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Shoenberg, Berio ? e la psicanalisi

Adolfo Mazzoni

Nell? ambito del Festival Valentiniano,  organizzato dal M? Frajese e  in programma in questi giorni ad Orvieto, ho avuto  modo di partecipare  alla  conferenza-  seminario  ? La stecca del pianista: dissertazione tra musica e psicanalisi?, a cura del Dr. Antonio Bergami .

Non nascondo che le argomentazioni  emerse in quella sede , vertenti soprattutto sulla musica dodecafonica e le sue relazioni con la psicanalisi, hanno riportato alla mia memoria un? esperienza musicale di  molti anni fa. Credo fosse  la primavera del 1981 quando, durante una lezione di clarinetto con il M? Elio Palagi  (I? clarinetto nell? orchestra del ?Maggio musicale fiorentino? e docente al Conservatorio di Firenze), sentii parlare per la prima volta di dodecafonia e di ?sistema atonale?. Al tempo, devo ammettere,  l? argomento non suscit? in me particolari emozioni. Avevo ricevuto dal M? Dario Duranti l? educazione musicale di base  e con Palagi mi interessava    soprattutto    migliorare    la   tecnica    strumentale,   da   spendere   poi

nell? esecuzione del genere  che in quel momento apprezzavo maggiormente, il jazz .

Non molto tempo dopo venni a conoscenza del fatto che Luciano Berio, grande compositore d? avanguardia del Novecento, ritornato in Italia dopo una parentesi di attivit? artistica negli USA, aveva intenzione di fare delle sperimentazioni musicali riunendo ad Assisi   un   numero  considerevole  di  bande  musicali .  Ricordo  che  il

M?  Palagi  ebbe  allora  un    ruolo  fondamentale   nel    convincermi  a   partecipare

all? evento che, francamente, in quel momento non mi attirava pi? di tanto. Tuttavia, la classica ?sudditanza artistica? che normalmente lega  l? allievo al  maestro fin? col prevalere.

Cos?, unitomi agli amici della banda musicale ?Luigi Mancinelli? di Orvieto, partimmo alla volta di Assisi. Giunti nella citt? di San Francesco, lo sconcerto fu grande quando constatammo la presenza di una ventina di complessi musicali,  per un totale di circa un migliaio di strumentisti. Ci guardammo negli occhi come a dirci : ?Ma come far? Berio a dirigere tutta questa gente?  Senza contare che se qualcuno dovesse sbagliare neanche se ne accorgerebbe?. Non eravamo ancora riusciti a darci una risposta quando un collaboratore del M? Berio ci si avvicin? chiedendoci di intonare un do d? effetto. Poco dopo inizi?  l? esecuzione dei brani musicali previsti .

A  ventotto anni di distanza ricordo con assoluta lucidit?  lo sgomento che provai  al termine della prova  nel constatare che nessuno di noi era in grado di ripetere , nemmeno cantando (figuriamoci con uno strumento a fiato), ci? che aveva eseguito.

? Ma che modo di comporre  ? questo? ? pensai -  ? una musica senza melodia; inoltre neanche gli accordi sono riconoscibili!?

In quel momento, appena ventenne, pensai che non mi sarei pi? occupato di musica contemporanea. Eppure , quello con la musica atonale doveva essere  un appuntamento solo rimandato.

Oggi in effetti , da appassionato di storia della musica , pur prediligendo il  periodo classico e quello romantico  non disdegno di fare delle  saltuarie ?puntatine?  nella musica del Novecento, come ? accaduto ad esempio l? anno passato, quando ho avuto l? occasione di partecipare come corista all? esecuzione  de ?L? Arca di No?? del compositore britannico B. Britten ( egregiamente diretta dal M? Nello Catarcia).

Ritengo tuttavia  che la conferenza cui ho accennato nelle prime righe sia stata veramente illuminante per tutti i presenti che , come me, nutrissero eventualmente  qualche dubbio circa il fatto che la musica dodecafonica potesse mai avere un significativo ascendente  sui melomani tradizionalisti.

Nella musica di Shoenberg la gerarchia della sintassi musicale viene definitivamente dissolta e l? armonia  si trova ad essere ?sospesa?. Non a caso Shoenberg  preferisce parlare di sospensione della tonalit? , piuttosto che di atonalit?. Solo in un secondo momento, con l? invenzione della dodecafonia ( una tecnica compositiva   di dodici suoni in relazione soltanto con se stessi) venne elaborata una nuova gerarchia sintattica musicale. Shoenberg non amava  i condizionamenti imposti dal sistema di composizione tonale, basato a suo parere su una  logica eccessivamente  razionale. 

Il   mondo   che   interessava   al   compositore   austriaco,   come   agli    altri    artisti

dell? espressionismo musicale, era quello celato dietro la razionalit? e  che  si manifesta nell? inconscio.

? fuor di dubbio che la nuova musica (atonale), che prese una direzione netta verso la dodecafonia con Debussy, avrebbe messo l? ascoltatore nella condizione di dover modificare la propria condotta di ascolto.

Va da s?, infatti, che la musica di Debussy prima, ma successivamente anche quella di Stravinskij, Webern, Boulez e Berio, era destinata a coinvolgere l? ascoltatore in modo pi? astratto, proiettandolo in una realt? sonora alquanto diversa da quella offerta dalle composizioni dei secoli precedenti, rendendo cos? inutilizzabili  i tradizionali mezzi di analisi. Ed ? in questo contesto che la psicanalisi ci viene in aiuto. Lo stesso  Jung,  infatti,  riteneva  che  il  vecchio  modello  psichiatrico  andasse  rivisto, nell? ottica della nuova concezione del mondo ( anche a seguito della scoperta dell? inconscio collettivo).

Se la dodecafonia apre le porte alla musica dell? inconscio, l? atteggiamento pi? giusto di chi si pone all? ascolto di tale musica, visto che siamo in presenza di una  sospensione, sar?  quello di disporsi ad ?oscillare?: se infatti si ascolta la musica di Debussy si pu?  notare che raramente si possono scorgere dei motivi comunemente definiti ?cantabili? o ?orecchiabili?, ma solo dei  frammenti  che originano un senso di sospensione, di attesa,  creando un vuoto melodico che richiede a chi ascolta  la capacit? di saper stazionare nell? incertezza. L? ascolto diventa quindi un? avventura senza fine, con melodie non chiare, proprio perch? rimandano ad un significato nascosto che risiede  nel nostro inconscio.

Questo oscillare cui ho fatto riferimento corrisponde alla cosiddetta ?attenzione fluttuante?  presente nella psicanalisi di Freud: l? ascoltatore - come lo psicanalista- deve morire un po? a se stesso, sospendendo volontariamente la propria incredulit? rispetto a ci? che sta accadendo ed aprendosi quindi al vuoto compreso nel luogo dell? oscillare.

Ecco, dunque, che la psicanalisi pu? offrire  un contributo fondamentale per la comprensione della musica dodecafonica  e  di quella contemporanea in genere, fornendo ad ogni appassionato uno strumento essenziale per l? apprezzamento di  gran parte delle composizioni musicali del Novecento, comprese quelle di Luciano Berio.

 

Pubblicato il: 05/10/2009

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