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Dopo il congresso, quali prospettive per il Partito democratico?

Mario Tiberi

E? ormai di dominio pubblico che Pierluigi Bersani ? il nuovo Segretario Nazionale del PD e, quindi, il Segretario di tutti noi, iscritti, simpatizzanti, elettori ed elettrici.

Proviamo ad ipotizzare gli scenari futuri, anche locali, di questa elezione; dell?impronta che il neosegretario vorr? dare all?idea di partito, del passo che sar? in grado di imprimere, delle incidenze e delle ripercussioni sulla tenuta o meno del quadro politico e istituzionale.

Nella sua prima dichiarazione ufficiale, sono emersi due temi estremamente qualificanti per un partito che si autodefinisce riformista e che punta ad essere forza popolare e di alternativa.

Per la verit?, e mi si perdoni l?immodestia, chi scrive ? da oltre un anno che professa in ogni occasione e circostanza la necessit? prioritaria di rendere effettivamente avvertibile da parte dell?opinione pubblica che il PD ?, nei fatti concreti, un partito alternativo e di popolo.

Per essere energia alternativa, oggi non ? pi? sufficiente redigere documenti contenenti mere proposizioni di principio non sempre comprensibili, dilungarsi in estenuanti filippiche che producono effetti contrari alle intenzioni, ritenersi migliori e non esserlo per carenza di attrezzatura umana e ideale. Una prorompente energia di cambiamento pu? venire sprigionata solo se si crede fermamente che una compiuta democrazia dell?alternanza trova le sue ragioni di vita nella pratica quotidiana del confronto tra visioni, diverse e distinte, della societ? e delle sue dinamiche evolutive. A chi governa spetta il compito di legiferare e di dare esecuzione alle leggi; a chi si oppone di proporre legislazioni coerenti con il proprio ruolo e pretenderne che su di esse si apra quantomeno il pi? ampio dibattito istituzionale. In sostanza, per essere alternanti bisogna necessariamente essere alternativi.

Predisporre, poi, gli strumenti per realizzare una efficace politica popolare non pu? significare pi? e soltanto rivolgere le proprie attenzioni ai ceti deboli ed estromessi, in tutto o in parte, dai circuiti economici e lavorativi: oggi le distinzioni tra le classi sociali diventano,ogni giorno che passa, sempre pi? sfumate e impercettibili tanto che nel popolo ci siamo tutti e popolare ? solo chi si fa carico di tenere a bada le spinte disgregatrici del tessuto unificante del popolo stesso.

Quello che mi verrebbe da prospettare ? un coraggioso salto di qualit?: le idee possono essere tutte valide, ma per farle divenire buone ci vogliono Uomini e Donne capaci di tale mutazione.

Allora agli stessi attori non deve essere affidato lo stesso spartito e lo stesso copione per pi? rappresentazioni: bionde o more, magri o grassi, alti o bassi, brizzolati o calvi, non fa differenza se non siete pi? in grado di garantire una dignitosa e proficua presenza sulla scena perch?, ?rebus sic stantibus?, a teatro non verr? pi? nessuno!. Il riferimento, con particolare riguardo alla realt? politica della Regione Umbria, ? volutamente intenzionale. E ad Orvieto?

Senza peccare di trionfalismo, il successo della mozione Marino ? sotto gli occhi di tutti per i suoi contenuti innovativi e democraticamente rivoluzionari; i grandi sconfitti, checch? ne dicano, sono risultati i sostenitori di Franceschini, non per la persona dell?ex Segretario, ma per le loro colpe e responsabilit?.

L?ex Sindaco e il suo modo di far politica, obsoleto, ambiguo, utilitarista, in una ?doroteo?, si sta avviando inesorabilmente verso un irreversibile declino e il primo gesto di vero rinnovamento sarebbe quello, da parte del PD orvietano, di prenderne atto con tutte le conseguenti ricadute.

Se per quanto detto e scritto, il Congresso servir? finalmente a fare chiarezza e ad offrirci la possibilit? di riprendere un cammino di iniziativa politica, seria, dinamica, propositiva, avulsa dalle logiche verticistiche e clientelari, radicata tra la gente e autenticamente popolare, allora non sar? stato vano ed inutile.

 

 

Pubblicato il: 31/10/2009

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