Archivio Orvietosi Archivio anni 2002-2012: CORSIVI
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'La libert? non ? star sopra un albero, non ? neanche il volo di un moscone, la libert? non ? uno spazio libero, libert? ? partecipazione'. Giorgio Gaber

Pier Luigi Leoni

Caro Direttore,

Fausto Cerulli, nel suo corsivo ?E? difficile governare se manca una dialettica effettiva? ha centrato ancora una volta il problema. E? proprio vero che lo ?Spirito soffia dove vuole?.

Non posso quindi che associarmi alle sue parole, con una sola distinzione: la sinistra ha molti esponenti, sia a livello nazionale che locale, di fronte ai quali mi levo tanto di cappello. Forse la penso cos? perch? la crisi della sinistra non mi delude, dal momento che la sinistra non  mi aveva mai illuso. Resta il fatto che una sinistra ci vuole e non pu? essere fatta a immagine e somiglianza della destra, altrimenti non sapremmo che farcene.

A sostegno dell?assunto ho ripescato un tuo articolo pubblicato dal nostro ?Comune Nuovo? nell?ottobre del 1980. Articolo che fu molto apprezzato da Araldo Forbicioni, apostolo di una orvietanit? buona  e intelligente.

?Nel momento in cui un cittadino decide di profondere il suo impegno in un incarico pubblico ? evidente, almeno in linea di principio, la sua volont? di contribuire attivamente alla crescita della comunit? in cui vive. Un proposito, quest?ultimo, che pu? essere realizzato, qualche volta, se si partecipa alla maggioranza, e che viene frustrato, sempre, se si ? minoranza. E? una prassi ormai saldamente consolidata che, indipendentemente dal programma e dalla capacit? e disponibilit? degli uomini, chi vince comanda e chi perde si oppone. E? il retaggio di un organizzazione animale fondata sulla forza, anche se di voti, che ci trasciniamo dietro e che abbiamo addirittura definito ?sistema democratico?. Certo ? necessario che qualcuno amministri: ma nel bene per la comunit?. E una comunit? ? composta da maggioranze e minoranze i cui bisogni vanno recepiti e concretizzati. L?anomalia del sistema consiste nel fatto che, nonostante ricercate e fumose differenziazioni, quasi sempre, nella pratica, maggioranza e minoranza, proprio perch? tutti costretti a interpretare le esigenze della ?gente?, vogliono raggiungere gli stessi fini e con mezzi pressoch? simili; questo soprattutto, con maggiore evidenza e senza alibi di carattere ideologico, nelle amministrazioni locali. Non intendo certo significare l?esaltazione dell?unanimismo, vuoto di contenuto e giustificato soltanto da operazioni di potere, ma dell?unanimit?, ?perfetta coincidenza delle opinioni all?interno di una comunit??. Se non esistono possibilit? di accordo ? ovvio che sia una maggioranza a decidere, ma senza predeterminazione, per una necessit? contingente e funzionale, non come sistema. L?unanimit? pu? non realizzarsi: ? necessario per? che sia ricercata, in buona fede, non per imporre agli altri i propri progetti, ma per confrontarli con quelli degli altri, nel tentativo di interpretare tutta la collettivit? e non soltanto una parte di essa. Niente di nuovo, certo. Per? tutto questo non avviene che raramente e a soffrine sono tutti, a Roma, a Milano, a Baschi, a Ficulle, a Orvieto. Che gli atteggiamenti di una maggioranza chiusa e di una minoranza irriducibile siano demenziali non ? soltanto una mia constatazione se in ogni assemblea, al momento delle dichiarazioni di principio, con un rituale scontato, la maggioranza dichiara la propria disponibilit? all?apporto della minoranza e questa, a sua volta, immancabilmente definisce il proprio ruolo come ?opposizione costruttiva?. Ma poi, subito dopo, senza nemmeno discutere un programma, la maggioranza elegge sindaco e assessori e la minoranza vota contro. E? un rito ridicolo celebrato nei giorni scorsi a Orvieto e in ogni altro  centro del comprensorio. Qualcuno, pi? sensibile di me al significato recondito di questa commedia stantia, dovrebbe spiegarmi perch?, specialmente a Orvieto, ma vale anche per ogni altro Comune, nessuno si ? fatto carico di ricercare la disponibilit? delle forze politiche disponibili su un progetto per la citt? e per il comprensorio. I problemi nuovi di un?industria insufficiente e in crisi e problemi vecchi di un?agricoltura difficile sono di fronte a noi e chiedono una soluzione immediata e unanime. Dove sono poi questi piani cos? differenti e inconciliabili temi come il turismo, il commercio, la viabilit?, l?artigianato, l?industria, l?agricoltura, l?organizzazione sanitaria? C?? mancanza di fantasia, malafede o soltanto conformisitico rispetto della parte assegnata? Intanto PCI e PSI continueranno a tracciare con la forza dei voti i loro disegni e la DC, sempre pi? frustrata, a ricercare la ?caduta? e l??errore?, nella speranza di gestire il dissenso e di guadagnare qualche manciata di voti. Credo che i momenti gravi che stiamo vivendo come Nazione e come comunit? locale dovrebbero suggerirci di dare un taglio a questa farsa avvilente in cui troppe intelligenze e slanci generosi, in tutto il comprensorio e in ogni partito, vengono mortificati. La soluzione gi? esiste, ? stata ampliamente pubblicizzata ma mai realizzata: si tratta ora di darle dei contenuti precisi  e dei contorni concreti. E? ?partecipazione? la parola magica: ma partecipazione al concepimento e alla gestazione dei progetti, non semplice informazione su scelte gi? operate; partecipazione, non gestione di poltrone. E? esclusivamente una questione di buona fede. E? una soluzione che sta in noi, semplice, ovvia, naturale per chi ha assunto un incarico pubblico nel bene della comunit?. Innaturale, impossibile per chi considera il potere come mezzo per difendere o conquistare posizioni personali o di parte. E il potere, per il raggiungimento di tali fini, meno ? partecipato e pi? ? utilizzabile elasticamente. Non sono queste affermazioni di principio, giuste forse ma non praticabili. Costituiscono invece il punto di partenza essenziale perch? una comunit? possa vivere in armonia, il fondamento di un impegno civile, la necessaria premessa per il successo della coesione sulla fazione, di ci? che unisce su ci? che divide.?

Pubblicato il: 10/10/2009

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