa,...p'aspett? che smette de piove,...semo tutte senza ombrella...!-

-Quelle che se sentono di' in giro nun so' bone manco pe' fa 'r brodo pe' la truppa,...!-

-E allora ? mejo che stamo zitte,...!-

-E invece no,...invece tocca dasse da fa' pe cerc? de mann? su uno o una 'n tantinello da monno,..ch? 'n po' nun semo bone noe a mannalle su, 'n po' quanno 'emo mannato su quarcuno cianno fatto vot? certe c?nfine che da su pe' Perugia m'aricordo che ce mannorono a di':

?Ma do' l''ete arimediato 'sto fregno ch' 'ete manno su da Orvieto,...ma nun ve vergognate,...? manco si l'?ssivo trovato sotto la finestra de 'r medico,...! ma nun c'?ssivo gnente de mejo,...ma 'ete guardato bene dapertutto,...?!?

E fu cosi che da quella sera, si era alla fine d' ottobre, un gruppo di cittadini decise di iniziare in modo discreto una ricerca seria per individuare  nomi decenti che in Orvieto e dintorni non mancano certo, e con la pi? completa disponibilit? a discuterne con chiunque altro stia conducendo eventuali ricerche analoghe, e abbia voglia di discuterne, con l'unico scopo di cercar di far partorire alla citt? ed al contado un candidato ?da monno? onde evitare che il medesimo ci venga come al solito imposto da lontano. 

Hai visto mai che, provando e riprovando, provocando e riprovocando, il ragno dal buco alla fine viene fuori...!

E ricordiamoci tutti che Orvieto merita il meglio e non l'ovvio. E merita soprattutto il nostro incondizionato impegno perch? ? la nostra citt? e, come tale, va continuamente difesa sia dai fabbricatori che dagli spacciatori di personaggi falsi, cos? come era scritto, se vi ricordate bene, sulla cartamoneta delle nostre vecchie lire.

Pubblicato il: 01/12/2009

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