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I veri socialisti sono pochi

Lo Scorpione

di Lo Scorpione

Ho letto e riletto le dichiarazioni dell?autocandidato Giancarlo Parretti.  Ho letto la corsa ad occupare lo spazio socialista un po? di tutti.  Rimango convinto di una cosa, i veri socialisti sono quei pochi che ancora credono nel centro-sinistra, nel partito riformista e nell?Internazionale Socialista.  Tutto il resto ? finto.  Il continuo rimpianto per il vecchio PSI ? vergognoso, ma attenzione, non per il passato glorioso del partito, per Craxi, quanto per la corsa alla testimonianza.  Si dicono socialisti-riformisti tutti, in tutto l?arco costituzionale, con poche esclusioni.
C?? addirittura chi, per essere pi? realista del re, annuncia in pompa magna di aver preso la tessera prima di Craxi.  Insomma una rincorsa che assomiglia molto ad un?occupazione.
Ma cosa significa oggi essere riformisti?  La risposta non ? delle pi? scontate.  Alcuni paletti, quelli piantati dell?ideologia, dai due blocchi d?influenza, dal lavoro sono o stanno cadendo.  Non c?? pi? il comunismo, non c?? pi? il fascismo e i metalmeccanici iniziano a scarseggiare.  Insomma ? in atto una rivoluzione social-politico-culturale senza precedenti ma nessuno sembra accorgersene.
Eppure non ? inattuale continuare a discutere dei problemi dei lavoratori, delle classi disagiate, degli emarginati, delle famiglie e pi? in generale dei bisogni della collettivit?.  Sono cambiati modi e metodi.  Anche il concetto di Welfare ? cambiato.  Non si va pi? per censo ma per necessit?.  O meglio, il censo serve come discrimine in alcuni casi ma non in altri.  Quando si parla di natalit?, di sanit?, il reddito deve essere messo da parte per assicurare a tutti la stessa assistenza.  Da qui in poi cambia tutto.  Non ? sostenibile un sistema pensionistico, ad esempio, come il nostro.  E, si badi bene, non ? una recrudescenza di berlusconismo, ma un?evidenza dei dati.  Lo dicono in Europa, lo dice il FMI e lo testimoniano altri grandi Paesi come Germania, Gran Bretagna e Francia.  Qualcosa deve cambiare, e in fretta, per evitare il default del sistema.  E qui serve il riformismo, quell?ideologia che permette il dialogo sociale con tutti, il confronto e poi la sintesi finale.  Proprio questo ? mancato in Italia.  E? mancato un confronto a tutto campo con i sindacati, con le associazioni di categoria e con l?opposizione.  Questo s? ? berlusconismo, quello peggiore in assoluto.
Ma Orvieto che c?entra, si chiederanno in molti.  Ebbene una deriva di tal fatta aleggia anche per le tranquille strade di Orvieto.  Il candidato Parretti spaccia il plebiscito per democrazia, e fatto ancor pi? grave per riformismo, facendo notare anche una scarsa conoscenza delle cifre.  Il nostro uomo promette solennemente il ricorso al referendum popolare per le principali decisioni, dimenticandosi il costo di un?operazione del genere.  Con quei soldi si potrebbero fare tante cose, ma vuoi mettere la valenza mediatica di una bella consultazione referendaria?  Cos? deve aver pensato il ?salvatore della patria?. 
Alla Caserma Piave, infiliamoci dei bei negozi e peggio per chi, i commercianti appunto, dovr? fare i conti con nuova concorrenza per un settore gi? asfittico e in crisi. 
Ma in queste idee cosa c?? di riformista?  Niente, forse c?? qualcosa di diverso che certamente nulla ha a che fare con il riformismo vero ma soprattutto nulla con l?ideale socialista.

Pubblicato il: 06/11/2003

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