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QUELLA VOLTA DI TERZANI A ORVIETO...

Carlo Mazzoni

A volte un'immagine pu? esiliarti dalla realt?, o forse pu? fartene vedere
il succo pi? profondo.
E' capitato qualche sera fa, quando parlando con degli amici di fronte al palazzo dei Sette della imminente manifestazione di Roma per la libert? di stampa , poi rinviata per i tragici fatti di Kabul, la mia attenzione si ? focalizzata su un manifesto dove il faccione sorridente e intenso di Tiziano Terzani campeggiava.
Si pubblicizzava  l'interessante iniziativa che apre l'annuale edizione di VENTI  ASCENSIONALI,  in omaggio appunto al grande giornalista scomparso, che prevede uno spettacolo di musica, immagini  ed emozioni  alla presenza della moglie Angela.
E cos? il ricordo ? andato  a una giornata di tanti anni fa,credo fosse febbraio 2002,  quando in occasione dell'iniziativa del "libro parlante" ( che ha visto arrivare  ad Orvieto scrittori del calibro di S?pulveda, Coelho, Camilleri e tanti altri) , ospite d'onore era appunto Il grande inviato reporter fiorentino.
Terzani, che era gi? stato  a Orvieto qualche anno prima in occasione del pi? istituzionale  premio Barzini, ci regal? o perlomeno mi regal? un qualcosa di veramente indimenticabile.
Con  gli abiti, ma soprattutto il carisma del grande guru ( e lo dico nel senso positivo del termine), ma soprattutto con la voglia di far ragionare e non ammorbare di chiacchiere  il grande pubblico che riempiva la Sala dei Quattrocento, ci delizi?  di agomentazioni semplici e profonde,ci stup? e divert?, ci commosse  e ci regal? una energia nuova e diversa.
Ricordo che uscii da quell'incontro veramente arricchito e coinvolto, forse perch? i temi trattati , raccontati da un mio idolo di sempre, non potevano che risvegliare in me una peraltro mai sopita voglia di mettere in discussione  dogmi vecchi e stantii.
Ma di cosa parl?, quella sera , Tiziano Terzani?
Era venuto a presentare "LETTERE CONTRO LA GUERRA".
Ricordo che si era all'indomani dell'11 settembre,  e Tiziano in quel libro, apertamente in risposta al guerrafondaio "La rabbia e l'orgoglio" della sua collega, toscanaccia come lui, Oriana Fallaci, lanciava un profondo,  intenso e ragionato messaggio pacifista.
Forse chi mi sta leggendo non si rende conto, cosa significasse, nel contesto
di quei mesi carichi di rabbia, facile populismo bellicoso, e aperta intolleranza verso tutto quello che odorasse di "arabo" , anciare un siffatto  messaggio di pace.
Diventava quasi un qualcosa di inquietante.
Eppure, quando  Terzani invit? la gente a ragionare sulla barbarie della guerra, sul non ritorno dell'"occhio per occhio"  e sull'invito che ,apparentemente in maniera ingenua, in realt? con una forza intensiva e con un ragionamento profondo, faceva all'America di dimostrarsi coraggiosa e forte e raccogliere  il dramma vissuto come un invito a cambiare rotta e lanciare , da
grande democrazia un messaggio di pace e di non violenza, beh, sicuramente se  molti avranno pensato che era impazzito, in realt? tanti altri, e sicuramente il sottoscritto, hanno provato l'emozione che solo certe parole dette da poche
persone possono ottenere.
Anche perch? il signore che stava parlando, non era , come scherz? anche lui, un grande giornalista uscito si senno (" cos? ensano tanti miei grandi colleghi, anche di  Repubblica e Corriere, pazzo  o tuttalpi? utopista!", rideva), ma un uomo che aveva vissuto per pi? di trenta anni in Oriente, che da inviato aveva visto la caduta di Saigon,  era stato espulso dalla  Cina di Mao
per attivit? controrivoluzionaria, aveva visto la caduta dell'impero sovietico,  era stato ad un passo da essere fucilato dai khmer rossi...e poi in un secondo tempo aveva voluto, dopo tanti orrori, vedere e conoscere in
profondit?. le culture , le ricchezze delle civilt? indiane , thailandesi, cinesi .... per andare infine , in profondit? su s? stesso e conoscersi, arricchirsi, migliorarsi....
Quel giorno  a Orvieto era venuto  a parlare di pace, ma soprattutto  a raccontarci come si pu? cambiare lavorando su s? stessi e guardando  all'altro, al diverso, come  a un qualcuno che pu? solo arricchirti.
Quella fu la prima e ultima volta che vidi Tiziano Terzani. Ma da allora molto di lui ? rimasto nella mia coscienza.
Dopo, gli ultimi anni, di lui si parl? soprattutto del male che lo aveva colpito, degli ultimi tempi passati da solo, ma in grande serenit?, in un casolare sul Tibet.
E poi gli ultimi giorni nella sua campagna toscana. cos?, quando l'altra sera sono poi rientrato al presente,  e mi sono
ritrovato con i miei amici al Palazzo dei Sette a parlare di libera informazione e di morti ammazzati  in Afghanistan  da una stupida guerra, mi ? venuto da pensare che in fondo non a caso il mio sguardo era caduto sul faccione di Tiziano, e che forse non era un caso che lui fosse l? in quel momento.
Perch? se si parla di stampa libera, lui era il pi? libero dei giornalisti, perch? era il pi? libero degli uomini.
E se si parla di guerra e di morti, non pu? che rivenire in mente il grande messaggio di pace che ci dette quel giorno.

E penso con tristezza che se chi doveva lo avesse ascoltato, oggi quei ragazzi, invece di andare a morire in  Afghanistan in nome di una presunta "missione di pace" , oggi forse se ne sarebbero stati l?, con noi  e con lui,  e sicuramente il viso di Tiziano  sarebbe scoppiato in una fragorosa

risata liberatoria.

Pubblicato il: 19/09/2009

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