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A proposito di farmacia

Pier Luigi Leoni

Sono un cliente fedele della farmacia comunale di Orvieto. Anche se poco redditizio, ringraziando Dio. Mi ci trovo a mio agio perch?, quando entro, penso che un pezzettino ? mio, compresi i debiti. E poi sono stato sempre dell?opinione che sia indispensabile la coesistenza di servizi gestiti dagli enti pubblici (dove la socialit? deve stare in primo piano, pur arricchita da elementi di managerialit?) e servizi gestiti da soggetti privati (dove sta in primo piano il profitto, ma sempre compatibilmente con  l?utilit? sociale). Lo penso per le farmacie, cos? come per le scuole, gli ospedali ecc.

E? ben vero che le farmacie comunali storicamente nacquero per la somministrazione di medicinali agli iscritti nell?elenco dei poveri. Infatti le medicine necessarie a chi era senza mutua e indigente erano a carico del Comune, che si serviva di farmacie private, alle quali rimborsava i medicinali. Ma i Comuni potevano istituire proprie farmacie acquistando direttamente all?ingrosso i medicinali.

La diffusione delle casse mutue e infine il servizio sanitario nazionale hanno vanificato il primitivo scopo delle farmacie comunali, ma molte di esse sono rimaste.

La permanenza di una farmacia comunale pu? quindi giustificarsi solo se essa ? gestita oculatamente e se rinnova il proprio scopo sociale.

Per quanto riguarda la gestione economica, l?esperienza dimostra che la maggior parte delle farmacie comunali vanno in deficit e si deve venderle o cederle in gestione al personale. Infatti sono molte le farmacie comunali che ogni anno fanno quella fine e sono poche quelle che vengono istituite. Ma vi sono anche farmacie comunali che vanno bene.

Per quanto riguarda il nuovo scopo sociale, la farmacia comunale dovrebbe, a mio avviso, svolgere un ruolo primario nell?educazione della popolazione alla conoscenza e all?uso dei farmaci. Per quanto riguarda gli altri prodotti, come i cosmetici, gli strumenti per l?igiene personale ecc., la farmacia comunale dovrebbe informare la popolazione sulla loro effettiva utilit? e agire da calmiere dei prezzi: dov?? sono in ballo la vanit? e l?illusione dell?eterna giovinezza ? troppo facile speculare.

Per quanto riguarda la farmacia comunale di Orvieto, siamo a un punto di svolta. O si adegua rapidamente alle esigenze sociali ed economiche, o ? meglio venderla. Tanto pi? che i chiari di luna ai quali ci hanno portato dieci anni di follia amministrativa non consentono il puntellamento dei rami secchi.

Non mi sembra giusto sottoporre a un processo giornalistico gli amministratori  e il personale della farmacia, ma alcune considerazioni mi sento in dovere di farle, anche perch?, come dice San Paolo, non voglio che il peccatore muoia, ma che converta e viva.

La farmacia ? stata rimessa in pareggio, ma non basta. C?? una frase nella difesa d?ufficio di Gilberto Settimi pubblicata da Orvietos? che suona come un battere cassa: ? Il Consiglio di Amministrazione, valutando dunque positivamente i risultati raggiunti, sottolinea che nella relazione al bilancio ha presentato ulteriori e concrete proposte di rilancio e sviluppo dell?Azienda Speciale, specificatamente volte al superamento dei limiti strutturali che da sempre ne condizionano il funzionamento?. Bene, ma ogni investimento dovr? rientrare.

Fino agli anni ottanta del secolo scorso il consiglio di gestione della farmacia comunale era presieduto, per tradizione, da un socialista. Nessuno prendeva una lira. Poi divent? presidente un socialista di nuova generazione e cominci? l?era degli amministratori pagati.

Sono passati gli anni, tutte le farmacie di Orvieto  se la passano bene tranne quella comunale.

I socialisti disinteressati sono tutti morti?

Pubblicato il: 20/08/2009

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