Archivio Orvietosi Archivio anni 2002-2012: CORSIVI
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Artigianato artistico, modi di dire e teoremi

Nadia Formiconi, artigiana

Lettera aperta a tutti coloro che a vario titolo ultimamente parlano di artigianato artistico, all?assessore Barberani, alla consigliera Annulli, al Vescovo e alla locale CNA. 
Allora:  lo stolto sono gli artigiani e il dito ? la condizione dell?artigianato artistico. Io sono stolta e voglio guardare il dito. ?Non possiamo far morire l?artigianato artistico che ? parte fondante del dna del nostro territorio?, dice giustamente il Vescovo. Gi?, come sta l?artigianato artistico? Male, ? moribondo, serve la rianimazione. Come mai?  Troppi motivi e sfortunatamente non solo locali. E? un mestiere impegnativo, mal retribuito, dispendioso e marginale.  L?IMPS e l?INAIL sono ogni tre mesi un vero salasso che in troppi non si possono permettere. ? cos? vero che siamo pieni di artisti, prestatori d?opera occasionale e pensionati. Si badi bene, gli artisti non sono artigiani presuntuosi, i prestatori d?opera occasionale non sono fannulloni di brunettiana memoria e i pensionati non sono vecchi decrepiti e malandati?che poi se fai artigianato artistico e dipendesse da te, continueresti a farlo anche da vecchia decrepita e malandata. L?IVA, che un saggio commercialista tempo fa si faceva carico di spiegarmi non essere un costo, non sar? un costo per chi fa commercio e la trova una banale partita di giro?ma per un artigiano, il lavoro del quale vale zero e l?iva che paga sulle materie prime ? irrisoria, diventa un costo eccome. Perch? il lavoro di chi fa artigianato artistico vale zero? ? chiaro che non ? possibile vendere un prodotto, per quanto curato, pensato e realizzato in modo diverso da prodotti pi? o meno artigianali a costi che non sono quelli di mercato?che con l?aria che tira, non te lo compra nessuno?insomma pochi. I costi di gestione, energia elettrica, telefono, immondizia, commercialista eccetera sono doppi o anche tripli. Per chi non lo sapesse, chiunque faccia artigianato artistico ha bisogno di locali e attrezzature che spesso richiedono spazi grandi e quindi costosi. In pi? questi costi per esempio dall?IVA non li scarichi. Vogliamo parlare di affitti? Per quanto detto sopra ? evidente che non uno ma almeno due devono essere. Perch? da qualche parte devi produrre e vendere puoi farlo solo in alcuni posti. A Orvieto oramai non basta pi? neanche avere un punto vendita al centro?figuriamoci dove non arriva anima viva. Perch? non basta un locale? Perch?, in barba a leggi che pur ci sono, nessuno si sogna di destinare a uso artigianale un locale che potrebbe essere a uso commerciale, che ? mi si svaluta il locale?? salvo poi locare quei pochi che sono a uso artigianale agli stessi prezzi di quelli destinati ad attivit? commerciali. E gli affitti? Gli affitti sono improbabili per uno che faccia artigianato artistico. Ripeto, anche i locali che sono nella disposizione di strutture a gestione pi? o meno istituzionale o ?sono destinati a chi se li pu? permettere e non sono gli artigiani? o ?sono troppo piccoli, inadatti anche per un?attivit? commerciale?? salvo diventare adatti poco dopo, guarda caso, per attivit? commerciali. Meglio cos?? che come fai a produrre e poi vendere in due posti diversi? L?ho detto prima, ? un mestiere impegnativo, ci vuole un po? d?incoscienza e un po? di passione?spesso si lavora di notte. E chi te lo fa fare? Intanto sgomberiamo il campo da notizie false e tendenziose. C?? chi dice che serve una scuola dei mestieri perch? non ci sono pi? maestranze capaci, di conseguenza  chi fa commercio si rivolge altrove e ad altre realt? produttive perch? costretto. Non ? vero. Chi fa commercio non sa che farsene di maestranze capaci e ancora meno di artigianato artistico. Il prodotto deve essere di fatto seriale, quello che va di moda, quello che alcuni hanno deciso essere di gusto comune e che altri fanno produrre in e per conto da maestranze che pi? sono fantasmi e meglio ?. Perch? pi? sono fantasmi meno costano, e poi se sono fantasmi possiamo sempre dire che l?abbiamo fatto noi. Dimenticavo molti che fanno commercio dicono di fare artigianato. Non basta dicono anche di fare artigianato artistico e spesso anche tipico, tradizionale. E, se non possono dire che ? tipico, dicono che ? di qui vicino, che ? uguale, che quello tipico ? brutto e non lo vuole nessuno, che lo stile italiano ? questo?e cos? ci siamo giocati non solo il prodotto locale, ma anche quel po? di storia, cultura e amore per le nostre tradizioni e tipicit? che ancora andiamo dicendo di voler tutelare e rivalutare. Perch? dico ci siamo giocati? Perch? a dimostrazione del noi, e per noi intendo le pi? composite volont? politiche, ci sono: l?uso da parte delle amministrazioni pubbliche di prodotti che vengono da altrove per pubblicizzare conferenze socio economiche che dicono di voler tutelare le tipicit? locali; i servizi su periodici a tiratura nazionale dove le mani di qualche artigiano che lavora sono circondati da insegne e prodotti che nessun legame hanno con quelle mani;  le guide turistiche che dicono (uniche in Italia) essere espressione tipica del nostro territorio prodotti fatti chiss? dove e da chi, e per finire? marchi a tutela della produzione locale che non riescono a vedere la luce non si sa bene perch?. L?ultimo ex assessore all?artigianato diceva perch? non si poteva favorire qualcuno e credo fosse stato indifferente raccontargli che siamo pieni di gente che chiede il simbolo di Orvieto, cio? i girasoli?e come fai a dire loro che neanche una goccia di olio di semi si spreme da queste parti.
Come se ne esce?  Non se ne esce, a meno di fare un centro di documentazione di tutta l?offerta culturale, storica, paesaggistica e di tutto e solo l?artigianato artistico che questa terra ancora esprime. Di farlo al centro della citt?, di permettere la commercializzazione in loco e non solo di questa produzione e di rendere fruibile a tutti la conoscenza indispensabile del valore aggiunto, se crediamo davvero questo ci sia, che questi prodotti possano e debbano rappresentare. Io sono certa che se cos? fosse per esempio, gli artisti tornerebbero artigiani, i prestatori d?opera occasionale non sarebbero pi? tanto occasionali, i pensionati ringiovanirebbero e magari i commercianti smetterebbero di dire che l?artigianato d?Orvieto ? brutto. Bene ha fatto la consigliera Annulli a parlarne?ma mi chiedo: come mai, per restare alla mia memoria, almeno negli ultimi vent?anni nessuno ha mai voluto ascoltare niente in merito? Ben venga la scuola dei mestieri, ma prima facciamo in modo che chi eventualmente uscir? da questa scuola possa avere uno straccio di prospettiva, altrimenti sar? una bella proposta che per? io non me la so spiegare? e quando una cosa non te la sai spiegare, vengono tanti pensieri maligni. Tornando al teorema ?se lo stolto sono gli artigiani, il dito ? la condizione dell?artigianato artistico, la luna ? la scuola dei mestieri, i poeti sono tutti quelli che con belle parole sono improvvisamente tornati a parlare d?artigianato artistico?io vi chiedo: che ?versi ?sono e dove vogliamo andare?
Alcune precisazioni: la mia firma e il mestiere che ancora mi ostino a fare non hanno nessun legame con quanto detto finora . Personalmente non nutro nessuna aspettativa e nessuna speranza?. consapevole che ? solo per un handicap di relazione e adattamento agli eventi che continuo a spendere denaro non mio per lavorare. Ho scritto solo perch? mi ? intollerabile vedere la ferita al dito e sentirmi dare ancora della stolta perch? non guardo la luna.

Pubblicato il: 20/11/2009

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